25/10/2017

La rosolia

Molti la credono una malattia scomparsa. Invece, non è affatto così: ancora oggi nel nostro Paese si registrano parecchi casi di rosolia, nei bambini, ma non solo. Ecco perché è bene sapere cos’è la rosolia.

Di che cosa si tratta

La rosolia è una malattia infettiva che tipicamente interessa i bambini tra i 6 e i 12 anni. Insieme a morbillo, varicella, scarlattina, quinta e sesta malattia, infatti, costituisce il gruppo delle malattie esantematiche infantili, che si manifestano quasi sempre durante l’infanzia.

Il responsabile della rosolia è un virus del genere Rubivirus, della famiglia dei Togaviridae.

Una volta acquisita, la rosolia dà un’immunizzazione definitiva. Ciò significa che non ci si ammala più.

La modalità di trasmissione

Il virus responsabile della malattia si trasmette principalmente attraverso le gocce di saliva emesse da una persona infetta quando parla o starnutisce oppure tramite il contatto diretto con le sue secrezioni nasofaringee.

Il periodo di massima contagiosità va da una settimana prima della comparsa dell’esantema cutaneo fino a cinque-sei giorni dopo.

Nel caso di neonato colpito da infezione durante la gravidanza, però, il periodo di contagio può durare anche mesi.

Come si manifesta

La malattia ha un’incubazione di due-tre settimane. Trascorso questo periodo, inizia a manifestarsi con sintomi che possono comparire in associazione oppure da soli e che durano mediamente dai cinque ai dieci giorni.

I più comuni? Un rialzo febbrile, in genere non particolarmente elevato; mal di testa; arrossamento e lacrimazione degli occhi; dolori articolari; difficoltà respiratorie; leggeri gonfiori dei linfonodi alla base della nuca, sul retro del collo e dietro le orecchie; piccole macchie rosa che interessano prima la zona dietro le orecchie, poi la fronte e infine tutto il corpo e che durano due – tre giorni.

Sebbene sia una malattia esantematica, dunque, la rosolia non sempre si manifesta con la comparsa di eruzioni cutanee. Addirittura, in alcuni casi non si manifesta affatto: occorre sapere che nel 20-50% delle persone causa sintomi talmente lievi da passare addirittura inosservata.

Le possibili complicanze

Raramente la rosolia causa complicazioni: se il bambino è sano, ha quasi sempre un decorso tranquillo e sereno.

Nell’adulto, invece, può aumentare il rischio di infezioni al cervello, ma comunque in un numero limitatissimo di casi.

Tuttavia, diventa molto pericolosa se contratta da una donna in gravidanza. Infatti, se viene trasmessa al feto, può aumentare il rischio di aborti, di morte intrauterina e di malattie importanti (per lo più a carico del sistema nervoso centrale, ma anche malattie cardiache, cecità, sordità e malformazioni di vario tipo).

Il pericolo è maggiore nelle prime fasi della gestazione: nelle prime 11 settimane, il rischio di trasmissione della malattia dalla mamma al feto è del 90% e il rischio che il feto sviluppi delle conseguenze severe è del 50%.

Più passa il tempo, più i pericoli di danno fetale diminuiscono: il rischio di malattia si abbassa progressivamente, per annullarsi quando il virus è trasmesso dalla madre al feto dopo le 17-18 settimane di gestazione.

Il rischio di trasmissione dopo le 20-25 settimane di gestazione è del 20-25% e aumenta nuovamente verso la fine della gravidanza, ma il rischio di malattia fetale rimane sempre nullo.

Le cure

I sintomi tendono a risolversi spontaneamente nell’arco di qualche giorno, per cui non servono terapie particolari.

Tuttavia, in caso di manifestazioni intense, il pediatra può prescrivere dei farmaci sintomatici, utili per tenere sotto controllo il fastidio, come antipiretici contro la febbre e colliri per gli occhi.

Se le macchie danno prurito, per dare un po’ di sollievo si può praticare un bagno lenitivo e somministrare preparati antistaminici.

Il vaccino

Proteggersi dalla rosolia non è affatto facile. La persona non immune dovrebbe evitare il più possibile i contatti con i bambini piccoli e gli ambienti chiusi molto affollati. Anche in questo modo, comunque, non avrebbe la certezza di non infettarsi.

Il modo più efficace per non correre rischi è ricorrere alla vaccinazione. Contro la rosolia, infatti, esiste un vaccino efficace. Si tratta del vaccino combinato Mpr, che protegge da tre malattie: morbillo, parotite e rosolia. Prevede due dosi: la prima fra l’13° e il 15° mese e la seconda a cinque-sei anni. Non in tutte le regioni comunque è offerto in modo attivo e gratuito.

Il vaccino, oltre che per i nuovi nati, è altamente raccomandato alle giovani donne che non lo hanno ricevuto da piccole e non sono immuni alla malattia: infatti, potrebbero infettarsi/ammalarsi in qualsiasi momento, anche nel corso di un’eventuale gravidanza, esponendo il feto a gravi rischi.

Il vaccino antirosolia esiste anche in versione tetravalente Mprv, combinato con i vaccini contro morbillo, parotite e varicella.

Il rubeo test

Le donne che hanno in programma una gravidanza, per capire se sono immuni o meno alla malattia, dovrebbero sottoporsi al rubeo test: una semplice analisi del sangue che ricerca la presenza degli anticorpi contro il virus della rosolia.

Se l’esame è positivo significa che la persona è protetta, se è negativo, invece, significa che non ha sviluppato anticorpi contro il virus e non è protetta e, quindi, che può infettarsi/ammalarsi in qualsiasi momento, anche nel corso di un’eventuale gravidanza.

In quest’ultimo caso, è altamente consigliato che la donna si sottoponga alla vaccinazione preventiva. In tal modo, ha la certezza di non esporsi al contagio nel corso dei nove mesi. Dopo la vaccinazione anti-rosolia occorre aspettare un mese prima di cercare una gravidanza.