18/09/2020

Radiografia di esofago-stomaco-duodeno con contrasto

La radiografia di esofago-stomaco-duodeno, che rappresentano la parte superiore dell’apparato digerente,  è l’esame diagnostico che permette di indagare sulla morfologia (forma) di questi organi e talvolta di avere alcune informazioni sul loro malfunzionamento.
Si  avvale dell’impiego delle radiazioni ionizzanti (raggi X) e di un mezzo di contrasto da assumere per bocca. Il mezzo di contrasto utilizzato è il bario, una sostanza inerte, cioè priva di qualunque effetto quando transita lungo il tratto superiore dell’apparato digerente.
Può provocare danni se raggiunge il peritoneo (membrana di rivestimento dell’intestino) come può accadere nel caso in cui il duodeno sia perforato. Infatti, quando vi è questo sospetto si utilizza un altro mezzo di contrasto, il gastrographin, che non è dannoso per il peritoneo.

A cosa serve

Vi si ricorre ogni volta che si rende necessario valutare da ogni punto di vista le condizioni di esofago, stomaco, duodeno per escludere la presenza di tumori, stenosi (restringimenti), diverticoli, ulcere.
È prescritto in vista di interventi di chirurgia bariatrica (per controllare l’obesità), come per esempio il bendaggio gastrico.

Chi non può farlo

È controindicato in gravidanza, come del resto tutti gli esami che si avvalgono di radiazioni ionizzanti. Non può essere effettuato in modo completo su persone non in grado di collaborare, perché colpite da una malattia cerebrale degenerativa (per esempio, Alzheimer) oppure perché non possono stare in piedi o cambiare posizione autonomamente da sdraiate. In questi casi l’indagine può prendere in considerazione solo il passaggio del mezzo di contrasto e non la sua distribuzione.
Non possono assumere il bario, che è il mezzo di contrasto normalmente impiegato, le persone con occlusione o perforazione gastrointestinale, ma in questo caso il medico, come già visto, può prendere in considerazione l’impiego di un mezzo di contrasto alternativo.

Come si svolge

Il paziente si spoglia e a indossa un camice leggero fornito dalla struttura sanitaria, quindi assume il mezzo di contrasto: si tratta di bere mezzo bicchiere d’acqua (100 ml) in cui è disciolto il bario. A volte si dà un secondo mezzo di contrasto, sempre da assumere per bocca, a base di bicarbonato, in quanto può migliorare la raccolta delle immagini.
L’esame inizia con un’iniezione per endovena di una medicina antispastica, utile per rilassare i muscoli e favorire la distensione degli organi interni.
La persona è quindi fatta sdraiare sul lettino radiologico e invitata a ruotare su se stessa alcune volte, perché in questo modo si consente al bario di aderire alle pareti degli organi da visualizzare. 
Il paziente dovrà poi cambiare posizione, mentre l’apparecchiatura esegue gli scatti radiologici. Più precisamente, dovrà mettersi a pancia in su, a pancia in giù e in piedi, stando immobile e trattenendo il respiro per qualche secondo per consentire lo scatto fotografico.

Quanto dura

La durata della è mediamente di 15-20 minuti. È comunque influenzata dal grado di collaborazione della persona esaminata.

Provoca fastidio?

Il fastidio è modesto: è legato alla necessità di assumere il bario e all’iniezione endovenosa.

Come prepararsi

Il giorno prima dell’esame è necessario seguire un’alimentazione leggera.
Dalla sera precedente si deve stare a digiuno assoluto e non si può bere. È vietato anche fumare. La persona deve togliere tutti gli accessori (compresi gli occhiali) e spogliarsi.

Cosa fare dopo

Dopo l’esame la persona può riprendere le normali attività, anche se si ritiene prudente che non guidi nelle 3-4 ore successive. Nei giorni successivi all’esame le feci appaiono biancastre, per la ovvia presenza del bario al loro interno.