16/10/2017

Le extrasistoli

Si calcola che circa l’80% delle persone sane soffra, occasionalmente, di extrasistoli, cioè di battiti anomali del cuore, la forma di aritmia più comune. Nella maggior parte dei casi, quindi, non si tratta di un disturbo preoccupante: può dipendere da una forte emozione, da un abuso di caffeina o da una causa sconosciuta, ma non pericolosa. Tuttavia, l’extrasistole può essere anche legata a una malattia cardiaca: in questi casi la situazione è più complicata.

Di che cosa si tratta

Per extrasistole si intende un battito cardiaco anomalo sia per sede sia per tempo di insorgenza.

La contrazione, infatti, non ha origine dal nodo del seno, ma si verifica in altre zone del cuore: queste ultime si contraggono prima che arrivi l’impulso originato dal nodo del seno, di conseguenza il cuore fa un battito anticipato rispetto al ritmo sinusale. Per questo si parla anche di tempo di comparsa anomalo: l’extrasistole interrompe il normale ritmo cardiaco.

In base alla sede di comparsa si distinguono due diversi tipi di extrasistole:

  1. extrasistoli atriali, che nascono nell’atrio, ma non a livello del nodo del seno. Sono le meno pericolose: la presenza del “filtro” costituito dal nodo atrio-ventricolare fa sì che non subentrino aumenti eccessivi della frequenza cardiaca;
  2. extrasistoli ventricolari, che nascono nel ventricolo. Sono più pericolose, perché, in soggetti predisposti o con serie malattie di cuore, possono generare aritmie ventricolari complesse e potenzialmente pericolose.

L’extrasistole può essere isolata oppure comparire in serie. Nel primo caso il battito extrasistolico risulta anticipato rispetto al ritmo normale ed è seguito da una pausa più lunga del normale prima del nuovo battito regolare.

Nel secondo caso i battiti extrasistolici possono verificarsi di seguito, dando luogo a un ritmo diverso da quello normale (avente in genere una frequenza più alta) o alternarsi ai battiti sinusali.

Le cause

Molte volte l’extrasistole è idiopatica, cioè non ha origine da una causa ben precisa.

Può verificarsi, quindi, in una persona completamente sana. In questi casi non dà luogo a condizioni pericolose, ma solo eventualmente a disturbi soggettivi.

In altri casi la causa è conosciuta e può essere di tipo cardiaco oppure di tipo extracardiaco.

Fra le cause cardiache ci sono varie malattie del cuore, come infarto, ischemia cardiaca, ingrandimento del cuore o scompenso cardiaco.

In queste situazioni, l’extrasistole può originare nella parte del cuore colpita dalla malattia.

Le cause extracardiache sono rappresentate da malattie a carico di altri organi, come gastriti o altri disturbi dell’apparato gastrointestinale (per esempio l’ulcera) che, per una serie di meccanismi ancora poco chiari, si “riflettono” sul cuore causando irregolarità del battito.

Anche le malattie della tiroide, soprattutto l’ipertiroidismo (caratterizzato da un’attività eccessiva della ghiandola tiroide) possono essere causa indiretta di extrasistoli, così come un livello insufficiente di potassio nel sangue.

I fattori di rischio

Oltre alle cause che abbiamo elencato, ci sono alcuni fattori di rischio che possono predisporre la persona alla comparsa di extrasistoli:

l’abuso di caffè: la caffeina è una sostanza che può aumentare l’eccitabilità delle cellule del cuore, inducendole ad avviare un impulso di contrazione anomalo e anticipato;

il fumo: anche la nicotina delle sigarette è una sostanza molto eccitante che potrebbe scatenare extrasistoli;

lo stress: una forte emozione, una condizione di ansia, un periodo ricco di tensioni, sono tutte condizioni che possono favorire l’insorgenza di extrasistoli. Causano, infatti, un prevalere

del sistema nervoso simpatico (sistema che accelera il battito cardiaco) su quello vagale (sistema che rallenta il battito cardiaco), aumentando la produzione di catecolamine, come l’adrenalina, responsabili dell’aumento della frequenza cardiaca;

l’uso di stupefacenti: sostanze come la cocaina hanno un effetto eccitante sulle cellule cardiache.

I sintomi

Le extrasistoli sono spesso asintomatiche, tanto che la persona non si accorge di nulla. Quando sono molto numerose, tuttavia, si può avvertire una sensazione di palpitazioni o “cardiopalmo” (sensazione di avere il cuore in gola).

Se le extrasistoli sono poco numerose, ma sono di origine ventricolare, la persona può avvertire un battito mancante a livello del polso. Più che l’extrasistole vera e propria, quindi, avverte la mancanza dell’effetto “pompa” del cuore che, a causa della comparsa precoce della contrazione, non ha avuto il tempo di riempirsi di sangue.

Quando le extrasistoli si succedono con frequenza (capita comunque raramente) i sintomi possono essere più intensi. Se le extrasistoli (specialmente se sono ventricolari) compaiono con frequenza e sono ripetitive come nella cosiddetta “tachicardia ventricolare”, possono subentrare sintomi fino alle vertigini e alla perdita di conoscenza. In questo caso, infatti, il cuore non ha avuto il tempo di riempirsi adeguatamente di sangue e, quindi, ne pompa una quantità insufficiente (se il cervello non riceve abbastanza sangue può dar luogo a vertigini e svenimento).

Le cure

Naturalmente prima di stabilire la cura, è necessario chiarire la causa: se le extrasistoli dipendono da malattie ben precise, è fondamentale curare queste ultime.

Se le extrasistoli compaiono in una persona sana che non soffre di malattie cardiache, in genere, non bisogna preoccuparsi. Si tratta, infatti, di forme benigne che non comportano rischi per la salute, soprattutto se sono isolate o poco frequenti, non si verifica nessun problema. In questi casi, non serve una cura.

Solo se la extrasistoli sono vissute come molto fastidiose e interferiscono con lo svolgimento delle normali attività, è necessaria una cura. In questo caso il medico prescrive farmaci antiaritmici (come flecainide, propafenone, sotalolo e amiodarone) che regolarizzano il battito cardiaco.

Si tratta di compresse da prendere per bocca una volta al giorno per lunghi periodi di tempo, anche per anni (è comunque il medico a stabilire le modalità della cura).

In caso di malattie cardiache

Le extrasistoli diventano pericolose se compaiono in una persona che soffre di malattie cardiache. In questo caso, infatti, sono un indicatore di prognosi negativa e possono compromettere la qualità della vita.

In tali situazioni stabilire la cura non è facile. In genere si cerca di evitare il più possibile il ricorso ai farmaci antiaritmici che, in presenza di malattie cardiache, possono aumentare la mortalità per altre cause. Per questo gli specialisti ricorrono a cure che possano tenere sotto controllo la salute generale del cuore, come quelle a base di betabloccanti e statine:

i betabloccanti (tipo metoprololo, atenololo) diminuiscono l’eccitabilità, la frequenza e la forza di contrazione del cuore, regolando il battito cardiaco e il consumo di ossigeno;

le statine (come fluvastatina, simvastatina, pravastatina, rosuvastatina e atorvastatina) abbassano i livelli di colesterolo cattivo nel sangue (che può ostruire le arterie).

Naturalmente la cura (durata, modalità e tempi di somministrazioni) va decisa dallo specialista in base alla situazione.