16/10/2017

Gli esami diagnostici

In presenza di manifestazioni anomale, è bene rivolgersi al proprio medico (o al pronto soccorso nelle emergenze). In genere, la valutazione si basa sull’anamnesi, un colloquio con il paziente per conoscere suoi sintomi e la sua storia clinica personale e famigliare, e sulla visita (auscultazione di cuore e polmoni e misurazione della pressione).

Il medico prescrive anche degli accertamenti utili per indagare la presenza di eventuali fattori di rischio, come i livelli di colesterolo e di glicemia nel sangue. Inoltre, se lo ritiene necessario, indirizza la persona da uno specialista cardiologo. Ecco le indagini più utilizzate per la diagnosi di malattie cardiache.

Le analisi del sangue

Gli esami del sangue, con la rilevazione di eventuali parametri specifici, sono importanti per avere un quadro generale della salute del cuore. Se i valori sono nella norma è un segno rassicurante. Ecco i principali parametri utili da analizzare.

– La proteina C-reattiva, una sostanza prodotta dal fegato e indice di infiammazione: se è elevata è segnale di infiammazione in qualche zona del corpo, cuore compreso.
– Il fibrinogeno: è un segnale importante per quanto riguarda soprattutto l’infarto o l’ictus: indica infatti la tendenza del sangue a coagulare troppo.

– Il colesterolo: è un grasso naturale presente nel sangue che però, se in eccesso, può provocare problemi cardiovascolari. Il colesterolo totale dovrebbe essere inferiore a 200 milligrammi per decilitro (mg/dL) o 5,2 millimoli per litro (mmol/L) in una persona sana. Quando si misura il colesterolo vanno valutati anche i valori di colesterolo Ldl (“cattivo”) e colesterolo Hdl (“buono”).
– I trigliceridi: sono grassi che possono contribuire alla formazione delle placche aterosclerotiche.

– I peptidi natriuretici: si tratta di proteine prodotte dal cuore e dai vasi sanguigni, che possono aumentare in presenza di un forte dolore toracico recente, come l’angina, o dopo un attacco di cuore.

In caso di infarto

Nella cardiopatia ischemica acuta è molto importante il dosaggio di alcune sostanze che, se superano i limiti, indicano una sofferenza o una necrosi delle cellule muscolari cardiache.
– La troponina, utile nella diagnosi di infarto miocardico acuto-subacuto.

– Alcuni enzimi cardio-specifici, da dosare nel sospetto di infarto-ischemia.
Si deve ricordare che ci sono altri valori indicativi per la salute del cuore, che di volta in volta il medico può prescrivere per avere un quadro più chiaro di ogni situazione.

L’elettrocardiogramma

Si tratta di un grafico che riproduce l’attività elettrica del cuore. Per eseguirlo si applicano degli elettrodi (placchette metalliche sensibili alla corrente) alle braccia (due), alle gambe (due) e al petto (sei).

L’elettrocardiogramma (Ecg) fornisce moltissime informazioni sul cuore e sulla sua attività, e può far nascere un sospetto. In particolare, è possibile che ci sia qualcosa che non va nel caso si registrino alterazioni del ritmo, anormalità della conduzione elettrica atrio-ventricolare o deviazioni dell’asse cardiaco.

L’elettrocardiogramma sotto sforzo

Questo esame serve a registrare il tracciato elettrocardiografico durante l’esercizio fisico, per rilevare anomalie che appaiono solo in condizioni di sforzo. La persona, alla quale sono stati applicati una serie di elettrodi sul petto, viene invitata a correre su un tapis roulant o a pedalare su una cyclette. L’esame viene ripetuto più volte, prima, durante e dopo l’esercizio fisico. In questo modo lo specialista può capire se il cuore è a rischio di infarto, oltre che di aritmie.

Si tratta di un’indagine consigliata alle persone che soffrono di problemi cardiovascolari o che sono considerate a rischio, per lo stile di vita o la presenza di altri disturbi.

L’ecocardiogramma

È la metodica diagnostica più utilizzata e permette di visualizzare l’anatomia del cuore. Per ottenere le immagini si utilizza l’energia di un fascio di ultrasuoni (suoni con frequenze elevatissime e non udibili dall’orecchio umano) che vengono emessi da particolari sonde. Gli ultrasuoni sono diretti verso le strutture cardiache e vengono poi trasformati in immagini da appositi monitor.

L’ecocardiogramma permette una valutazione accurata delle dimensioni interne delle cavità cardiache, dello spessore e della cinetica (cioè del movimento) della parete e della funzione di pompa, cioè del meccanismo con cui il cuore immette il sangue in circolo.

Per una migliore precisione, è possibile effettuare l’ecocardiogramma transesofageo: in pratica viene introdotta una sonda attraverso l’esofago. L’esofago è l’organo che connette la bocca con lo stomaco e passa proprio dietro al cuore, in una posizione quindi che consente di “vedere” il cuore da vicino, senza interferenze. Questo tipo di esame consente di visualizzare anche il setto interatriale.

L’ecodoppler

L’ecodoppler è un esame non invasivo che viene utilizzato per analizzare la velocità e la direzione del flusso sanguigno e l’anatomia dei vasi di una zona.

Si basa sull’utilizzo di una sonda, che abbina la visualizzazione di un vaso all’ascolto del flusso di sangue che scorre al suo interno: in base ai suoni captati, si può stabilire la presenza o assenza di problemi (per esempio, un suono debole o assente indica la presenza di occlusioni).

Nei pazienti ipercolesterolemici è particolarmente utile l’ecodoppler dei tronchi sovraortici, che prende in considerazione le principali arterie di afflusso cerebrale.

Il doppler dei vasi transcranici può essere associato all’uso di un mezzo di contrasto (di solito acqua fisiologica salina agitata, ma anche eparina o altri mezzi di contrasto ecoriflettenti), che consente di evidenziare e “contare” il numero di microbolle o microcoaguli eventualmente presenti.

L’ecocardiografia trans-esofagea

È un sistema diagnostico che consiste nell’introdurre nell’esofago una piccolissima sonda capace di emettere ultrasuoni. Questi raggiungono l’organo e in parte vengono assorbiti, in parte rimbalzano e tornano indietro. Il principio è in parte simile a quello dell’ecoscandaglio, il sistema che viene utilizzato dalle navi per individuare i bassi fondali e gli ostacoli sul fondo del mare.
Questi cosiddetti “ultrasuoni di ritorno” vengono registrati dall’apparecchiatura a cui è collegata la sonda e rielaborati da un software sofisticato, che li trasforma in immagini.
In questo modo è possibile studiare la struttura del cuore, delle valvole e dei vasi sanguigni, scoprendone le eventuali anomalie.

A differenza della normale ecocardiografia, però, il procedimento avviene per via transesofagea, cioè attraverso l’esofago, il canale che collega la bocca allo stomaco e che è anatomicamente molto vicino al cuore.

In pratica, la sonda, di dimensioni molto ridotte, viene introdotta attraverso il cavo orale e passando dall’esofago arriva all’altezza del cuore. La vicinanza tra il cuore e l’esofago permette di visualizzare anche piccole anomalie cardiache con altissima precisione.
Gli apparecchi di ultima generazione permettono la rielaborazione delle immagini in tre dimensioni, cosa che assicura una ulteriore precisione e verosimiglianza con le strutture interne esaminate.

L’indagine non è dolorosa, ma solo fastidiosa. Prima di effettuarla, è necessario stare a digiuno per qualche ora. Si pratica una leggera sedazione e, se la persona è particolarmente ansiosa, viene somministrata una dose di tranquillante.

L’Holter

Se il medico sospetta che alla base della malattia cardiaca ci siano oscillazioni importanti della pressione può richiedere l’Holter (ecocardiogramma dinamico secondo Holter) pressorio, chiamato anche monitoraggio non invasivo della pressione arteriosa delle 24 ore.

Si tratta di un test non invasivo e indolore che permette di registrare 24 ore su 24 la pressione arteriosa. Al paziente viene consegnato l’Holter, una piccola scatola che contiene un registratore a batteria che dovrà essere portata addosso per un’intera giornata. La scatola è alloggiata in una borsetta, posta in genere nella cinta o a tracolla, ed è collegata a un compressore e a un manicotto a bracciale. L’apparecchio misura automaticamente la pressione ogni 20 minuti di giorno e ogni 30 minuti di notte.

Trascorse le 24 ore, la persona torna in ospedale per togliere l’apparecchio: il medico potrà così analizzare i dati registrati per determinare una diagnosi.

La tecnica Holter si può applicare anche all’elettrocardiogramma, collegando un registratore a degli elettrodi sul torace e registrando il tracciato per 24 o più ore. In pratica, si ottiene un elettrocardiogramma di un giorno intero, con il vantaggio che l’attività cardiaca viene registrata durante le normali attività quotidiane (lavorare, mangiare, dormire) svolte dalla persona, e magari anche nei momenti in cui si verifica una palpitazione o si avverte un dolore al petto. Così è possibile vedere, per esempio, se il problema è legato alla presenza di un disturbo all’apparato gastrointestinale (in questo caso, infatti, compare al momento dei pasti).

L’angiografia cardiaca

È un esame radiologico in grado di visualizzare la forma e la struttura interna del cuore e dei grossi vasi che prendono origine da esso (aorta e arterie polmonari), mettendo in evidenza la loro morfologia e il loro decorso e svelando eventuali alterazioni.

Si esegue in anestesia locale, con il paziente steso su un lettino. In pratica, si inserisce un catetere estremamente sottile in un vaso della gamba o del braccio, e lo si sospinge fino al cuore. Esso è collegato a un apparecchio radiologico che, dopo l’iniezione di un mezzo di contrasto radio-opaco, permette di creare un’immagine radio-opaca e di visualizzare su un monitor la forma e le dimensioni del cuore, dell’aorta e dell’arteria polmonare.

Il macchinario impiegato per l’esame permette anche di fotografare le immagini che si ottengono e di registrarle su un nastro che poi il medico potrà visionare in un secondo tempo.

La procedura dura dai 30 ai 60 minuti. Non è dolorosa, ma può generare un po’ di fastidio. È bene sapere che nel momento in cui viene introdotto il liquido radio-opaco, si può provare una spiacevole sensazione di calore alla testa e al torace.

Solitamente non è necessario il ricovero, ma dipende da caso a caso. Per sottoporsi all’angiografia cardiaca bisogna essere a digiuno da otto ore. Al termine bisogna stare a riposo per qualche ora.

In genere, si ricorre a questo esame per avere informazioni precise sulla forma e sulle dimensioni del cuore o su eventuali restringimenti o dilatazioni delle sue valvole, nonché sulle condizioni dei grossi vasi sanguigni. È utile anche per indagare particolari alterazioni a carico del cuore, emerse dall’elettrocardiogramma. Negli ultimi anni, però, il suo uso è stato molto limitato dal perfezionamento dell’ecocardiografia color doppler e tridimensionale.

La coronarografia

Quando si sospettano restringimenti all’interno delle coronarie oppure per escludere una malattia coronarica in presenza di una malattia del muscolo cardiaco o delle valvole cardiache si può richiedere una coronarografia. Si tratta di un esame radiologico invasivo, eseguito in anestesia locale, che permette di visualizzare l’interno delle arterie coronarie. È del tutto simile all’angiografia cardiaca, l’unica differenza è che in questo caso ci si concentra sulle coronarie.

La persona viene invitata a stendersi sul lettino e a non muoversi. A questo punto, si introduce nell’arteria femorale della gamba o nell’arteria radiale del braccio un catetere, che viene fatto risalire sino all’origine delle arterie coronarie.

Attraverso di esso viene iniettato un mezzo di contrasto radio-opaco a base di iodio, che è in grado di visualizzare su uno schermo i vasi sanguigni lungo tutto il loro decorso e di mostrare se e dove le arterie si restringono, sono chiuse o hanno parete irregolari.

Tutto l’esame viene registrato su un cd dopo essere stato visualizzato su appositi monitor durante l’esecuzione della procedura.

La biopsia

Durante l’esame angiografico può essere effettuato anche un cateterismo del cuore destro con biopsia del muscolo cardiaco.

In pratica, si preleva un piccolo frammento di muscolo (uno-due millimetri), che poi viene analizzato al microscopio ottico ed elettronico e sottoposto a test di biologia molecolare, per evidenziare eventuali alterazioni delle cellule che costituiscono il muscolo cardiaco.

Il tutto avviene in trenta minuti e con la persona sveglia.

La ventricolografia radioisotopica

Dopo l’iniezione in vena di una sostanza radioattiva, permette di visualizzare, grazie a un’apparecchiatura chiamata gamma-camera, la dilatazione delle camere cardiache e le alterazioni della contrazione solitamente associate.

Inoltre, può fornire informazioni sul flusso di sangue all’interno del cuore.

La Tac coronarica

La Tac (Tomografia computerizzata) coronarica è un esame diagnostico che si basa sull’uso di raggi X e sull’iniezione di un mezzo di contrasto. Solitamente, viene impiegata per escludere la presenza di una malattia coronarica nei pazienti a basso-medio rischio.

Quando, però, il sospetto di malattia coronarica è alto si esegue direttamente la coronarografia, che può essere abbinata all’angioplastica e, dunque, trattare il problema.

Lo svolgimento è relativamente semplice. La persona viene invitata a stendersi su un lettino e a rilassarsi, riducendo al minimo i movimenti. Attraverso un ago posizionato in una vena del braccio, si inietta il mezzo di contrasto che serve a opacizzare le arterie durante l’acquisizione delle immagini.

Il lettino viene poi fatto scorrere all’interno di un’apposita apparecchiatura, mentre un tubo, fonte dei raggi X, ruota attorno alla parte da esaminare e raccoglie, attraverso un particolare sistema elettronico di registrazione, centinaia di immagini. Le immagini vengono poi elaborate da un apposito programma informatico e ricostruite in maniera tridimensionale e bidimensionale. In questo modo è possibile vedere nel dettaglio le arterie coronarie.

L’esecuzione richiede all’incirca 23-30 minuti e un digiuno assoluto da almeno sei ore.

L’angioTac multistrato

Questa metodica rappresenta un passo avanti sulla velocità di esecuzione e l’attendibilità dei risultati. Si avvale di un’apparecchiatura all’avanguardia, dotata di quattro tubi disposti su un anello e quattro rilevatori che girano attorno al paziente mentre questo avanza disteso sul lettino, formando una sorta di spirale.
In questo modo il corpo viene fotografato da migliaia di angolazioni differenti e ad alta velocità, rendendo possibile l’esame di diversi strati del corpo al secondo.

La velocità di esecuzione è fondamentale per riuscire a fotografare organi in movimento (come appunto il cuore) che, con i metodi convenzionali, può non essere semplice esaminare bene.

Prima di iniziare l’esame, alla persona viene iniettata in vena una soluzione di contrasto che opacizza i vasi da indagare, in modo da rendere ancora più visibili eventuali anomalie e deformità. Questa Tac prevede sempre l’impiego di raggi X, ma le nuove apparecchiature consentono di dosarli in base alle reali necessità, concentrandoli, quindi, solo in corrispondenza della zona del corpo che si vuole esaminare.

La risonanza magnetica del cuore

Il paziente viene fatto sdraiare su un lettino all’interno di un tubo cilindrico dove viene sottoposto ad un campo magnetico ad elevata intensità. Un computer riceve i segnali emessi dal corpo e li trasforma in immagini tridimensionali.

Se le immagini vengono acquisite in rapida sequenza, permettono anche la visualizzazione di immagini in movimento, come il cuore che pulsa ininterrottamente.
Per lo studio del cuore viene somministrato un mezzo di contrasto per via endovenosa. È un esame piuttosto fastidioso (ma indolore), perché richiede l’immobilità durante l’esecuzione dell’indagine (30-40 minuti) e perché la macchina è fortemente rumorosa (alla persona vengono forniti appositi tappi per le orecchie).
In alcune situazioni la risonanza magnetica non può essere svolta, come, per esempio, in caso di portatori di pace maker di vecchia generazione o in chi soffre di claustrofobia (per via del cilindro all’interno del quale viene posto la persona).