19/08/2022

Alopecia areata: arrivano i farmaci biologici

Lucia Fino
A cura di Lucia Fino
Pubblicato il 19/08/2022 Aggiornato il 19/08/2022

Le terapie di ultima generazione approvate dalla FDA americana e ora anche in Europa dall'EMA sono efficaci, sicure e promettono risultati duraturi

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I riflettori sull’alopecia areata si sono accesi nella notte degli Oscar quando tutta l’attenzione si è concentrata su Jada Pinkett Smith, bellissima ma completamente calva, dopo che il marito Will Smith aveva reagito in modo maldestro e violento alle battute sulla malattia della moglie.

L’alopecia è un disturbo che colpisce 147 milioni di persone nel mondo ma che viene spesso sottovalutato e per cui finora le cure efficaci e con risultati duraturi erano pochissime.

Oggi però qualcosa sta cambiando: la speranza viene dai nuovi farmaci biologici JAK-inibitori e in particolare da uno, il Baricitinib, che è stato approvato prima in giugno dalla Food and Drug Administration americana e poi subito dopo, in tempi rapidissimi, anche dall’Agenzia Europea del Farmaco-EMA.

Dritti al target

Fino a oggi l’alopecia è stata curata con terapie sistemiche o locali, non sempre efficaci e con risultati spesso non a lungo termine. I farmaci JAK- inibitori, di cui fa parte il Baricitinib appena approvato dalla FDA e dall’EMA, fanno invece parte di una nuova classe di farmaci biologici con nomi e principi attivi diversi ma una caratteristica comune: vanno dritti all’obiettivo, puntando a interrompere la risposta immunitaria anomala che causa la caduta dei peli e dei capelli. E sembrano avere successo. «Riescono a bloccare l’azione di alcune citochine responsabili della risposta autoimmune nell’alopecia areata»  spiega il professor Claudio Feliciani, direttore della Struttura Complessa di Dermatologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.

Una vera rivoluzione

«Questi farmaci molto probabilmente rivoluzioneranno la storia di questa malattia nei casi più importanti, cioè nelle forme diffuse o generalizzate, perché sono più maneggevoli e sicuri degli altri immunosoppressori (soprattutto il cortisone e gli inibitori della calcineurina) che al momento usiamo. Sono farmaci già utilizzati per altre malattie autoimmuni e in Italia si stanno sperimentando anche per la dermatite atopica e la psoriasi. Finora per l’alopecia areata sono stati adoperati, in alcuni casi e dopo l’autorizzazione di un comitato ospedaliero, solo “off label” ovvero fuori dall’indicazione clinica» continua Feliciani.

Quale futuro in Italia?

Il sì di EMA, arrivato subito dopo quello della FDA in tempi brevissimi e quasi inattesi, fa aumentare anche in Italia la speranza per chi soffre di alopecia grave di potersi curare in modo efficace e sicuro in tempi brevi. «Oggi possiamo essere sicuri che i tempi per poter usare il Baricitinib nel nostro Paese saranno brevi. Anche se non stiamo parlando di giorni: ci vorrà qualche mese almeno perché l’AIFA, che è il nostro organismo regolatore nazionale, possa deliberare per l’uso anche da noi» conferma il professor Feliciani.

L’articolo completo è sul numero di Silhouette donna di agosto, ora in edicola.