27/04/2023

Allergie: perché durano sempre di più

Simona Lovati
A cura di Simona Lovati
Pubblicato il 27/04/2023 Aggiornato il 27/04/2023

Tutta colpa dell’aumento delle temperature e dei livelli di inquinamento. Lo specialista ci spiega le ragioni del fenomeno e come fare per limitare gli episodi  

allergie

Sono 100 milioni i cittadini europei che soffrono di rinite allergica e 70 milioni di asma. È quanto emerge dai dati dell’Accademia Europea di Allergologia e Immunologia Clinica, resi noti durante l’evento stampa, “Allergie respiratorie e clima: cosa sta cambiando e cosa sapere”, organizzato da Assosalute, Associazione nazionale farmaci di automedicazione, parte di Federchimica.

E di questo passo, entro la metà del secolo gli esperti stimano che oltre il 50% della popolazione sarà allergica.

Il peso dell’inquinamento

«Questo è dovuto alla sinergia dannosa tra inquinanti, pollini e allergeni. L’inquinamento contribuisce al danneggiamento della barriera epiteliale, un muro fatto di mattoni che filtra ciò che arriva dall’esterno. Al di sotto di questo scudo si trova il sistema immunitario. Le sostanze che l’uomo ha introdotto nell’ambiente negli ultimi 60-70 anni, circa 350mila, provocano la sconnessione di questi mattoni e la conseguente penetrazione di allergeni, sostanze inquinanti, irritanti e microorganismi, inclusi i batteri», dice il dottor Lorenzo Cecchi, Presidente AAIITO (Associazione Allergologi e Immunologi Territoriali e Ospedalieri). Il danneggiamento della barriera epiteliale provoca e alimenta l’infiammazione, fonte di malattie allergiche ma anche di altre malattie croniche». Senza dimenticare gli effetti dei cambiamenti climatici, in particolare l’aumento della temperatura, che anticipa le stagioni di fioritura delle piante, come betulla e cipresso e prolunga per esempio quella di graminacee e parietaria.

L’ipotesi igienica

È difficile affermare che esista una predisposizione genetica alle allergie respiratorie, mentre è possibile diventare allergici nel corso degli anni, proprio a causa dell’ambiente circostante. A convalidare questa tesi, c’è l’ipotesi igienica, secondo cui le persone in contatto con gli agenti patogeni hanno meno probabilità di essere allergici, come ampiamente studiato nei bambini che nascono in contesti rurali rispetto ai loro coetanei che vivono in città. In campagna si mantiene di più l’equilibrio tra batteri dell’ambiente e sistema immunitario, equilibrio consolidato in milioni di anni di convivenza. «Questo spiega perché nel mondo occidentale ci sono più malattie allergiche rispetto ad altri Paesi meno sviluppati», commenta l’allergologo. I bambini sono i più colpiti: oltre un piccolo su tre presenta almeno un episodio di respiro affannoso acuto prima dei tre anni, spesso nella forma di respiro sibilante. Ciò si verifica perché i bambini vengono esposti a quegli stimoli ambientali che rappresentano fattori di rischio per la comparsa di malattie allergiche nella fase di sviluppo del loro sistema immunitario.

La prevenzione

Per tutti, adulti compresi, è fondamentale seguire un corretto stile di vita.

  • Privilegiare un’alimentazione ricca di antiossidanti (frutta e verdura nei colori rosso, giallo, arancione, ortaggi a foglia verde, olio di oliva).
  • Aggiornarsi grazie ai sistemi di previsione e di monitoraggio ambientale, sia per i pollini che per gli inquinanti
  • Attenzione ad alcuni sport come ciclismo o camminata outdoor, che espongono la persona a una più alta concentrazione di pollini.
  • Massima allerta per acari della polvere e forfora degli animali da compagnia: utilizzare per materassi e cuscini fodere anti-acari, lavare gli animali una volta alla settimana e tenerli lontano da divani, mobili imbottiti, camere da letto.

I farmaci di automedicazione

Gli antistaminici sia per uso topico (spray nasali o colliri) sia per via orale (compresse) sono validi alleati e sono sicuri anche per i bambini nelle dosi giuste. «Resta fondamentale leggere sempre il foglietto illustrativo e rivolgersi al farmacista. Se poi la sintomatologia persiste si raccomanda una visita al proprio medico e/o dallo specialista», conclude il dottor Cecchi.