07/09/2023

Venezia 80: Giorgio Diritti e Valentina Bellè raccontano la storia di Lubo

Laura Frigerio
A cura di Laura Frigerio
Pubblicato il 07/09/2023 Aggiornato il 07/09/2023

L'ultimo film italiano in concorso alla 80esima Mostra del Cinema di Venezia che parla della persecuzione dei nomadi ebrei Jenish

80th Venice Film Festival 2023, Photocall film “Lubo” . Pictured: Franz Rogowski, Valentina Bellè

Ci sono dei registi che più di altri sanno raccontare l’essenza dell’umanità. Uno di questi è Giorgio Diritti che, a tre anni di distanza da Volevo nascondermi, torna con un nuovo film dal titolo Lubo che troviamo in concorso alla 80esima Mostra del Cinema di Venezia.

Ispirato dalla lettura del romanzo Il seminatore di Mario Cavatore, racconta un contesto storico poco conosciuto ai più.

Come protagonista il regista ha scelto Franz Rogowski, straordinario attore tedesco già conosciuto in Italia grazie al film Freaks Out di Gabriele Mainetti. 

Valentina Bellè interpreta Margherita, l’immigrata di cui Lubo si innamora. Nel cast anche Christophe Sermet, Noemi Besedes, Cecilia Steiner e Joel Basman. Lubo uscirà nelle sale italiane il prossimo 9 novembre con 01 Distribution.

Storia di un sopruso

Siamo in Svizzera, nel 1939. Lubo è un nomade, un artista di strada, che viene chiamato nell’esercito elvetico a difendere i confini nazionali dal rischio di un’invasione tedesca. Poco tempo dopo scopre che sua moglie è morta nel tentativo di impedire ai gendarmi di portare via i loro tre figli piccoli. Quest’ultimi purtroppo, in quanto Jenisch, sono stati strappati alla famiglia, secondo il programma di rieducazione nazionale per i bambini di strada (Hilfswerk für die Kinder der Landstrasse). Lubo sa che non avrà più pace fino a quando non avrà ritrovato i suoi figli e ottenuto giustizia per la sua storia e per quella di tutti i diversi come lui.

La parola a regista e attori

«Un po’ di anni fa un’amica mi ha parlato del romanzo che narrava questa vicenda particolare, poi ho avuto l’occasione di incontrare Mario, che è diventato un amico e con cui ho diviso delle piacevoli serate finché è rimasto con noi. Il suo romanzo mi aveva colpito perché la Svizzera nell’immaginario è un paese libero, democratico e aperto culturalmente. Ho così sentito l’urgenza di fare un film, perché è lo specchio delle persecuzioni e dell’incapacità dell’uomo di capire la diversità, che è un valore. E io ho sempre sentito la responsabilità di raccontare storie utili al mondo» – spiega Giorgio Diritti durante la conferenza stampa – «Però rispetto al romanzo ho scelto un percorso differente, concentrandomi di più sul protagonista, perché mi sembrava interessante vivere con lui e trasferire allo spettatore i sentimenti di un uomo che vive la sua normalità e a cui arriva addosso, all’improvviso, qualcosa di più grande di lui, di negativo e drammatico che gli modifica la vita. Lubo lotta comunque per trovare un futuro, perché vuole tornare ad amare e a vivere».

«Ho preparato questo personaggio con Giorgio, studiando molto, perché oltre a parlare lingue diverse dovevo anche imparare a suonare degli strumenti. Mi sono dovuto preparare molto a livello tecnico, tanto che mentre giravo un altro film in Australia facevo le prove da giocoliere nei momenti di pausa. Però è proprio questo mettermi alla prova che mi piace e mi dà energia» – dice Franz Rogowski.

Invece Valentina Bellè del suo personaggio racconta: «Con Giorgio ci siamo incontrati un anno prima delle riprese e ci siamo fatti una bella chiacchierata. Lì ho avuto l’impressione che cercasse più la persona che il personaggio. Poi un ruolo nasce e cresce sul set, grazie ai costumi, al contesto, al rapporto con i regista e i colleghi. La mia Margherita doveva rappresentare una possibilità di tenerezza e amore per Lubo in un contesto doloroso come quello della guerra».