02/09/2021

Venezia 78: Sorrentino presenta E’ stata la mano di Dio, il suo film più personale

Laura Frigerio
A cura di Laura Frigerio
Pubblicato il 02/09/2021 Aggiornato il 02/09/2021

Il premio Oscar Paolo Sorrentino presenta, in Concorso alla 78esima Mostra del Cinema di Venezia, il film  autobiografico È stata la mano di Dio

78th Venice Film Festival 2021, Photocall film E’ stata la mano di Dio. Pictured: Paolo Sorrentino, Marlon Joubert, Toni Servillo, Filippo Scotti, Teresa Saponangelo, Luisa Ranieri

La 78esima Mostra del Cinema di Venezia vede l’Italia assoluta protagonista, a partire dal Concorso dove a rompere il ghiaccio (sul fronte nostrano) è Paolo Sorrentino con È stata la mano di Dio. Il regista Premio Oscar (vinto, lo ricordiamo, nel 2014 con La grande bellezza) ha deciso di mettersi in gioco con un film molto personale, atteso non solo dagli addetti ai lavori ma anche dal pubblico. Tutti sono infatti curiosi di scoprire questa nuova tappa del suo percorso artistico, che negli ultimi tre anni l’ha portato a realizzare piccoli gioielli, dal film Loro alle serie tv The Young Pope e The New Pope.

Scoprite insieme a noi cosa ha raccontato durante la conferenza stampa veneziana, insieme al suo cast.

Molto di personale

È stata la mano di Dio è ambientato a Napoli negli anni’80. Fabietto Schisa è un ragazzo di 17 anni, che vede la sua vita stravolta da due avvenimenti: l’arrivo del campione Maradona e poi un grave incidente che interrompe la sua felicità familiare. Il destino trama dietro le quinte e così gioia e tragedia s’intrecciano, indicando la strada per il futuro di Fabietto.

A interpretare Fabietto è il giovane Filippo Scotti, circondato da un grande cast composto da Toni Servillo, Teresa Saponangelo, Marlon Joubert, Luisa Ranieri, Renato Carpentieri, Massimiliano Gallo, Betti Pedrazzi, Biagio Manna, Ciro Capano, Enzo Decaro, Lino Musella e Sofya Gershevich.

È stata la mano di Dio uscirà in cinema selezionati il 24 novembre e su Netflix (in streaming) il 15 dicembre.

La parola a Paolo Sorrentino

«Ad un certo punto si fanno dei bilanci della propria vita. Lo scorso anno ho compiuto 50 anni e mi sono reso conto che ero ero abbastanza grande e maturo per affrontare un film personale. C’è stata una grande parte di amore nella mia vita da ragazzo e una anche molto dolorosa, così ho pensato che il tutto potesse essere declinato in un racconto cinematografico. Poi un amico e collega mi ha sempre detto che non faccio cose personali e questa è stata per me una provocazione da raccogliere»  ha esordito così Paolo Sorrentino, che sul titolo del suo film dice: «È una frase detta da un giocatore di calcio e mi sembrava una perfetta metafora. È un titolo emblematico, che si mette in relazione al caso o a chi crede nei poteri divini. Io credo nel potere semidivino di Maradona. E mi rammarica il fatto che non possa vedere questo film».

A tu per tu con il resto del cast

Filippo Scotti, che interpreta Fabietto, dice: «Per prepararmi ho passato un lungo periodo a Napoli prima delle riprese, guardando film e leggendo libri che potessero piacere a Fabietto, per trovare quella malinconia che l’estate riesce sempre a trasmettere. Poi sul set è stata per me ogni giorno una sfida».

A vestire i panni del padre è invece Toni Servillo, che continua così la sua lunga collaborazione con Paolo Sorrentino: «Vent’anni fa eravamo qui con il nostro primo film insieme, ovvero L’uomo in più. Un giorno, chiacchierando, mi disse che se un giorno avesse trovato la giusta distanza per raccontare questo momento drammatico della sua vita mi avrebbe chiesto di interpretare il padre. È stato emozionante ricevere una proposta del genere. Non mi ha chiesto di essere esattamente quello che è conservato nel privato della sua memoria, ma ha dato a me e a Teresa degli spunti».

E Teresa Saponangelo, che interpreta la madre, aggiunge: «Il fatto che mi abbia scelta per un ruolo così importante lo vedo come una dimostrazione di affetto. Un affetto che è cresciuto lavorando a questo film. Per lui è stata una sfida mettermi accanto a Toni Servillo, ma Paolo è un regista libero che fa scelte non convenzionali».

C’è poi Luisa Ranieri, qui zia di Fabietto: «Non gli ho mai chiesto se questa zia esistesse o meno, mi bastava che l’avesse scritta. Mi sono innamorata di lei non appena ho letto la sceneggiatura, mi è arrivato subito il dolore di questa donna che ho cercato di restituire. Un dolore che lei combatteva scappando dalla realtà».