Truth: Robert Redford di nuovo giornalista al cinema

Redazione Pubblicato il 21/03/2016 Aggiornato il 21/03/2016

È al cinema Truth il nuovo film di Robert Redford, ancora una volta giornalista. Ecco i film ambientati “in redazione” da vedere assolutamente

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Attrazione fatale fra cinema e giornalismo. Uno spia l’altro, ne studia i vezzi, le colpe e le virtù. Dopo il grande (e inaspettato) successo di Spotlight la cronaca rivista da Hollywood torna sul grande schermo con Truth. Protagonista Robert Redford, di nuovo nei suoi panni preferiti, quelli del giornalista, a 40 anni dal celebre Tutti gli uomini del presidente. Ma i reporter da “film” sono molti, a metà fra realismo e fiction pura. Eccone alcuni, da rivedere in grandi classici.

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Retro e super attuale

La storia della “prima pagina” al cinema comincia presto. Nel 1941 con Quarto potere girato dal baby-genio Orson Welles (all’epoca venticinquenne). Mai visto? Peccato, perché si parla di un magnate dell’editoria megalomane e manipolatore. Come tanti tycoon visti dopo…

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Robert, il grande

Ciuffo biondo, sorriso ironico, pelle abbronzata. Robert Redford è “il giornalista” come lo immagina Hollywood (e come tanti colleghi vorrebbero essere). Non a caso è forse lui il reporter d’assalto più famoso della storia del cinema in Tutti gli uomini del presidente di Alan J. Pakula. Storia dello scandalo che fece dimettere il presidente Nixon e vero esempio di democrazia “all American”. Più ambiguo il ruolo che Redford affronta oggi in Truth a quarant’anni esatti dal suo più grande successo. Altro presidente, George W. Bush, e altro scandalo. Ma il tempo è passato, (anche per Redford, comunque affascinante anche in età da “nonno”), e il confine fra bene e male, verità e prove costruite a tavolino non è più così netto.

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Brividi e azione

Lui era Mad Max e anche come giornalista era più adatto all’azione spericolata che alla scrivania. Vale la pena rivedere Mel Gibson, in tutto il suo splendore adrenalinico e un po’ folle, come giovane inviato in Indonesia di Un anno vissuto pericolosamente (1982) di Peter Wier.

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Cinismo puro

Il vizio più inconfessabile del mondo della carta stampata e della tv? Il cinismo, spesso nascosto dalla melassa dei buoni sentimenti. Hollywood lo ha raccontato in più di un film. Eroe per caso, di Stephen Frears (1992) con Dustin Hoffman povero senzatetto perso nella rete del cinismo televisivo, è un esempio. Il più recente film sul tema è Lo sciacallo, dove uno squallido “regista di tragedie”, il trasformista Jake Gyllenhaal, diventa il punto di forza (immorale ma indispensabile) dello share di un tg.

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Faccia da eroe

Il viso stravissuto, un po’ da eroe, un po’ da bevitore, di Russel Crowe, è perfetto per raccontare il lato più tormentato (e spesso perdente) del giornalismo di nera come quello di State of Play (2008). Nella vita privata l’attore ha confessato il suo cattivo rapporto con stampa e giornalisti. Testimoni di qualche eccesso di troppo?

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Doppio Oscar

Doppietta di Oscar di cui uno come miglior film, per il recentissimo Spotlight. Una storia scabrosa (preti e pedofilia), purtroppo vera, un’inchiesta vecchia maniera, assolutamente pre-internet, e un ottimo pull di attori fra cui il fascinoso Mark Ruffalo: ecco le ragioni del successo di questo film ambientato nella redazione del Boston Globe.