13/11/2022

Teatro: uno sguardo sul passato con gli occhi di oggi

Emanuela Bruno
A cura di Emanuela Bruno
Pubblicato il 13/11/2022 Aggiornato il 13/11/2022

Nelle sale di tutta Italia la programmazione porta sul palco drammaturghi prestigiosi, attori amatissimi e vicende ambientate in epoche diverse e lontane, ma sempre attuali

In nome della madre

Sui palcoscenici teatrali, nella seconda metà di novembre, si alternano storie ed emozioni variegate. I cartelloni alternano thriller da brividi e poetici racconti di solitudine e di libertà, satireggiano la smania di ricchezza, scavano nell’eterno potere dei soldi, indagano sulle debolezze umane che si ripetono in tutte le epoche.

Classici e pièce contemporanee scavano nell’animo dei protagonisti, spingendo gli spettatori a identificarsi e a riflettere su sentimenti universali.

Su il sipario!

Una prima nazionale arriva al Teatro Carcano di Milano, dal 17 al 27 novembre: Lella Costa ed Elia Schilton interpretano “Le nostre anime di notte” di Kent Haruf, con la regia di Serena Sinigaglia. È la storia delicata di un amore della terza età, in una remota provincia americana che fa fatica ad accettare i sogni romantici di chi è in là con gli anni. «Un romanzo straordinario, dove tutto è in punta di piedi, un balsamo per chi si sente stritolato da questo mondo strillone e brutale. L’amore di Addie e Louis è una nuova speranza di vita, perché si può rinascere a qualsiasi età nonostante le tragedie e i fallimenti vissuti, gli ostacoli, i giudizi e la paura. Perché il bisogno di ascolto e vicinanza è salvezza per l’uomo. Forse è questa la libertà» spiega Sinigaglia.

Al Duse di Bologna il regista Andrea Chiodi dirige “The children” (18-20 novembre) dell’autrice britannica Lucy Kirkwood. Debuttata nel 2016, è una pièce che fotografa il cortocircuito generazionale, il tema della responsabilità individuale e collettiva, il modo in cui l’uomo contemporaneo guarda il suo futuro e quello del pianeta.

Mai rappresentata in Italia, “I racconti della peste” è un’opera teatrale del premio Nobel peruviano Mario Vargas Llosa: la propone il Teatro Stabile di Catania (22 novembre – 4 dicembre) con la regia di Carlo Sciaccaluga. Si parte dalla situazione del Decamerone di Boccaccio, con cinque persone che si ritirano in una villa per salvarsi dal contagio e raccontano storie, interpretando tanti personaggi diversi fra spunti reali e fantasia. Il tema si rivela attuale, perché anche in tempi di pandemia e di guerra la condivisione (e non l’isolamento) aiuta a sopravvivere.

“A che servono questi quattrini”, di Armando Curcio, va in scena dal 16 novembre al 4 dicembre alla Sala Umberto di Roma con la regia di Andrea Renzi. È una commedia scanzonata, popolare e festosa, ambientata negli anni Quaranta: il protagonista, il Marchese Parascandolo, ordisce un piano paradossale per dimostrare l’inutilità del denaro. Ottant’anni fa, come oggi, i soldi sono il totem che tutto muove, ma sono davvero indispensabili?

Sempre a Roma, al Ciak, Ruben Rigillo e Linda Manganelli si cimentano in uno dei capolavori di Hitchcock, “La donna che visse due volte”, diretto da Anna Masulo (19 novembre – 11 dicembre). Nel thriller amore e passione si intrecciano, ora sublimi e ora nefasti, tanto delicati quanto tragici per le conseguenze a cui possono spingere.

Un mattatore come Franco Branciaroli dà vita al “Mercante di Venezia” shakespeariano, al Verdi di Padova (30 novembre – 4 dicembre) con la regia di Paolo Valerio. In un mondo dominato dalla smania di ricchezza e di status, il mercante Antonio si rivolge a un usuraio per aiutare un amico a sposare la ricca Porzia: ma la situazione precipita.

Temi su cui riflettere sono in scena anche a Genova. Al Teatro Ivo Chiesa arriva “Il crogiuolo” di Arthur Miller (16-20 novembre) con un cast corale e la regia di Filippo Dini (che è anche attore sul palco). Si parte di una vicenda reale, un processo svoltosi in Massachussets nel 1692 a un gruppo di presunte streghe e conclusosi con decine di impiccagioni, per sottolineare che ogni epoca ha le sue “cacce alle streghe” e che le bassezze umane non hanno fine. Al Duse, invece, Galatea Ranzi interpreta “In nome della madre” di Erri De Luca (25-26 novembre, regia di Gianluca Barbadori): la storia di Miriàm/Maria che racconta una versione laica e poetica delle vicende legate alla nascita di Gesù.