10/04/2023

Teatro: tre scapoli e una neonata ci fanno riflettere sui diversi modelli di famiglia

Emanuela Bruno
A cura di Emanuela Bruno
Pubblicato il 10/04/2023 Aggiornato il 10/04/2023

“Tre uomini e una culla”, in tournée con grande successo, è il remake di un famoso film di quarant’anni anni fa e mostra con delicatezza e ironia come eravamo e come siamo diventati

Tre uomini e una culla

Modelli di famiglia diversi da quello tradizionale, famiglie allargate, bambini con due mamme o con due papà: oggi sono situazioni su cui ferve il dibattito, ma a cui siamo ormai abituati. Quando invece, nel 1985, uscì nelle sale il film “Tre uomini e una culla” di Coline Serreau, erano temi tutt’altro che di attualità e quella pellicola di grande successo (candidata addirittura all’Oscar come film straniero) fu in qualche modo geniale, premonitrice, anticipatrice della società di svariati decenni dopo. Al teatro Manzoni di Milano arriva, dall’11 al 23 aprile, l’omonima versione teatrale di quel film, realizzata dalla stessa autrice e curata nella regia e nell’adattamento all’Italia di oggi da Gabriele Pignotta. In una Parigi che si ammira dalle finestre del loro attico, tre scapoli impenitenti e libertini si trovano con la vita rivoluzionata da una neonata di quattro mesi che, abbandonata dalla madre sulla loro porta di casa perché se ne prendano cura, sconvolge ogni loro abitudine ma, a poco a poco, li conquista.

«Serreau usa tre protagonisti uomini per parlare alle donne, manovrando i suoi personaggi in modo da tirare fuori il loro lato femminile e materno» riassume il regista.

Emozioni e sorrisi

Giorgio Lupano, Attilio Fontana e lo stesso Gabriele Pignotta, tutti noti al grande pubblico per il ricco e variegato curriculum nel cinema, in teatro e in tv, interpretano i tre (fascinosi) amici e ci presentano la pièce. «È una commedia che fa ridere ma anche emozionare, perché c’è un mix di tenerezza e di dolcezza nella storia di Marie, la cucciola che trasforma la nostra vita. Dal soddisfacimento del solo piacere personale siamo proiettati nella dimensione dell’amore potente della paternità, che trasforma le persone» esordisce Pignotta. «Tre maschi alfa, che usavano le donne come trofei da possedere e conquistare, finiscono per innamorarsi di una bambina: è una rivincita del mondo femminile» aggiunge Fontana. Lupano è Pierre, il più elegante e rigoroso dei tre: «Preciso, abituato a gestire ogni cosa, maniaco delle regole, sono il meno preparato ad accogliere la bimba, che crea grande scompiglio, ma diventerò un po’ il leader nel gestirla”» anticipa. Pignotta è Michel e si definisce “il più romantico e buffo”. Quanto al suo Jacques, invece, Fontana rivela: «Se Pierre è la mente del trio e Michel il cuore, io sono la pancia… insomma, sono quello più guidato dagli ormoni. Comunque siamo tutti ostaggio di donne dall’inizio alla fine e l’alchimia fra di noi è molto bella».

Il copione ha anche un’altra protagonista, la piccola Marie, che in scena è una bambola reborn (realistica e in tutto simile a una neonata vera) ma che interagisce con i suoi “papà”: “L’audio è costruito con ogni sfumatura di pianto, ruttini, risatine e gorgheggi, che rendono la bimba assolutamente credibile nei suoi stati d’animo” spiega il regista.

Anni Ottanta protagonisti

E poi, proprio come nel film originale, protagonisti sono anche gli anni Ottanta: «Questo è un punto di forza della commedia, che la rende magica. Il pubblico li ritrova nella colonna sonora con Madonna, Cindy Lauper, Footloose e il Tempo delle mele (c’è addirittura l’iconico lento di quel film, ballato da Michel con la piccola Marie in braccio), ma anche nelle giacche con le spalle larghe, negli arredi, nello stereo con le cassette e i vinili” descrive Pignotta. “Si crea davvero un effetto-nostalgia per la spensieratezza di quel decennio» aggiunge Lupano. «Il pubblico sorride e ride, perché ha bisogno di leggerezza, ma non è una vicenda superficiale, piuttosto fa pensare a come eravamo e a come siamo diventati» conclude Fontana.