03/10/2023

Teatro: si apre il sipario sulla nuova stagione

Emanuela Bruno
A cura di Emanuela Bruno
Pubblicato il 03/10/2023 Aggiornato il 03/10/2023

Gialli e commedie, approfondimenti storici sviluppati in chiave coinvolgente e originale, omaggi alle lotte femminili: è arrivato finalmente il momento di sederci in platea

C'è un cadavere in giardino (Teatro Manzoni-Roma)

Con l’inizio di ottobre arrivano in scena le prime pièce teatrali dei cartelloni 2023-2024, che saranno all’insegna della varietà, per coinvolgere un pubblico sempre più trasversale. Filippo Fonsatti, direttore del Teatro Stabile Torino, riassume così il mood delle proposte in arrivo nei prossimi mesi: un intreccio di temi universali, riletture mai scontate dei classici, capolavori di grandi di ogni tempo, opere di scrittori di diversa formazione culturale, testi contemporanei che affrontano i temi cruciali del presente come l’ambiente, le guerre, le questioni di genere, i conflitti famigliari, generazionali e, ancora, lavori che alimentano la memoria storica e la tramandano alle giovani generazioni.

“I classici resistono al tempo perché sempre parlano di oggi”. Declan Donnelan, regista

Le prime date da segnare in agenda 

Il carisma di Alessandro Haber arriva sulla scena del Rossetti di Trieste (3-8 ottobre) nell’interpretazione di “La coscienza di Zeno”, tratto dal romanzo di Italo Svevo, con la regia di Paolo Valerio. Il protagonista della pièce si sottopone alle cure dello psicanalista per superare il suo male di vivere, le nevrosi che lo attanagliano e la sua incapacità di sentirsi in sintonia con la realtà.

Il Teatro Gustavo Modena di Genova sceglie un autore classico come Calderon de la Barca per aprire la stagione di prosa (12-15 ottobre) con “La vida es sueño” del 1635, diretta da uno dei maggiori registi europei del nostro tempo, Declan Donnelan. Il protagonista è il sogno, cioè la nostra coscienza, la sensibilità, tutto ciò che nascondiamo negli anfratti della nostra identità. In epoca di fake news è attualissima la contrapposizione di verità e menzogna, luci e ombre, libertà e inconscio.

A Milano, il Teatro Filodrammatici presenta dal 5 al 15 ottobre un testo inglese di Dawn King, “The trials (I processi)”, in prima assoluta in Italia con la regia di Veronica Cruciani. Come sarà il futuro in un ambiente ferito dall’uomo? Alcuni ragazzi e ragazze giovanissimi sono chiamati a processare degli adulti, macchiatisi di crimini contro la sostenibilità, e in questi dibattimenti esprimono visioni etiche e politiche tanto diverse da quelle dei loro genitori. A seguire, in data unica (16 ottobre) si riapre la serie di appuntamenti con il format di grande successo “La storia a processo”, in cui personalità del passato lontano o recente vengono portate davanti alla giuria (composta dal pubblico in sala) e processate per le loro idee controverse o per le loro azioni che ancora oggi sono oggetto di confronto: i dibattimenti diventano l’occasione per discutere su temi sempre attuali. Si comincia con Cesare Beccaria, autore del trattato Dei delitti e delle pene (1764) e considerato precursore del diritto penale moderno. Sul palco il giudice Fabio Roia (Presidente vicario del Tribunale di Milano) nel ruolo di presidente della corte, due avvocati penalisti per l’accusa e la difesa, vari testimoni prestigiosi da entrambe le parti e il giornalista Ferruccio De Bortoli nei panni dell’imputato.

Il Teatro Manzoni di Roma inaugura i suoi appuntamenti con una commedia e punta sul fascino di Sergio Muñiz e di Miriam Mesturino, interpreti di “C’è un cadavere in giardino” di Norm Foster, una prima italiana con la regia di Silvio Giordani (5-22 ottobre). Due mediocri attori conquistano una fragile e immeritata fama, ma si trovano a gestire situazioni sempre più intricate e addirittura inquietanti in una farsa giallo-rosa che risucchia il pubblico con un ritmo vorticoso.

Il 13 e il 14 ottobre al Duse di Genova la regista e drammaturga Anna di Francisca presenta il suo adattamento del libro-denuncia “L’anello forte” di Nuto Revelli (alpino, partigiano e poi scrittore). Laura Curino e Lucia Vasini portano sul palco le voci di donne che sono state l’anello forte della società, raccolte nelle vallate cuneesi degli anni Settanta. Contadine, immigrate, lavoratrici, operaie tentano di farsi spazio in una società dominata dagli uomini con il loro spirito tenace, ribelle e la loro aspirazione all’indipendenza, per mostrare quanta strada è stata fatta e quanta è ancora da fare.