19/10/2021

Teatro: fatevi conquistare dal Liolà di Giulio Corso, seduttore seriale dal cuore puro

Emanuela Bruno
A cura di Emanuela Bruno
Pubblicato il 19/10/2021 Aggiornato il 19/10/2021

In scena al Teatro Manzoni di Milano è la rivisitazione del Liolà di Pirandello: Giulio Corso canta, balla e recita, affiancato da tanti personaggi femminili

Liolà - Giulio Corso

«Canta, balla e recita bene: per lo spettacolo che avevo in mente avevo bisogno proprio di lui». Con queste parole il regista Francesco Bellomo spiega la scelta di Giulio Corso come protagonista del suo Liolà, dalla commedia agreste di Luigi Pirandello, in scena al Teatro Manzoni di Milano (fino al 24 ottobre). Il fascinoso attore, noto al grande pubblico per i suoi recenti ruoli televisivi nelle serie Il paradiso delle signore e Il silenzio dell’acqua, viene infatti proprio dal mondo del musical, con Grease nel 2018-2019, Rapunzel il musical nel 2015 (per cui ha vinto l’Oscar italiano come miglior attore protagonista) e Aggiungi un posto a tavola nel 2008.

Liolà è una pièce che fa ridere, ma non è banale né tanto meno superficiale: è allegra, ma con spruzzi di cattiveria a spese di tutti i personaggi.

Un ragazzo padre seriale

L’intreccio della commedia si dipana intorno alla figura di Liolà, giovane seduttore seriale (e ragazzo padre seriale), concupito da tutte le giovani donne del paese. Con i suoi comportamenti da dongiovanni spensierato scombussola la società in cui vive, benpensante e in apparenza morigerata, ma si rivelerà molto più onesto, puro e giusto degli altri personaggi, di cui emergono la grettezza, gli intrighi, le vendette incrociate, la brama di ricchezza. Una figura positiva, insomma. «Liolà ha dentro una vitalità, una luce straordinarie» osserva Corso, che ha il physique du role e la disinvoltura per incarnare, sul palcoscenico, la gioiosa leggerezza, l’arguzia e, nello stesso tempo, il profondo senso di giustizia del suo personaggio, rendendolo simpatico anche quando, apparentemente, calpesta la morale comune. In un’intervista l’attore ha dichiarato, non a caso, che Liolà è capace di provare un amore così gentile e incondizionato, che attira a sé invidie e dissapori: la sua storia, quindi, può accomunare ed essere ben compresa da tutti gli spettatori.

Una pièce con tanta musica e canto

Rispetto alle altre commedie famose del grande drammaturgo siciliano, questa ha la caratteristica di essere “condita da stornelli”, come sottolinea il regista:«Ci sono tanta musica e canto che rivitalizzano lo spettacolo. Sono stati raccordati e cuciti fra loro pezzi molto tipici della cultura siciliana, con un recupero della tradizione popolare» spiega ancora Bellomo. E il brio, la vivacità, le doti vocali e le molteplici sfaccettature espressive di Giulio Corso trovano spazio e valorizzazione.

Spazio ai personaggi femminili

Da notare che la pièce, se si eccettuano Liolà e l’avaro zio Simone (“un cornuto seriale” lo definisce divertito Enrico Guarneri, che lo interpreta) ha tantissimi personaggi femminili di un’attualità sconvolgente. Lo rimarca Caterina Milicchio (interprete di Mita, la giovane moglie dello zio Simone): «C’è pieno di donne e sono donne davvero toste. In un modo o nell’altro riescono tutte a mostrare la loro forza, specie se si considera che nell’epoca in cui è nato il testo le donne non erano certo libere…». Le fa eco Alessandra Ferrara, che ricopre il ruolo di Tuzza: «I caratteri femminili in Liolà sono affini al modo di pensare, agire e difenderci che abbiamo oggi, quando siamo ben più emancipate e sicure di noi stesse rispetto ad allora».