18/03/2021

Speravo de morì prima, l’attesissima serie tv su Francesco Totti

Laura Frigerio
A cura di Laura Frigerio
Pubblicato il 18/03/2021 Aggiornato il 18/03/2021

Il bravissimo Pietro Castellitto è protagonista di Speravo de morì prima, la serie tv su Francesco Totti in onda su Sky e NOW TV dal 19 marzo

Speravo de morì prima

Uno dei titoli seriali più attesi del 2021 è sicuramente Speravo de morì prima, la serie tv su Francesco Totti, che ora è pronta a debuttare su Sky Atlantic (e in streaming su NOW TV).

L’appuntamento è per il 19 marzo, alle ore 21.15. Tratta dal libro Un capitano di Francesco Totti e Paolo Condò, racconta l’ultimo anno e mezzo di carriera dell’ex capitano della Roma, dal ritorno di Luciano Spalletti (allenatore con cui ha vissuto un rapporto complicato) al suo struggente addio al calcio.

Una narrazione che, grazie all’aiuto di numerosi flashback (e a immagini d’archivio), ci fa conoscere ancora meglio non solo il campione, ma anche l’uomo Francesco Totti. A interpretarlo un bravissimo Pietro Castellitto, affiancato da Greta Scarano nei panni della moglie Ilary Blasi. Nel cast anche Monica Guerritore e Giorgio Colangeli, nel ruolo dei genitori, oltre a Gian Marco Tognazzi in quello di Luciano Spalletti. Alla regia troviamo invece Luca Ribuoli. Noi li abbiamo incontrati virtualmente via Zoom.

L’emozione di Pietro Castellitto

In Speravo de morì prima Pietro Castellitto (figlio di Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini) ha dimostrato di essere un vero fuoriclasse, proprio come Francesco Totti, un ruolo che lui ha affrontato con tanta emozione, essendo un suo grande fan.«Sono cresciuto con il suo poster in camera e riuscire a interpretarlo è stato uno scherzo del destino. Durante le riprese ho ritrovato anche un mio diario, in cui il capitolo più lungo (scritto quando avevo solo nove anni) è proprio dedicato a lui» svela l’attore. «Nonostante sia sempre andato allo stadio, da tifoso, non avevo mai conosciuto Totti. Quando convivi tanto con un idolo presumi di conoscerlo e posso dire che, quando l’ho incontrato, ci sono state cose che mi aspettavo e altre meno. Per esempio ho scoperto che è molto loquace ed è consapevole di ciò che rappresenta per un ragazzo cresciuto con lui, per questo fa di tutto per metterti a tuo agio. È una persona libera».

E aggiunge: «La mia sfida è stata quella di creare una maschera che lo evocasse e che, al tempo stesso, lo stupisse. Il cinema è infatti evocazione, non imitazione. La serie è incentrata sulla parte più intima di Totti, perché poi nessuno sa com’è dentro casa e come si relaziona, questo ha consentito a noi di avere maggiore creatività. Ho cercato di portare in quell’ambito la sua essenza ironica. Durante le riprese ho percepito la mia crescita come attore, un motivo in più per ringraziare chi mi è coinvolto».

La parola al resto del cast

«È stato bello stare accanto a Pietro, che raccontava questo personaggio con una grazia e una semplicità che non è da tutti» dice Greta Scarano (Ilary.)  «Il rapporto tra Francesco e Ilary è molto solido e duraturo, anche se spesso sotto i riflettori. L’ho vissuto come un dramma shakespeariano, perché chiedere a un uomo di lasciare un mondo che l’ha reso quello che è è difficile».

Invece Monica Guerritore, che interpreta la madre Fiorella dice: «Ho cercato di dare al personaggio carne e forza. Sono contenta del lavoro fatto, è stato un viaggio in una famiglia romana normale, che ama il proprio figlio e gli sta accanto, soffrendo nel vedere che la fine inevitabile della sua carriera lo sta devastando».

Il padre Enzo (da poco scomparso) ha invece il volto di Giorgio Colangeli: «Mi sono chiesto come si faccia a rimanere con i piedi per terra quando uno stadio intero urla il tuo nome e ho trovato la risposta nella sua famiglia, che è sempre stata un punto di riferimento solido».

Infine c’è Gian Marco Tognazzi, che ha il ruolo non facile di Luciano Spalletti: «Ho cercato di approcciarmi con rispetto a questa figura, cercando di trovare il filo conduttore del suo rapporto con Francesco. Non mi piaceva l’idea dell’antagonista, ho lavorato sui malintesi che ci sono stati tra di loro, sulle cose non dette. È stata per me una esperienza straordinaria ma anche difficile, perché prendersi la responsabilità di interpretare questi personaggi è sempre un rischi».