26/02/2019

Sex education: la serie tv di cui tutti parlano

Veronica Colella Pubblicato il 26/02/2019 Aggiornato il 26/02/2019

Personaggi azzeccati e intriganti, storie in cui riconoscersi, una rassicurante atmosfera di déjà vu: ecco perché Sex education è una serie tv da 40 milioni di visualizzazioni. E non potete perderla

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Sex Education, che vi avevamo indicato tra le serie tv più attese del 2019, non ha disatteso le aspettative. L’accoglienza è stata clamorosa e Netflix, soddisfatta dei 40 milioni di visualizzazioni previsti nel primo mese, ha già deciso di rinnovarla per una seconda stagione, che verrà girata questa primavera.

Un successo meritatissimo per una serie che è riuscita nel difficile compito di creare una storia corale con personaggi credibili, ripercorrendo temi familiari con uno sguardo fresco e innovativo.

Perché funziona

Gli elementi portanti del teen drama ci sono tutti: gli atleti e le ragazze popolari con l’ape regina in puro stile Mean Girls, i bravi ragazzi un po’ imbranati che sperano di smettere di essere invisibili, la cattiva ragazza che nasconde un talento straordinario. Il tutto però rimescolato secondo la sensibilità dei millennials, una scelta che si nota anche dal cast multietnico e dalla presenza di numerosi personaggi LGBT.

Personaggi azzeccati

Il nostro protagonista, l’adorabile e allampanato Otis (Asa Butterfield), vive in una casa molto particolare. Al piano di sopra c’è la sua camera, al piano di sotto lo studio dove sua madre accoglie i pazienti e organizza terapie di gruppo. Il viavai continuo di persone in terapia e le conquiste amorose della madre gli rendono molto difficile avere un po’ di intimità. La dottoressa Jean Milburn (Gillian Anderson, già protagonista di X-Files e The Fall), donna meravigliosamente sopra le righe, è una sessuologa, il che permette a Otis di avere idee molto chiare su un argomento di cui in realtà non ha alcuna esperienza diretta. Una saggezza che non sfugge a Maeve (Emma Mackey), l’outsider cool della scuola, che intuendo il potenziale di Otis lo recluta per fare terapia sessuale agli studenti del liceo di Moordale. Maeve si porta dietro una reputazione molto scomoda e viene da un contesto familiare difficile, ma è una ragazza brillante e Otis non ci mette molto a superare l’iniziale imbarazzo e stringere con lei un legame più profondo. Situazione che costringe il migliore amico di Otis, Eric (Nkudi Gatwa), a smettere di essere la sua ombra e trovare il modo per riscattarsi dall’impopolarità disastrosa che lo perseguita. A completare il cast c’è un piccolo gruppo di studenti che fornisce a Otis e Maeve una clientela variegata con piccoli e grandi problemi, non sempre di natura sessuale.

I “clienti” e le storie in cui riconoscersi

Il loro primo cliente è l’aggressivo e taciturno Adam (Connor Swindells), che dietro i suoi comportamenti da bullo nasconde ansia da prestazione e un pessimo rapporto con il padre. Seguono l’adorabile svampita Aimee (Aimee Lou Wood), parte del gruppo delle ragazze popolari ma segretamente grande amica di Maeve, abituata da sempre a compiacere tutti e a non chiedersi mai cosa vuole, e la promessa del nuoto Jackson (Kedar Williams-Stirling), che si sente addosso troppe aspettative e vorrebbe vivere una vita più normale.

Come suggerisce il titolo, il trio di autori composto da Laurie Nunn, Ben Taylor e Kate Herron si è proposto anche qualche intento educativo, trattando con molta delicatezza una serie di tematiche complesse, dall’aborto alla transfobia.

America o Inghilterra?

Per essere una produzione britannica, interpretata in gran parte da giovani talenti inglesi, Sex Education ha un sapore molto americano. I suoi creatori ammettono di essersi ispirati alla filmografia di John Hughes, sceneggiatore di grandi classici come The Breakfast Club e Bella in rosa, il che spiega il senso di déjà-vu che si prova nel guardare le ambientazioni. La città di Moordale è un non-luogo che sembra uscito da un patchwork televisivo-cinematografico. Inserendosi nel filone citazionista delle produzioni originali di Netflix, gli autori hanno preso in prestito le atmosfere dei licei americani degli anni ’80 (i corridoi con gli armadietti, le mense, i campus, le biciclette, la musica) e le hanno trasportate come per magia tra i boschi del Galles, dove sono stati girati la maggior parte degli episodi. Un esperimento bizzarro che ha funzionato alla perfezione, regalandoci il meglio di due mondi: la capacità tutta inglese di affrontare il sesso in maniera realista e originale e la familiarità delle dinamiche dei licei americani.