10/11/2025

Serie tv: Lino Guanciale torna a interpretare Il Commissario Ricciardi e sorride un po’ di più

Laura Frigerio
A cura di Laura Frigerio
Pubblicato il 10/11/2025 Aggiornato il 10/11/2025

Il 10 novembre, in prima serata su Rai1, debutta la terza stagione de Il Commissario Ricciardi interpretato come sempre da Lino Guanciale

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Il lunedì su Rai1 è sempre all’insegna della fiction e dei suoi amatissimi personaggi. Dopo aver seguito le nuove avventure di Blanca, è arrivato il turno dei nuovi casi de Il Commissario Ricciardi. La terza stagione della serie tv con protagonista l’amato personaggio nato dalla penna di Maurizio de Giovanni (una coproduzione Rai Fiction e Clemart srl) ci aspetta dal 10 novembre, per quattro prime serate.

Nei panni di Luigi Alfredo Ricciardi (che unisce al suo intuito investigativo la capacità di vedere i fantasmi delle persone morte in modo violento e ascoltarne l’ultimo pensiero) troviamo come sempre Lino Guanciale.

Nel cast anche Antonio Milo, Maria Vera Ratti, Enrico Ianniello, Veronica D’Elia, Serena Iansiti, Fiorenza D’Antonio, Adriano Falivene. La regia è di Gianpaolo Tescari.

Indagini, sentimenti e segreti

Siamo a Napoli, nel dicembre 1933. Nonostante i suoi tormenti, un pizzico di serenità entra nella vita del Commissario: dopo un lungo corteggiamento con la sua dirimpettaia Enrica Colombo, ha avuto il coraggio di dichiararsi al padre della sua innamorata. I due cominciano quindi a frequentarsi ufficialmente, pur dovendo affrontare le continue resistenze della madre di lei. Per Ricciardi, inoltre, resta il problema principale: la sua promessa sposa è all’oscuro del suo dono di vedere gli spiriti, un segreto opprimente che lui non riesce a rivelare a nessuno.

Intanto la perdita del figlio Luca torna dal passato a tormentare il brigadiere Maione, mentre il dottor Modo deve aiutare il figlio di Lina, l’amata prostituta drammaticamente uccisa dalle percosse della banda di ragazzi di strada di cui faceva parte anche il ragazzo.

Livia invece fa coppia con il Maggiore Manfred (ex pretendente di Enrica) dopo essersi concessa a lui per salvare la vita al Commissario: però questo non la libera dalla morsa sempre più stretta di Falco, esponente della polizia politica che è mosso non solo dalla fede verso il regime fascista, ma anche dalla gelosia nei confronti della donna della quale è innamorato.

Prosegue anche l’amicizia fra Ricciardi e la contessa Bianca Palmieri di Roccaspina: una sintonia che ancora una volta si intreccia con le indagini condotte dal Commissario e che costringe la contessa a una scelta che potrebbe macchiare per sempre la sua reputazione.

La parola a regista e protagonista

«Questa serie è affascinante anche per via della sua ambientazione negli anni’30 durante il fascismo, con il Commissario che non riesce a curare quel suo elemento di follia che gli permette di vedere i fantasmi» – dice il regista Gianpaolo Tescari durante la conferenza stampa – «Ricciadi è un nobile che fa il commissario, ma che rispetto al fascismo prende le distanze, come se non lo riconoscesse. Diciamo è che antifascista nell’anima».

«Ebbene sì: vedrete il Commissario più sorridente, perché siamo arrivati al momento della storia in cui si verifica quella apertura al mondo tanto atteso da chi è appassionato della serie letteraria come della nostra versione televisiva. Lui si abbandona a un pezzetto di felicità attraverso l’amore. Questa apertura verso l’esterno arriva in virtù della decisione finale della seconda stagione quando chiede al padre il permesso di frequentare la figlia. Una cosa che per lui rappresenta una sorta di apocalisse, una esperienza fuori controllo» – spiega Lino Guanciale – «Io come attore mi sono divertito molto, perché non sono più stato impegnato a tenere il personaggio, ma mi sono goduto la gioia di rincorrerlo». E aggiunge: «Questa è un serie atipica, perché di solito a funzionare sono i protagonisti estroversi. Ricciardi si misura invece con una condizione limite, di cui è a conoscenza solo lui (insieme agli spettatori). L’intenzione, fin dall’inizio, è stata quella di non cambiare il linguaggio rispetto alla serie letteraria (che ha avuto un grande successo), quindi se ne ritrovano i temi e i tempi oltre che uno stile che in qualche modo è una firma, un brand».