Prima della Scala 2025: una Lady Macbeth di grande modernità
“Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk” di Dmitrij Šostakovič, inaugura la stagione scaligera. Poco nota al grande pubblico, parla anche alla sensibilità di oggi con un intreccio (purtroppo) attualissimo di amore e morte
“Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk” è il titolo dell’opera che apre la stagione 2025-26 del Teatro alla Scala di Milano: la prima del 7 dicembre, attesissima dai melomani ma anche dagli amanti dei risvolti mondani, è un debutto storico perché il compositore che le diede vita, il russo Dmitrij Šostakovič, non ha mai avuto l’onore di un’inaugurazione scaligera. Sul podio il maestro Riccardo Chailly è alla sua dodicesima direzione di una Prima, mentre la regia è del giovane debuttante russo Vasily Barkhatov.
Il musicista russo, che è anche co-librettista dell’opera, viene celebrato in occasione del 50° anniversario della morte.
Un’opera dedicata alla condizione della donna
L’opera nasce, nelle intenzioni di Šostakovič, come prima parte di un trittico dedicato alla condizione della donna e, alla prima del 1934, riscuote un successo enorme. «E’ un soggetto scabroso, che richiedeva tanto coraggio per un compositore di 24 anni» commenta il Maestro Chailly. Non a caso, per il suo linguaggio moderno e per l’audacia dei temi trattati, verrà bandita e censurata a lungo nella Russia di Stalin, addirittura riproposta trent’anni dopo da Šostakovič in una nuova versione epurata. Ma la Scala riprende la Lady Macbeth del distretto di Mcensk originale.
Allacciate le cinture
La vicenda, tratta da una novella scritta da Nikolaj Leskov nel 1865, è ambientata nella Russia zarista e la protagonista, Katerina Lvovna Izmajlova (il soprano Sara Jakubiak), vive una vita monotona, opprimente, priva di amore in una società patriarcale arcaica e angusta. Il marito Zinovij (il tenore Yevgeny Akimov), sterile, è un inetto che si disinteressa a lei, mentre il prepotente suocero, Boris (il basso Alexander Roslavets), oltre a pretendere di comandarla ha mire anche sessuali sulla nuora. Alla ricerca di evasione e di riscatto, Katerina si innamora di un fascinoso lavorante della tenuta di famiglia, Sergej (il tenore Najmiddin Mavlyanov), e con l’amante arriverà a compiere una serie di delitti: avveleneranno infatti il suocero e uccideranno il marito, per essere poi arrestati e condannati al campo di prigionia in Siberia. Nel finale, tradita da Sergej con una donna più giovane, si toglierà la vita gettandosi con lei nelle acque gelide di un fiume («Tutto ciò che posso dire è… allacciatevi le cinture» scherza Sara Jakubiak).
In cerca di emancipazione e felicità
In apparenza crudele e priva di scrupoli come la Lady Macbeth shakespeariana, Katerina è in realtà una donna sola, una vittima, cui Šostakovič guarda con simpatia: è alla ricerca di emancipazione e di felicità, quasi una femminista ante litteram, e per questo parla anche alla nostra sensibilità, nonostante i suoi gesti estremi. «È la storia in fondo semplice di una donna che vuole fuggire verso la libertà: lo fa in modo drammatico e violento, ma aspira soltanto alla felicità umana. E per concentrare l’attenzione sull’aspetto psicologico della protagonista e degli altri personaggi, abbiamo trasportato l’azione da un villaggio russo di metà Ottocento a una città degli anni Cinquanta del Novecento» racconta il regista. Gli fa eco lo scenografo Zinovy Margolin: «Non volevamo portare in scena la provincia russa, ma un ambiente cittadino che ci pareva più adatto. Vedrete il contrasto fra ambienti sfarzosi e ambienti poveri, di cui comprenderete il significato durante la rappresentazione».
Dove vederla
Lo spettacolo si può seguire live sulle TV e sulle piattaforme streaming di tutto il mondo. In Italia viene trasmesso in diretta su Rai 1, Rai Play, Rai Radio 3 e in un gran numero di cinema e di teatri.
A Milano, poi, arriva anche quest’anno un momento partecipatissimo, la Prima Diffusa, il progetto culturale che per una settimana porta gratuitamente in tutta la città l’opera protagonista della prima scaligera.
Sono in programma oltre 60 eventi fra guide all’ascolto, conferenze, concerti e iniziative che rimandano alla prima e poi, il 7 dicembre, la proiezione dello spettacolo in oltre 30 sedi in tutti i quartieri, dal centro alle zone periferiche, con più di 10.000 posti disponibili. Fra i luoghi scelti si contano l’Ottagono della Galleria, molti teatri (fra cui, debuttante, il Teatro della Quattordicesima), la Casa delle donne, svariati centri di documentazione culturale, centri diurni per disabili, le carceri di San Vittore e di Opera, il Pio Albergo Trivulzio, il Liceo Virgilio, l’Università Bocconi e moltissimi altri.
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