30/01/2020

Luna nera: la caccia alle streghe (italiane) è su Netflix

Veronica Colella Pubblicato il 30/01/2020 Aggiornato il 30/01/2020

Tra realtà e fantasia, la storia della caccia alle streghe nel Lazio durante il Seicento raccontata interamente dalle donne

luna nera

Luna nera, serie di Fandango disponibile su Netflix a partire dal 31 gennaio, racconta la caccia alle streghe come una vera e propria lotta di genere, tra un sapere femminile disprezzato e perseguitato e un potere (maschile) che cerca di annullarlo. La protagonista è Antonia Fotaras, la ragazza dai capelli rossi de Il nome della rosa, qui nei panni di una levatrice accusata di stregoneria. 

La trama, tra storia e fantasia

La sedicenne Adelaide (Antonia Fotaras), vive con il fratellino Valente e con la sua tutrice in un piccolo paesino del Lazio, nel XVII secolo. Dopo aver assistito ad un parto difficile che si conclude con la morte del neonato, la sua vita viene sconvolta dalle accuse di stregoneria che piovono prima sulla sua anziana tutrice e poi su di lei. Nonostante le proteste di Pietro (Giorgio Belli), razionale e convinto della sua innocenza, le donne vengono condannate al rogo. Ade però riesce a fuggire con il fratellino, rifugiandosi in un bosco dove troverà ad accoglierla una comunità di donne che si sussurra pratichino la magia nera, custodi di saperi che senza di loro sarebbero perduti e a cui Ade verrà iniziata in attesa che si compia una Profezia. Non sarà facile per lei scegliere a chi essere fedele, se alle sue nuove sorelle o all’amore per Pietro, che scoprirà essere il figlio di Sante (Giandomenico Cupaiolo), capo dei cacciatori di streghe – i Benandanti – al servizio della Chiesa.

Il punto di vista delle donne

La premessa del romanzo da cui è tratta la serie, ovvero Le città perdute di Tiziana Triana – primo volume della trilogia Luna nera, in corso di pubblicazione per Sonzogno – è sicuramente originale. Mescolando fantasy e storia, prende spunto dalla guerra tra i “nati con la camicia” e le streghe. Nel Friuli del Seicento, infatti, chi nasceva con il sacco amniotico intatto (uomo o donna che fosse) era considerato in grado di proteggere la fertilità dei campi, in scontri che si tenevano quattro volte l’anno. I Benandanti, armati di rami di finocchio, si battevano a campo aperto contro le streghe, armate di rami di sorgo… ma questo avveniva in spirito, lasciando il corpo al sicuro nel suo letto. Nel romanzo e nella serie, invece, i Benandanti sono diventati una figura molto più cupa, che incarna ottusità e bigottismo e non risparmia la violenza.

L’idea dell’autrice è di restituire alla storia il punto di vista mancante, quello delle donne, ma cambiando un po’ le carte in tavola per non farsi sfuggire l’occasione di raccontare una storia d’amore alla Romeo e Giulietta.

Un team creativo tutto femminile

Di sicuro la serie supererà con successo test di Bechdel, ovvero quello che mette alla prova film o telefilm perché le donne sullo schermo abbiano qualcosa da dirsi che non sia relativo a un uomo. Tutto il team creativo è infatti composto da donne: alla regia si alternano Francesca Comencini, Susanna Nicchiarelli e Paola Randi, mentre la sceneggiatura è stata curata da Francesca Manieri, Laura Paolucci e Vanessa Picciarelli, in collaborazione con l’autrice del romanzo. Il cast, davvero ricchissimo, è composto da Barbara Ronchi (Antalia, la madre di Ade), Giada Gagliardi (Valente), Manuela Mandracchia (Tebe) Adalgisa Manfrida (Persepolis), Lucrezia Guidone (Leptis), Federica Fracassi (Janara), Camille Dugay (Aquileia), Giulia Alberoni (Petra), Martina Limonta (Segesta) e Gloria Carovana (Cesaria), Filippo Scotti (Spirto), Gianmarco Vettori (Nicola) Aliosha Massine (Benedetto), Nathan Macchioni (Adriano), Roberto De Francesco (Marzio Oreggi) e Gaetano Aronica (padre Tosco).