09/01/2023

Il Nostro Generale: Sergio Castellitto è Carlo Alberto Dalla Chiesa

Laura Frigerio
A cura di Laura Frigerio
Pubblicato il 09/01/2023 Aggiornato il 09/01/2023

In onda dal 9 gennaio, su Rai1, la serie Il Nostro Generale che racconta la storia del Nucleo speciale antiterrorismo creato dal Generale Dalla Chiesa. A interpretarlo uno straordinario Sergio Castellitto

Il nostro generale

Il 3 settembre scorso è stato il quarantesimo anniversario dalla strage di Via Carini, durante la quale morirono il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la sua seconda moglie, Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo. Per ricordare l’operato di Dalla Chiesa e raccontare la storia del Nucleo speciale antiterrorismo da lui creato, è stata realizzata una serie dal titolo Il Nostro Generale, diretta da Lucio Pellegrini e Andrea Jublin, che andrà in onda su Rai 1 per quattro prime serate a partire dal 9 gennaio (a seguire 10, 16 e 17 gennaio).

A interpretare il Generale è uno straordinario Sergio Castellitto, affiancato da un ottimo cast.

Accanto a lui troviamo infatti Antonio Folletto (che è anche la voce narrante), Teresa Saponangelo (nei panni di Dora Fabbo, prima moglie di Dalla Chiesa), Flavio Furno, Andrea Di Maria, Viola Sartoretto, Stefano Rossi Giordani, Romano Reggiani, Cecilia Bertozzi, Camilla Semino Favro, Luigi Imola, Alessio Praticò e Claudia Marchiori.

Una storia da non dimenticare

Il Nostro Generale (una coproduzione Rai Fiction-Stand By Me, prodotta da Simona Ercolani) è una serie particolarmente preziosa, non solo a livello emotivo ma anche storiografico. Il nome di Carlo Alberto Dalla Chiesa viene il più delle volte associato alla lotta alla mafia, ma è importante ricordare anche quella da lui intrapresa negli anni’70 (quando era a Torino) contro le Brigate Rosse. Lui creò un Nucleo speciale antiterrorismo, composto da giovanissimi e coraggiosi Carabinieri, che combattè (con importantissimi risultati) una vera e propria guerra per la difesa della democrazia. Tutto è stato ricostruito con attenzione, con l’inserimento di filmati originali dell’epoca, ma soprattutto con la consulenza storica di Giovanni Bianconi e con il coinvolgimento della famiglia Dalla Chiesa (in particolare dei figli Rita, Nando e Simona), dei veri membri del Nucleo e di alcuni magistrati che hanno partecipato alle indagini e istituito i processi. È per questo che riteniamo sia importante vedere la serie, in particolare per i più giovani ormai disabituati a guardare al passato e a riflettere su di esso.

La testimonianza di Rita e Nando Dalla Chiesa

Alla conferenza stampa di presentazione de Il Nostro Generale erano presenti Rita e Nando Dalla Chiesa, evidentemente emozionati. «Noi tre abbiamo avuto un papà molto presente e mia madre un marito che, nonostante non ci fosse sempre, era innamoratissimo di lei. Si erano conosciuti quando lei aveva 15 anni e lui 18 e hanno vissuto un grandissimo amore. Teresa Saponangelo ha interpretato magistralmente mia madre, di solito poco raccontata. Lei era la “cassaforte” di mio padre, lui infatti le raccontava qualunque cosa e lei incamerava tutto, non facendone parola con noi. Era una donna che ha costruito intorno a sé una sicurezza di affetti. Di papà ricordo la lealtà, il rispetto nei confronti di chiunque, la trasparenza delle sue azioni e l’amore infinito che aveva per i suoi Carabinieri, in particolare per quelli del suo nucleo che considerava come dei figli».

«Mio padre è stato un uomo delle Istituzioni. Lui non mi ha mai letto la Costituzione, ma me l’ha insegnata con i fatti e con le scelte che compiva con coraggio. Mi ricordo ancora la frase che mi disse durante la nostra ultima vacanza: “Certe cose non si fanno per coraggio, si fanno solo per guardare più serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei nostri figli”».

La parola al cast

«Questa è una storia che non è mai stata narrata in maniera lineare e noi abbiamo avuto l’opportunità di raccontare dieci anni in cui si è vissuta una vera e propria guerra civile. Ho cercato di restituire quella sensazione di tensione che si respirava negli anni’70, girando nei luoghi reali, con un approccio emozionale molto intenso che spero possa essere condiviso anche dal pubblico» – spiega il regista Lucio Pellegrini.

«Se andate a guardare i manuali di storia su cui studiano i ragazzi a scuola noterete che arrivano fino a poco dopo la Seconda Guerra Mondiale. È come se le vicende di Dalla Chiesa, come di altri uomini straordinari, siano ancora un’inchiesta aperta. Non riusciamo ad archiviare questi fatti attraverso delle analisi fredde e distaccate, scientifiche, perché il dolore è ancora vivo» – dice invece Sergio Castellitto – «Il Generale Dalla Chiesa ha sempre vissuto con l’uniforme, ma era sostanzialmente un uomo di pace, legato a sentimenti nobili come l’onestà e il senso del dovere».

Come si è preparato a questo ruolo? «Ho avuto la fortuna di poter passare del tempo con Rita, che mi ha raccontato cose preziosissime, anche del del loro rapporto familiare, poi ho cercato di superare il problema della performance e raccontare una storia».

«È difficile interpretare una donna che vive nel ricordo dei figli» – sottolinea Teresa Saponangelo – «La mia preoccupazione era restituire una verità emotiva più che biografica e rispetto a questo mi ha aiutato tanto parlare con Rita, che mi ha raccontato alcuni momento della loro quotidianità». E continua: «Dora è ricordata meno nella storia del Generale, perché nell’82 con lui è morta la seconda moglie, ma lei ha vissuto anni al fianco di questo uomo così autorevole e il suo ruolo è stato fondamentale per tenere unita la famiglia. È una donna di quei tempi, quindi ho cercato di ricostruirla nella gestualità e in una manifestazione d’affetto più contenuta, ma sempre in ascolto».

C’è poi Antonio Folletto, che interpreta Nicola ovvero uno dei componenti del Nucleo nonché voce narrante: «Sono stati quattro mesi di lavoro bellissimi e il momento più emozionate è stato sicuramente quando abbiamo conosciuto i veri componenti del Nucleo speciale antiterrorismo. Nonostante vengano spesso dimenticati, ma sono stati degli eroi che a vent’anni hanno difeso la democrazia».