03/09/2025

Venezia 82: Valeria Bruni Tedeschi è Eleonora Duse

Laura Frigerio
A cura di Laura Frigerio
Pubblicato il 03/09/2025 Aggiornato il 03/09/2025

Tra i film italiani in concorso alla 82esima Mostra del Cinema di Venezia arriva Duse di Pietro Marcello. A interpretare la Divina c'è Valeria Bruni Tedeschi

Venezia, 82nd Venice International Film Festival 2025 - giorno 8. Photocall del film “Duse”. Nella foto Valeria Bruni Tedeschi

A sei anni di distanza da Martin Eden (che vide Luca Marinelli vincere la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile), il regista italiano Pietro Marcello torna in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia con Duse, film che racconta la grande attrice italiana vissuta a cavallo tra l’800 e il ‘900. A interpretarla un’altra attrice straordinaria ovvero Valeria Bruni Tedeschi (che ritroveremo anche nel film di chiusura, Chien 51 di Cédric Jimenez ). Nel cast di Duse troviamo poi Fanni Wrochna, Noémie Merlant, Fausto Russo Alesi, Edoardo Sorgente, Vincenzo Nemolato, Gaja Masciale, Vincenza Modica, Mimmo Borrelli, Savino Paparella, Vincenzo Pirrotta, Federico Pacifici, Marcello Mazzarella e Noémie Lvovsky.

L’attesa per vederlo in sala sarà breve. Il film uscirà nei cinema italiani il 18 Settembre distribuito da PiperFilm.

 

Il racconto del ritorno sul palcoscenico della Divina

Il film si concentra su un particolare periodo della vita di Eleonora Duse. La Divina (come veniva chiamata), con una leggendaria carriera che sembra ormai conclusa torna a sentire fortissimo, proprio durante i tempi feroci tra la Grande Guerra e l’ascesa del fascismo, il richiamo del palcoscenico.

Per lei è una vera e propria urgenza, ha la profonda necessità di riaffermare sé stessa in un mondo che cambia inesorabilmente e che minaccia di toglierle tutto, persino l’indipendenza che ha conquistato con il lavoro di tutta una vita. Inaspettati rovesci finanziari la mettono di fronte a una scelta e così, ancora una volta, Eleonora sceglie il teatro come unico spazio di verità e di resistenza.

Con la sua arte come unica arma, sfida il tempo e il disincanto, trasformando ogni parola e ogni gesto in un atto rivoluzionario. Però il prezzo della bellezza contro la brutalità del potere e della Storia è alto, gli affetti sembrano dissolversi e la sua salute si aggrava.

Eppure, Eleonora affronterà l’ultimo viaggio dimostrando che si può rinunciare alla vita stessa, ma mai alla propria natura.

La parola a regista e protagonista

«Sono rimasto affascinato da questo personaggio e, fin dal soggetto, ho pensato a Valeria Bruni Tedeschi» – spiega il regista Pietro Marcello – «Questo non è un biopic bensì il racconto dello spirito e delle fragilità di Eleonora Duse, una donna ottocentesca che si affaccia sul secolo breve». E aggiunge: «Purtroppo il suo lascito è esiguo: ci sono tante foto, il film Cenere e una registrazione audio andata perduta, ma Valeria è riuscita a interpretarla in uno stato di grazia».

«Quando ero giovane avevo una coach del metodo Strasberg, che ci parlava tantissimo della Duse, perché lei aveva portato a dei cambiamenti nel mondo della recitazione, in quanto cercava la verità. Così, quando Pietro mi ha proposto questo film, mi sono subito connessa spiritualmente con la mia coach (che è venuta a mancare 15 anni fa), ma anche con Eleonora Duse. Le ho chiesto di venire con me, come una persona incontrata su un treno con cui poi sarei diventata amica. Ecco, ho cercato di diventare amica della Duse, di esserle vicina, di volerle bene e desideravo anche che lei volesse bene a me: spero che con questo film succeda, che la Duse mi voglia un po’ di bene alla fine» – racconta Valeria Bruni Tedeschi – «Ho letto delle biografie su di lei e soprattutto le lettere che lei aveva scritto alla figlia Enrichetta, che sono un vero tesoro e mi hanno molto ispirata». Sul rapporto tra la Duse e il fascismo spiega: «Non era dalla parte di Mussolini, semplicemente ad un certo punto si è sbagliata. Per ingenuità e presunzione pensava di poter ottenere da lui un teatro e di andare contro l’arroganza e la brutalità del fascismo e vincere, ma si è sbagliata. Sbagliarsi fa parte dell’essere umano, io non ho interpretato un personaggio perfetto. E poi i personaggi perfetti non sono interessanti da raccontare». Cosa hanno in comune lei e la Divina? «Per me, come per lei, il lavoro è ossigeno. Poi anch’io piango molto e non mi sento una star. Per Eleonora Duse era più importante migliorarsi umanamente. La sua umanità e l’attenzione alle fragilità degli altri mi commuove. Penso che la fragilità sia importante da raccontare oggi, in un mondo in cui sembra siano i forti a dover vincere».