04/09/2025

Venezia 82: Barbara Ronchi è Elisa, la protagonista inquieta del film di Leonardo Di Costanzo

Laura Frigerio
A cura di Laura Frigerio
Pubblicato il 04/09/2025 Aggiornato il 04/09/2025

Elisa, il film di Leonardo Di Costanzo, presentato in concorso alla 82esima Mostra del Cinema di Venezia, sarà in sala da domani

Venezia, 82nd Venice International Film Festival 2025 - giorno 8 - arrivi Imbarcadero Hotel Excelsior - Nella foto: Barbara Ronchi

A quatto anni di distanza da Ariaferma, il regista Leonardo Di Costanzo torna al Lido. Tra i film italiani in concorso alla 82esima Mostra del Cinema di Venezia c’è infatti anche il suo Elisa, che vede protagonista la bravissima Barbara Ronchi. Nel cast anche Roschdy Zem, Diego Ribon e Valeria Golino.

Il film è liberamente ispirato agli studi e alle conversazioni dei criminologi Adolfo Ceretti e Lorenzo Natali nel saggio Io volevo ucciderla.

Quando potremo vederlo? Non dovremo aspettare molto: sarà infatti nelle sale dal 5 settembre grazie a 01 Distribution.

La ricerca della redenzione

Elisa ha 35 anni ed è in carcere da dieci, condannata per avere, senza motivi apparenti, ucciso la sorella maggiore e averne bruciato il cadavere.

La donna sostiene di ricordare poco o niente del delitto, come se avesse alzato un velo di silenzio tra sé e il passato. Però quando decide di incontrare il criminologo Alaoui e partecipare alle sue ricerche, in un dialogo teso e inesorabile i ricordi iniziano a prendere forma, e nel dolore di accettare fino in fondo la sua colpa Elisa intravede, forse, il primo passo di una possibile redenzione.

La parola a regista e cast

«Ho raccontato la colpa in vari film, però l’attenzione era sempre focalizzata sulla società che doveva convivere con il personaggio. Quando ho letto il manoscritto di Adolfo Ceretti e Lorenzo Natali ho trovato interessante il punto di vista dei criminologi e l’idea trasformativa che c’era in questo approccio, considerando il personaggio come essere umano in modo da poter lavorare sul suo possibile cambiamento» – spiega il regista Leonardo Di Costanzo.

«La cosa che mi ha colpito è che noi avevamo le parole, il libro, la sceneggiatura ma in fondo non sapevamo dove ci avrebbe portato esattamente questa storia» – racconta Barbara Ronchi – «All’inizio sembra che Elisa intraprenda il percorso con il bisogno di parlare di sé, come se non lo facesse con nessuno da anni, poi ho avuto la sensazione che grazie al dialogo con il criminologo capisca che il senso di colpa è un sentimento passivo e che il punto di vista attivo era scendere in profondità per capire i motivi della rimozione. Così il bisogno narcisistico di parlare diventa il bisogno di conoscersi per tornare nella società. Per lei infatti il carcere è una protezione, la sua paura è ciò che può trovare fuori».

«Io interpreto invece il padre, che compie un gesto che personalmente ritengo rivoluzionario e incomprensibile per la società ovvero porge la mano a quella figlia che lo ha fatto precipitare nella tragedia, perché si immagina una ipotesi di futuro non solo per lei ma anche per lui» – dice Diego Ribon.

«Io invece mi sono reso conto che le nostre menti non sono fatte per comprendere chi commette un crimine. Il criminologo deve provarci andando a cercare la loro parte di umanità. Ho trovato questa dinamica appassionante» – sottolinea Roschdy Zem.

E infine Valeria Golino dichiara: «Il mio personaggio è speculare a tutto ciò che è stato detto, lei con sua presenza riporta il film a delle domande. Nel momento in cui si parla di questioni etiche non potrei dare delle risposte che siano definitive, quando lo fai ti schianti. Come attrice avevo voglia di entrare in questo mondo così rigoroso e austero di Leonardo, sia della forma che dei concetti».