11/08/2019

Valerio Mastandrea: per lui un anno di riconoscimenti

Veronica Colella Pubblicato il 11/08/2019 Aggiornato il 11/08/2019

Questo è un periodo di grandi soddisfazioni per Valerio Mastandrea, richiestissimo come interprete e ora anche apprezzato regista

Valerio Mastandrea

Per Valerio Mastandrea è un anno di riconoscimenti, tra il premio alla carriera all’Ischia Film Festival e i primi consensi internazionali per Ride (2018), il suo esordio alla regia, per cui è stato insignito di un Silver George al Festival Internazionale di Mosca. In attesa di vederlo nei panni dell’ispettore Ginko nel Diabolik dei Manetti Bros., ecco una breve panoramica della sua sterminata filmografia.

La carriera

Meritarsi un premio alla carriera a soli 47 anni non è da tutti, ma del resto la sua vocazione per lo spettacolo era chiara fin dal momento in cui ha deciso di lasciare l’università per il Maurizio Costanzo Show. Dagli studi televisivi al cinema il passo è stato brevissimo, con piccoli ruoli in film come L’anno prossimo vado a letto alle dieci di Angelo Orlando (1995) e Palermo Milano Solo Andata di Claudio Fragasso (1995), in cui ha recitato insieme a Raoul Bova, Ricky Memphis e Stefania Rocca. In Cresceranno i carciofi a Mimongo di Fulvio Ottaviano (1996) è riuscito a rubare la scena al protagonista Daniele Liotti, ma è con Tutti giù per terra di Davide Ferrario (1997) che ha iniziato a farsi notare davvero.

Tanti riconoscimenti

Al cinema è talmente richiesto da avere in cartellone un film all’anno, tra cui Domani di Francesca Archibugi (2001), il mockumentary di Ettore Scola Gente di Roma (2003), Il caimano di Nanni Moretti (2006), Piano 17 dei Manetti Bros. (2006), Tutta la vita davanti di Paolo Virzì (2008) e il drammatico Ruggine di Daniele Gaglianone (2011). Per di più, anche le giurie lo amano: dal 2008 è diventato una presenza fissa ai David di Donatello, con una pioggia nomination come miglior attore per Non pensarci di Gianni Zanasi (2007), Good Morning Aman di Claudio Noce (2009), La prima cosa bella di Paolo Virzì (2010), Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana (2012), Gli equilibristi di Ivano di Matteo (2012), Viva la libertà di Roberto Andò (2013), Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese (2016), Fiore di Claudio Giovannesi (2016), Fai bei sogni di Marco Bellocchio (2016), The Place di Paolo Genovese (2017), Euforia di Valeria Golino (2018) e Domani è un altro giorno di Simone Spada (2019). Ne ha vinti quattro, oltre a un Nastro d’argento e aun Ciak d’oro.

L’esperienza come regista

Ride (2018) è un film fortemente voluto, con una gestazione durata 15 anni. “Una storia piccola e silenziosa, non paracula” sulla questione irrisolta delle morti sul lavoro in Italia, di cui aveva già parlato nel cortometraggio del 2005 Trevirgolaottantasette. L’idea di raccontare una di queste storie dal punto di vista di chi rimane, come Carolina (interpretata da Chiara Martegiani), è maturata dopo aver letto le tante interviste alle vedove, a cui la società non lascia elaborare il lutto in modo sano. Da un lato la società sembra essersi assuefatta a questo genere di tragedie, la cui copertura mediatica spesso si limita ai funerali, dall’altro continua a chiedere alle famiglie delle vittime di trasformare un dolore privato in una performance pubblica.

L’amore

La relazione con Chiara Martegiani, sua compagna da un anno e mezzo, è sopravvissuta all’esperienza surreale di girare insieme questo film, “una cosa bella e tremenda” che al solo pensiero aveva chiuso lo stomaco ad entrambi.

Lui ha scelto di dirglielo al ristorante ed erano entrambi così commossi e nervosi che hanno digiunato e si sono portati via la cena nella doggy bag.

Prima di lei è stato fidanzato con la collega Paola Cortellesi e sposato con l’attrice e autrice televisiva Valentina Avenia, con cui ha avuto il figlio Giordano nel 2010.