27/11/2023

Serie tv: Alessio Boni è il Maresciallo Fenoglio. E gioca a scacchi con la criminalità

Laura Frigerio
A cura di Laura Frigerio
Pubblicato il 27/11/2023 Aggiornato il 27/11/2023

Debutta su Rai1 Il Metodo Fenoglio, la nuova serie tv tratta dalla trilogia letteraria di Gianrico Carofiglio. Protagonista è Alessio Boni

Alessio Boni

Il lunedì di Rai1 continua ad essere all’insegna della fiction di qualità. Il 27 novembre, in prima serata, debutta uno dei titoli più attesi della stagione ovvero Il Metodo Fenoglio. Tratta dal romanzo L’estate fredda di Gianrico Carofiglio (che fa parte della trilogia Il Maresciallo Fenoglio), la serie (una coproduzione Rai Fiction-Clemart srl, distribuita da Beta Film) è diretta da Alessandro Casale e vede come protagonista Alessio Boni. Al suo fianco troviamo Paolo Sassanelli, Giulia Vecchio, Giulia Bevilacqua, Francesco Centorame, Alessandro Carbonara, Francesco Foti, Pio Stellaccio, Gianpiero Borgia, Michele Venitucci, Marcello Prayer, Bianca Nappi e Betti Pedrazzi.

Gli appuntamenti settimanali saranno in totale quattro.

Non solo criminalità locale

Siamo a Bari, nel 1991. Il maresciallo piemontese Pietro Fenoglio è uno degli esponenti di spicco del Nucleo Operativo dell’Arma dei Carabinieri.

Durante le sue ultime indagini ha cominciato a nutrire un sospetto che lo sta ossessionando: è infatti convinto che la criminalità locale non sia più composta solo da un manipolo di bande rivali, ma che sia nata una vera e propria mafia barese.

Eppure le sue indagini personali non trovano ancora riscontri pratici e vedono l’opposizione del suo superiore, il colonnello Valente.

Nei giorni successivi all’incendio doloso del Teatro Petruzzelli, la tensione è alle stelle: agguati, uccisioni e casi di lupara bianca creano un clima di terrore che rende impossibile la vita in città. Fenoglio non riesce a decifrare le ragioni di quell’esplosione di violenza senza precedenti, finché non emerge un fatto inatteso e sconvolgente: il figlio di Nicola Grimaldi, il boss più potente e spietato del territorio, è stato sequestrato.

Durante le indagini svolte in collaborazione con l’appuntato Pellecchia e guidate dalla PM Gemma D’Angelo, Fenoglio vuole vederci chiaro. Scopre che il boss ha pagato un riscatto per riavere suo figlio, ma che il bambino non è mai tornato a casa.

I sospetti di tutti si concentrano su Vito Lopez, ex braccio destro del boss Grimaldi: la fortissima amicizia che li ha legati per anni, è infatti entrata in crisi ed è sfociata in una lotta fratricida e mortale. Ma è davvero Lopez l’artefice della faida oppure è solo un ennesimo capro espiatorio in una guerra criminale senza vincitori né vinti?

La parola ad Alessio Boni

«Nasce tutto tre anni fa da un pranzo, durante il quale abbiamo parlato dei romanzo di Gianrico Carofiglio e della trilogia de Il Metodo Fenoglio, che non avevo ancora letto. Una volta recuperato sono rimasto molto colpito dal fatto che il metodo di questo maresciallo diventasse un vero protagonista. Da lì è partito il progetto» – racconta Alessio Boni durante la conferenza stampa di presentazione – «Era importante trovare un regista sabaudo per darmi indicazioni sul torinese, dato che Fenoglio è un uomo del nord che scende al sud in quel periodo di mattanza vera. Mi hanno infatti raccontato che, tra gli anni’ 89 e ’90, c’era praticamente un morto al giorno e persino le forze dell’ordine avevano paura. È proprio per questa veridicità non rassicurante che ho deciso di accettare. Dopo Matteo Carati de La meglio gioventù, infatti, non ho più voluto interpretare poliziotti o carabinieri perché mi venivano proposti ruoli che non mi convincevano».

E prosegue: «Nella sceneggiatura si coglie questa dicotomia tra le azioni della mafia (ci credi veramente che ti possano far saltare in aria da un momento all’altro) e il metodo di Fenoglio. Lui infatti è un letterato che si trova per caso a fare il maresciallo, odia la violenza e gli dà persino fastidio portare con sè l’arma di ordinanza. Lui vorrebbe vincere contro la criminalità in una sorta di gioco a scacchi, cerca di studiare empaticamente la mafia per poterla debellare».

Poi sottolinea: «Con questa serie la tv di Stato permette di ricordare questa parte importante della storia, in particolare ai giovani che non hanno vissuto quegli anni e studiano sui libri solo fino alla Seconda Guerra Mondiale».