25/05/2019

Pierfrancesco Favino seduce Cannes

Veronica Colella Pubblicato il 25/05/2019 Aggiornato il 25/05/2019

Sempre più bravo e magnetico senza perdere sorriso e ironia Pierfrancesco Favino è uno dei nostri attori più convincenti. Come ha dimostrato anche a Cannes con la sua interpretazione di Tommaso Buscetta nel film di Bellocchio, Il Traditore

Pierfrancesco Favino

È arrivato nelle sale Il Traditore di Marco Bellocchio, unico film italiano in concorso al Festival di Cannes dove è stato presentato – non senza qualche polemica, almeno qui in Italia – il 23 maggio, anniversario della Strage di Capaci. Protagonista Pierfrancesco Favino, che ci consegna un ritratto psicologicamente accurato del “traditore” Tommaso Buscetta: un pentito che ha collaborato alle indagini di Falcone e Borsellino, difendendo il suo passato e l’idea romantica di quella “vecchia e nobile mafia” spodestata dalla nuova, che ne avrebbe tradito l’anima. Il Traditore a Cannes ha ricevuto 13 minuti di applausi e Favino è stato molto apprezzato anche per la capacità di improvvisare ironici siparietti con i compagni del cast.

Il privilegio di fare cinema

A questo film Favino tiene particolarmente, anche per la smisurata ammirazione che prova per il regista: «Bellocchio è un artista e gli artisti sono pochi, sono rari». Un privilegio da conquistare, quello di lavorare con lui.

Il primo provino è fallito miseramente, ma Favino non ha avuto remore a chiedere a Bellocchio una seconda possibilità, fino a convincerlo ad affidargli il ruolo di Buscetta.

Come ha raccontato negli studi di Che tempo che fa, questa figura meno conosciuta dai più giovani – eppure così centrale nel maxiprocesso di Palermo – è repulsiva e affascinante insieme. Un uomo vanitoso, figlio di vetrai, che per tutta la vita cambia faccia e nome, legato ai suoi valori piccolo-borghesi e alla favola di quella Cosa Nostra protettrice della povera gente, al centro di uno scontro tra il realismo di Falcone (Fausto Russo Alesi) e la tentazione di Buscetta di usare lo stesso processo per alimentare la propria leggenda.

Sempre più internazionale

Pierfrancesco Favino è uno degli attori italiani più amati anche all’estero. Quasi cinquant’anni portati benissimo, dotato di uno straordinario magnetismo e suo malgrado anche un sex-symbol (come attesta l’hashtag #favinonudo comparso con insistenza su Twitter ai tempi di Sanremo 2018).

Al suo debutto televisivo del 1991 con Una questione privata, tratto dal romanzo di Beppe Fenoglio, sono seguite numerose conferme a partire da Pugili di Lino Capolicchio (1995), alternando cinema e film tv senza dimenticare le fiction, tra cui spicca la miniserie biografica Gino Bartali – L’intramontabile (2006). I registi italiani lo amano: oltre che nelle tante commedie romantiche e intimiste, solo nella prima decade degli anni zero lo abbiamo visto ne L’ultimo bacio di Muccino (2001), in Saturno contro di Ozpetek (dove interpretava il compagno di Luca Argentero) e ne La sconosciuta di Tornatore (2006). Forse le sue prove migliori le ha date in ruoli d’impatto come Libano di Romanzo Criminale (2005), l’anarchico Giuseppe Pinelli in Romanzo di una strage (2012) e il Cobra nel fin troppo realistico A.C.A.B. di Stefano Sollima (2012).

Piace decisamente anche agli americani, che lo hanno voluto in blockbuster come Il principe Caspian (2008) e World War Z (2013): Spike Lee lo ha reclutato per il suo Miracolo a Sant’Anna (2008) e Ron Howard, che l’aveva già diretto in Angeli e demoni (2009) gli ha dato un piccolo ruolo anche in Rush (2013). Ultimamente ha interpretato D’Artagnan nella commedia in costume Moschettieri del Re (2018), ed ha portato a teatro il monologo di Koltès La notte poco prima delle foreste.

Un amore iniziato pestandosi i piedi

L’unione con la compagna Anna Maria Ferzetti, anche lei attrice, è stabile e serena. Una storia iniziata con un piede pestato (da lui) a una festa tra amici e proseguita per oltre quindici anni, durante i quali hanno avuto due bambine, Greta e Lea. Entrambi molto attenti nel proteggere le figlie dalle conseguenze indesiderate del grande successo dei genitori, si impegnano a mantenere un equilibrio tra lavoro e famiglia che ruota attorno all’assoluta normalità della vita quotidiana.