02/02/2021

Michele Bravi racconta la sua Geografia del Buio

Laura Frigerio
A cura di Laura Frigerio
Pubblicato il 02/02/2021 Aggiornato il 02/02/2021

Dopo tanta attesa è finalmente uscito il nuovo album di Michele Bravi. L'artista ce ne ha parlato via Zoom

Michele Bravi

Negli ultimi anni la vita di Michele Bravi non è stata facile, anche perché ha dovuto affrontare cose più grandi di lui. Però alla fine è riuscito a tornare a fare musica: i primi assaggi sono stati i singoli La vita breve dei coriandoli e Mantieni il bacio, contenuti ne La Geografia del Buio ovvero il nuovo album dell’artista che ora possiamo finalmente ascoltare. Un lavoro che doveva uscire lo scorso anno, ma che è slittato causa scoppio della pandemia.

Se è valsa la pena aspettare? Assolutamente si, perché ci troviamo di fronte a un concept album raffinato e che tocca le corde dell’anima.

Ne abbiamo parlato direttamente con Michele Bravi, via Zoom.

La genesi emotiva dell’album

«È un disco che nasce dalla solitudine più grande che io abbia mai conosciuto» ammette Michele Bravi. «La mia voce è stata in silenzio per tanto tempo e, quando ho ricominciato pian piano ad usarla, ho incontrato il mio amico poeta Andrea Bajani che mi ha detto una cosa importante, ovvero che la musica non salva da niente però aiuta a disegnare il labirinto. E questo album è il disegno di quel labirinto».

La Geografia del Buio è per il cantante: «Un concept album che va seguito come un sentiero». E sottolinea: «Parlo sempre di orientamento perché credo che il dolore deve trovare spazio, non va nascosto bensì mostrato in mezzo alla stanza, puntando la luce addosso. E io ho imparato a vivere in questo spazio».

Però in questa opera non c’è solo dolore, ma anche amore:«Parlo di dolore perché penso che condividere la geografia del mio buio sia l’unica forza propulsiva è l’ho capito solo quando un’altra persona, a cui ho dedicato l’album, l’ha condiviso con me. Infatti amore è la seconda parola fondamentale de La Geografia del buio».

E aprendosi ulteriormente dice: «Prima, quando parlavo della mia sessualità, non ero reticente ma pensavo fosse rivoluzionario dimostrare la parità del non dire. Però quando ho vissuto il mio dolore ho scoperto la solidarietà della comunità LGBT e mi sono reso conto che l’amore non è un atto privato bensì pubblico, da condividere in qualunque sua forma».

Tra collaborazioni e prospettive

La Geografia del Buio è stato prodotto da Francesco “Katoo” Catitti (che aveva già collaborato in precedenza con Michele Bravi) ed è segnata dall’importante partecipazione del pianista Andrea Manzoni, che accompagna l’artista in tutte le dieci tracce.

«È un album pianisticamente complicato» ammette Michele . «Questo perché volevo che da un lato emergesse un potere onirico, evocativo e dall’altro che ci fosse una storia nascosta. Desideravo che il corpo del disco fosse vivo».

Importante è stata anche la collaborazione con Federica Abbate, che ha partecipato alla stesura dei testi e figura come featuring nel brano Un secondo prima. «Federica è una delle migliori amiche» spiega il cantante. «E mi ha regalato un pezzo prezioso come Mantieni il bacio, da lei scritto a otto anni dopo la perdita della nonna. Aveva tenuto la melodia nel cassetto tutti questi anni. Questa canzone è la dichiarazione d’amore più grande che abbia mai fatto».

Naturalmente ci si chiede se prima o poi si avrà modo di ascoltare La Geografia del Buio dal vivo: «Era già previsto un tour teatrale, però ora viviamo un periodo di incertezza in cui è difficile fare dei programmi. Però l’intenzione di tornare live c’è».