04/09/2025

Venezia 82: Stefano Sollima presenta la serie tv true-crime Il Mostro

Laura Frigerio
A cura di Laura Frigerio
Pubblicato il 04/09/2025 Aggiornato il 04/09/2025

Fuori concorso alla 82esima Mostra del Cinema di Venezia è stato presentato Il Mostro, la serie tv Neflix diretta da Stefano Sollima che tratta in chiave inedita il caso del Mostro di Firenze

Venezia 82 - Il mostro - Sollima

Probabilmente molti di voi, appena hanno sentito che su Netflix sarebbe arrivata una serie tv legata al caso del Mostro di Firenze, si saranno immaginati una trama incentrata su Pietro Pacciani e i suoi “compagni di merende”. In realtà non è così: il regista Stefano Sollima ha infatti deciso un approccio diverso, andando indietro nel tempo fino alle origini del caso.

Per saperne di più dovrete aspettare il 22 ottobre, ma intanto i presenti alla 82esima Mostra del Cinema di Venezia hanno avuto modo di vedere la serie in anteprima, fuori concorso.

La pista sarda

Con l’appellativo Mostro di Firenze si definisce uno o più serial killer che tra il 1968 e il 1985 compirono otto duplici omicidi con la medesima arma, ovvero una beretta calibro 22, infierendo poi sui corpi delle vittime (tutte coppie).

Composta da quattro episodi, la serie Il Mostro ritorna come dicevamo alle origini del caso, a partire dalla prima indagine, ricostruendo una delle inchieste più lunghe e controverse della storia italiana. Un racconto che attraversa documenti, ipotesi e piste ancora oggi oggetto di dibattito, ripercorrendo nel particolare quella nota come “pista sarda” (anche con l’aiuto del consulente storico Francesco Cappelletti).

Alla regia troviamo Stefano Sollima, mentre il cast è composto da Marco Bullitta, Valentino Mannias, Francesca Olia, Liliana Bottone, Giacomo Fadda, Antonio Tintis e Giordano Mannu.

La parola ai protagonisti

«All’inizio eravamo piuttosto disorientati, perché ci siamo trovati davanti a una quantità di materiale impressionante. Poi abbiamo trovato un vizio nell’approccio: in quasi tutti i documenti e libri c’era una tesi di fondo che ti portava a leggere altro, la sensazione era che la verità fosse piegata al fine della spiegazione della tesi. Mi sono avvicinato al caso convinto di sapere, non era così e ho capito che era necessario ripartire dall’inizio raccontando un segmento per lo più sconosciuto, riaprendo la conversazione su un caso non ancora risolto» – spiega Stefano Sollima – «Abbiamo cercato di non rendere il racconto sensazionalistico, tenendo una sorta di distanza anche come forma di rispetto nei confronti delle vittime. Abbiamo quindi mostrato ciò che era necessario, facendo un passo indietro dall’orrore ma raccontandolo».

Il cosceneggiature Leonardo Fasoli aggiunge: «Il caso ha avuto numerose persone indagate e questo permette di descrivere dei mondi con caratteristiche comuni. Tutti, immersi in una cultura patriarcale, abusavano abitualmente delle donne, che erano anche gli obiettivi principali dei delitti (gli uomini rappresentavano solo degli ostacoli). Sembra storia antica, ma in realtà non lo è».