09/09/2021

Venezia 78: prima volta al Lido per i gemelli D’Innocenzo

Laura Frigerio
A cura di Laura Frigerio
Pubblicato il 09/09/2021 Aggiornato il 09/09/2021

I fratelli Damiano e Fabio D'Innocenzo sono in concorso alla 78esima Mostra del Cinema di Venezia con America Latina. Protagonista Elio Germano

78th Venice Film Festival 2021, Celebrity Excelsior Arrivals. Pictured Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo

Dopo Gabriele Mainetti, alla 78esima Mostra del Cinema di Venezia sono arrivati altri rappresentanti della nuova scena italiana, quella con una personalità forte, che sperimenta e osa: stiamo parlando dei fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo, in concorso con America Latina.

Questa è la prima volta per loro al Lido: le loro opere precedenti, ovvero La terra dell’abbastanza e Favolacce, erano state presentate al Festival di Berlino (che nel 2020 li ha premiati anche con un Orso d’argento per la migliore sceneggiatura).

Inutile dire che c’è grande attesa per questo loro debutto veneziano, per il quale hanno scelto come accompagnatore speciale Elio Germano, protagonista del film.

Nel cast ci sono anche Astrid Casali, Sara Ciocca, Maurizio Lastrico, Carlotta Gamba, Federica Pala, Filippo Dini e Massimo Wertmüller.

I misteri della cantina

Siamo in una Latina fatta di paludi, bonifiche, centrali nucleari dismesse, umidità. Massimo Sisti è il titolare di uno studio dentistico che porta il suo nome. Molto professionale e gentile, è un uomo che ha ottenuto tutto dalla vita: una famiglia che ama, con cui vive in una splendida villa immersa nella quiete. La moglie Alessandra e le figlie Laura e Ilenia sono la sua ragione di vita, la sua felicità, la ricompensa a un’esistenza improntata all’abnegazione e alla correttezza. Però durante una primavera imperturbabile e calma irrompe l’imprevedibile: un giorno come un altro Massimo scende in cantina e l’assurdo si impossessa della sua vita.

La parola ai protagonisti

«Il film è fondamentalmente tenero, però ogni sentimento per poter decollare ha bisogno del suo contrario. Non è un thriller anche se ne ha alcuni aspetti, però è un film misterioso e volutamente ambiguo» spiegano i gemelli D’Innocenzo durante la conferenza stampa. «Amiamo unire più generi, perché ognuno ha delle regole precise ed è bello approfittare di una che possa dare un impulso più potente alla storia. Alla base c’è la nostra voglia di non ripetere qualcosa che abbiamo già fatto. C’è il desiderio di essere scomodi a noi stessi. Per i costumi e la luce abbiamo tenuto come riferimenti dei quadri».

E aggiungono: «Questo film è stato scritto a Berlino, mentre eravamo nel limbo di Favolacce. Volevamo realizzare qualcosa di meno vignettista e frammentario, ma andare dritti con il personaggio che vive la storia e ce la fa vivere. Questo è infatti una storia molto immersiva».

In America Latina si parla anche d’amore, parola che riecheggia sulla locandina: «È un tema che volevamo esplorare. L’amore, anche quello platonico e non corrisposto, riesce a mettere tutti i pezzi a posto. Quando amiamo ci sentiamo delle persone migliori e rendiamo il mondo più bello».

Elio Germano, che aveva già lavorato con loro in Favolacce, dice:«Su questo personaggio non abbiamo fatto un lavoro di costruzione bensì di decostruzione e apertura. Perdersi in questo meccanismo ha permesso alla macchina da presa di indagare meglio. Questo è un film che parla anche del ruolo che siamo chiamati ad avere nella società: troppo spesso si rappresentano uomini forti e vincenti, mentre lui ha una delicatezza e una sensibilità che gli permette di guardarsi dentro».