29/06/2019

Nureyev, l’ossessione cinematografica di Ralph Fiennes

Veronica Colella Pubblicato il 29/06/2019 Aggiornato il 29/06/2019

Il film Nureyev - The white crow, è tratto dalla biografia scritta da Julie Kavanagh. Fiennes ne è rimasto affascinato e per scegliere il protagonista ha fatto una selezione durissima

the white crow

Arriva nelle sale italiane Nureyev – The White Crow, film con grandi ambizioni artistiche fortemente voluto da Ralph Fiennes, che per il ballerino russo ha sviluppato una vera e propria ossessione.

Fiennes non si è accontentato del ruolo di regista e produttore: accanto al giovane Oleg Ivenko c’è anche lui, nei panni del celebre Alexander Pushkin, maestro sia di Rudolf Nureyev che di Mikhail Baryshnikov.

Inseguendo il corvo bianco 

In Russia un “corvo bianco” è una persona unica, fuori dagli schemi. È questa l’interpretazione che gli autori hanno dato di Nureyev, non solo per una questione di talento ma anche e soprattutto per la sua impetuosa personalità. Come spiega lo sceneggiatore David Hare, il suo carattere era «una strana mescolanza di estrema sensibilità e sorprendente egoismo», due lati che ha cercato di mostrare con la massima trasparenza.

Una biografia (molto) romanzata

Non c’è dubbio che la storia della sua scalata al successo sia piuttosto romantica – nato nel 1938 sulla Ferrovia Transiberiana, cresciuto senza padre e in povertà, prima dei 17 anni non aveva mai frequentato un’Accademia di danza. Superando ostinatamente qualsiasi ostacolo è diventato un’icona mondiale, anche se un po’ di merito lo si può attribuire anche alla Francia, che riconoscendo il suo talento gli ha concesso asilo nel 1961, aiutandolo a sfuggire ad un regime repressivo. Gli autori hanno usato questo spunto per raccontare insieme alla sua vita il divario ideologico ai tempi della Guerra Fredda, forse calcando un po’ la mano sull’accanimento del KGB nei suoi confronti. Il risultato è un film a metà tra la biografia e la spy-story, che proprio per questo potrebbe intrigare anche chi davanti al balletto si è sempre addormentato.

Chi è Oleg Ivenko, il Nureyev cinematografico

Ralph Fiennes voleva per questo ruolo un ballerino di talento che avesse anche doti recitative. Ha preferito cercarlo tra i diamanti grezzi, perché un volto conosciuto avrebbe creato nel pubblico troppi preconcetti. A superare la durissima selezione è stato un ballerino ucraino del Tartar State Ballet, nonostante avesse buttato la prima e-mail sul casting senza aprirla, convinto che fosse spam.
Per sua fortuna, l’amico che aveva cercato di avvertirlo di questa opportunità doveva conoscerlo bene e si è premurato di lasciare il suo numero di telefono al direttore del casting. Dimostrando da subito una dedizione profonda Oleg si è imposto sulla concorrenza, studiando l’inglese e migliorando il suo russo. Dopo lo screen test è praticamente svenuto nella sua stanza d’albergo, ma il suo istinto naturale per la telecamera e la sua prontezza nel cogliere le indicazioni del regista lo hanno premiato, facendogli ottenere il suo primo ruolo al cinema.

Una seduzione che non si spegne

A far innamorare Ralph Fiennes di Nureyev è stata la dettagliata biografia di Julie Kavanagh (Nureyev: La vita, pubblicata il 13 giugno da La Nave di Teseo). L’autrice è riuscita a trasmettere così bene la tensione dell’artista verso la perfezione da contagiare persino l’attore, che per mesi non è riuscito a pensare ad altro. Digiuno di balletto, è stato affascinato dal feroce desiderio di Nureyev di essere il migliore e dal suo atteggiamento anti-establishment. In fin dei conti, Fiennes non è il primo a sperimentare questa fascinazione al confine con la Sindrome di Stendhal: anche lo scrittore Colum McCann ha dedicato a Nureyev una biografia romanzata (La sua danza, Tropea 2003) dopo essere rimasto incantato “dal fascino, dalla temerarietà, dalla bellezza, dalla rovina” della sua esistenza.