20/08/2020

Cinema: High Life, prigionieri nello spazio

Veronica Colella Pubblicato il 20/08/2020 Aggiornato il 20/08/2020

Al cinema è arrivato finalmente il film di fantascienza di Claire Denis con Juliette Binoche e Robert Pattinson. Molta tensione, pochi effetti speciali

High Life

In questa estate povera di novità, l’arrivo di High Life nelle sale italiane è quasi un evento. Lo space-drama di Claire Denis, con protagonisti Robert Pattinson e Juliette Binoche, arriva al cinema il 6 agosto con quasi due anni di ritardo rispetto al Torino Film Festival del 2018, distribuito da Movie Inspired.

Chi lo ha già visto avverte che non si tratta di un film di fantascienza per cuori teneri, ma di una storia alienante e carica di tensione che piacerà a chi ha amato Solaris di Tarkovskij (1972).

Nel cast anche André Benjamin degli Outkast e la modella Mia Goth.

Soli nel vuoto

Ricordate Interstellar (2014), il film di Christopher Nolan che ci ha finalmente spiegato come funzionano i buchi neri? Anche l’equipaggio di High Life è stato mandato nello spazio per tentare di salvare l’umanità, questa volta alla ricerca di una nuova fonte di energia, ma la loro è una missione senza ritorno. Gli unici sopravvissuti, all’inizio del film, sono un uomo e una bambina, Monte e Willow (Robert Pattinson e Scarlett Lindsay, poi sostituita da Jessie Ross). La loro nave è ormai lontana dal sistema solare e l’unico legame con la Terra è il giardino, lussureggiante e umido, in cui Willow aspetta il ritorno di Monte mentre lui ripara un guasto all’esterno. Il destino del resto dell’equipaggio, una colonia di ex-detenuti a cui è stata data la possibilità di redimersi compiendo questo estremo sacrificio, viene svelato attraverso lunghi flashback che raccontano l’aspetto più inquietante dell’intera missione. L’esistenza di Willow, infatti, è stata resa possibile dagli umilianti esperimenti della dottoressa Dibs (Juliette Binoche), ossessionata dall’idea di creare nuova vita a bordo della nave.

Erotico, ma non sexy

Al centro del film c’è la sessualità intesa come funzione riproduttiva, che il personaggio di Juliette Binoche manipola per i suoi scopi in nome di un bene superiore. Niente effetti speciali particolarmente costosi, niente astronauti alla conquista dello spazio, ma un’umanità desolata e rassegnata più simile a un gruppo di animali in cattività. La sceneggiatura, scritta da Claire Denis insieme al suo braccio destro Jean-Pol Fargeau, ha preso forma nell’arco di quindici anni partendo due elementi che la regista voleva incorporare nel film. Come ha raccontato a Collider, l’unica certezza a ridosso delle riprese era il contrasto tra il giardino e la “fuckbox”, stanza in cui ai detenuti è concesso soddisfare le proprie pulsioni sessuali (rigorosamente in solitaria, per arrivare all’inseminazione artificiale e forzata voluta da Dibs). Tutto il resto è stato immaginato strada facendo, comunicando agli attori giorno per giorno i nuovi dettagli. Alla scrittura avrebbe dovuto collaborare anche Zadie Smith, ma la sua idea per il finale non è piaciuta alla Denis, che ha preferito andare a braccio piuttosto che compromettere la sua visione.

In braccio allo zio Robert

Recitare con bambini molto piccoli è una questione di feeling. Le gemelline originariamente scelte per la parte della giovane Willow non andavano molto d’accordo con Robert Pattinson, al punto da scoppiare in un pianto inconsolabile ogni volta che provava a prenderle in braccio. La soluzione? Far arrivare all’ultimo minuto da Londra l’amico Sam Bradley con la figlia Scarlett, che ha mosso i primi passi proprio sul set, completamente a suo agio. Se avete sempre sognato di mettere su famiglia con Edward Cullen, scherzava l’edizione americana dell’HuffPost, vi si scioglierà il cuore.