25/05/2023

Cannes 2023: Nanni Moretti presenta Il Sol dell’avvenire e tutto il cast balla sul red carpet

Laura Frigerio
A cura di Laura Frigerio
Pubblicato il 25/05/2023 Aggiornato il 25/05/2023

Dopo il successo di critica e al box office italiano, Il sol dell'avvenire di Nanni Moretti è stato presentato in concorso al 76esimo Festival di Cannes

Cannes 2023 - Nanni Moretti

Regista da sempre molto apprezzato anche Oltralpe, Nanni Moretti torna in concorso al Festival di Cannes dopo due anni e la speranza è che il suo Il sol dell’avvenire riesca a fare breccia nel cuore della giuria (cosa che purtroppo non era successa, inspiegabilmente, con il precedente Tre piani). Ricordiamo che il film, uscito in Italia lo scorso aprile, arriva sulla Croisette forte di un grande successo di critica e al box office.

Il regista e il cast hanno sfilato sul red carpet sulle note di Voglio vederti danzare di Franco Battiato (brano che fa parte anche della colonna sonora) e, sulla scalinata del Palais des Festivals, hanno improvvisato una danza citando proprio una scena del film.

Cosa racconta Il sol dell’avvenire

Molto probabilmente saprete già tutto su Il sol dell’avvenire, ma vi ricordiamo le informazioni principali.

In questo film Nanni Moretti interpreta il protagonista Giovanni, un regista che sta girando un film ambientato nel 1956 incentrato sulla storia del segretario della sezione del PCI del quartiere romano del Quarticciolo. A produrlo è sua moglie Paola che, anche se lui ancora non lo sa, ha intenzione di lasciarlo. Nel frattempo Giovanni scrive un film tratto Il nuotatore di Cheever e ne immagina un altro con tante canzoni italiane.

Nel cast troviamo anche Margherita Buy, Barbora Bobulova, Silvio Orlando, Mathieu Amalric, Jerzy Sthur, Zsolt Anger, Teco Celio, Valentina Romani, Blu Yoshimi, Elena Lietti, Carolina Pavone e Francesco Brandi.

La parola a Nanni Moretti e al cast

Nanni Moretti è arrivato alla conferenza stampa in compagnia del suo bel cast, tenendo accanto a sé (per motivi di spazio) Margherita Buy e Barbora Bobulova.

«Questa è la quinta volta che lavoro con Margherita e la prima con Barbora» – esordisce il regista, che poi racconta la genesi del film: «Circa 6/7 anni fa avevo provato a scrivere in film ambientato nel 1956, poi mi sono bloccato per girare “Tre piani” e in seguito ho richiamato le sceneggiatrice per riprendere il progetto, ma non raccontando solo quell’anno ma anche il regista e le sue speranze. È nata quindi questa storia in cui Giovanni, il regista protagonista, sta lavorando a più film. È chiaro che questo personaggio sia ispirato a me: io stesso, infatti, ho pensato a lungo di fare un film da Il nuotatore e di raccontare i cinquant’anni della vita di una coppia e di un paese attraverso le canzoni».

Com’è lavorare con Nanni secondo le due attrici? Per Barbora Bobulova «Io sono la nuova arrivata nella famiglia di Moretti e non sapevo cosa aspettarmi sul set. Devo dire che sono stata abbagliata, è stata un’esperienza intensa anche perché lui ha una umanità immensa».

Le fa eco Margherita Buy: «È vero: in lui c’è grande umanità, oltre che voglia di precisione e perfezione. Cerca di ottenere il meglio da ogni attore e difende il suo film, le parole che ha scritto e i suoi personaggi».

Durante la conferenza stampa si parla anche della frecciata lanciata a Netflix nel film. A tal proposito il regista spiega: «Non mi sembrava il caso di usare un nome di fantasia, però qui Netflix rappresenta tutte le piattaforme streaming. Mi dispiace che tanti registi, produttori e sceneggiatori si siano consegnati docilmente ad esse. Secondo me vale la pena, anzi bisognerebbe continuare ad investire emotivamente ed economicamente nei film per il cinema».

È poi scattata, inevitabile, la domanda sulla presenza in giuria della regista francese Julia Ducournau. Quest’ultima, lo ricordiamo, vinse due anni fa la Palma d’oro con il controverso Titane e Nanni Moretti, in concorso con Tre piani, si era espresso in maniera critica nei confronti di questo film. «Non trovo eleganti le domande sulla giuria» – risponde, facendo poi un discorso generale: «Diciamo comunque che il mio lavoro da spettatore influenza quello da regista e non solo (ricordo che sono anche produttore ed esercente). E da spettatore ho notato in certi sceneggiatori e registi una certa inconsapevolezza di quello che raccontano, anche in termini di violenza. Di recente ho visto, per esempio, il film Holy Spider dell’iraniano Ali Abbasi che parla di un serial killer, ma questo mi è piaciuto perché non era estetica della violenza».