05/12/2019

Gomorra: il ritorno dell’Immortale

Veronica Colella Pubblicato il 05/12/2019 Aggiornato il 05/12/2019

Il grande ritorno, al cinema, dell'eroe negativo più amato di Gomorra: Ciro Di Marzio. Uno spin-off che si preannuncia un successo!

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Finalmente è nelle sale L’immortale, l’attesissimo spin-off cinematografico di Gomorra che riporta in vita Ciro Di Marzio, l’antieroe più amato della serie. Diretto e interpretato da Marco D’Amore, il film sarà il ponte tra la quarta e la quinta stagione, sperando in un ritorno definitivo del personaggio.

Un film che svela i lati più oscuri dell’infanzia di Ciro, l’eroe negativo, ambiguo e spiazzante di Gomorra

Il fascino del cattivo con l’anima

La morte di Ciro, che aveva sconvolto i fan nel finale della terza stagione, era stata voluta proprio da Marco D’Amore, pronto per dedicarsi ad altri progetti. Tuttavia, liberarsi dell’ombra di Ciro non è stato così facile come immaginava. Nell’anno in cui si è preso una pausa da Gomorra ha preso forma l’idea di questa resurrezione in grande stile, indipendente dalla serie principale. Il film è una origin story in piena regola, quasi una lettera d’amore a un personaggio che ha voluto paragonare per intensità ad Amleto, Iago e al Caligola di Albert Camus. Il segreto del suo fascino è la contraddizione tra il suo lato violento e brutale e quello in grado di mostrare compassione per il dolore altrui, persino di sacrificarsi. L’attore non si è accontentato del doppio ruolo come regista, ma ha messo mano anche alla sceneggiatura, scritta insieme a Leonardo Fasoli, Maddalena Ravaglia, Francesco Ghiaccio e Giulia Forgione.

La trama

La storia riprende dall’ultimo abbraccio tra Ciro e l’amico fraterno Genny, pochi attimi dopo il colpo di pistola che nei piani originali avrebbe dovuto ucciderlo. Fedele al suo soprannome, Ciro è ancora cosciente mentre affonda nel Golfo di Napoli, con la pallottola che si è fermata a un centimetro dal suo cuore. Sfuggito ancora una volta alla morte, accetta di diventare l’intermediario di Don Aniello (Nello Mascia) per trattare con la mafia russa in Lituania e inizia il suo esilio lontano da Napoli, dove nessuno conosce il suo nome. Ovviamente non può trattarsi di un ritiro pacifico: nell’anno e mezzo in cui Genny, nella serie principale, elabora il lutto per la sua perdita, Ciro si ritrova al centro dell’ennesima guerra, condannato a rimanere vivo nonostante abbia ormai perso tutto.

Le origini dell’Immortale

Il cuore del film, che da solo vale il prezzo del biglietto, è il lungo flashback che racconta l’infanzia di Ciro negli anni ’80. Dal terremoto dell’Irpinia a cui deve l’appellativo di Immortale, dopo essere miracolosamente sopravvissuto al crollo del palazzo che ha ucciso i suoi genitori, fino alla sua iniziazione nella criminalità organizzata sotto l’ala protettrice di Bruno e della sua compagna Stella, a cui si lega come una seconda madre. Un racconto dolceamaro sulla povertà e sull’abbandono, in cui il Ciro bambino (interpretato da Giuseppe Aiello) comincia a nutrire quella parte della sua personalità che lo renderà capace di atti ingiustificabili. Allo stesso tempo è ancora visibile il suo lato vulnerabile, quella fame di amore e attenzioni che da adulto traspare sempre più raramente.

Deluderà come El Camino?

Il rischio degli spin-off che riprendono in mano storie ormai chiuse è di crollare sotto il peso delle aspettative che generano, come è successo al film di Breaking Bad dedicato a Jesse Pinkman rilasciato su Netflix lo scorso ottobre. I più cinici vedono in questo genere di progetti delle operazioni di marketing molto intelligenti ma tutto sommato vuote, percezione che gli autori de L’immortale hanno cercato di smentire adottando una forma molto distante dallo stile abituale della serie, giocando sui flashback e chiedendo ai Mokadelic un riarrangiamento orchestrale dei brani della colonna sonora.

 

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