26/09/2019

C’era una volta a… Hollywood: perché il film di Tarantino piace così tanto

Veronica Colella Pubblicato il 26/09/2019 Aggiornato il 26/09/2019

Incassi record nel primo weekend di programmazione. Merito di un cast stellare, da Brad Pitt a Leonardo DiCaprio, da Margot Robbie ad Al Pacino, della trama e della perfetta ricostruzione della Los Angeles fine anni Sessanta fatta da Tarantino

C'era una volta a Hollywood

C’era una volta a… Hollywood  è arrivato nelle sale italiane, in leggero ritardo rispetto al resto del mondo ma sta già recuperando il tempo perduto. Nel primo weekend di programmazione ha infatti incassato 5,5 milioni di euro, il miglior risultato di sempre per il regista Quentin Tarantino in Italia.

Chi si aspetta una ricostruzione fedele del caso di cronaca più brutale di quegli anni resterà deluso: l’approccio è insolitamente intimo per Tarantino. A rendere questo film così personale è la ricostruzione perfetta della Los Angeles della sua infanzia, il mondo dorato in cui è maturato il suo grande amore per il cinema.

Nel film l’atmosfera di quegli anni è ricreata attraverso un collage di canzoni, pubblicità, aneddoti e luoghi celebri, mettendo per un attimo da parte le situazioni surreali per raccontare con sorprendente onestà il mondo interiore degli attori.

La storia in breve

Rick Dalton (Leonardo di Caprio), è un attore televisivo con la balbuzie in pieno declino, dopo un passato glorioso come stella del western Bounty Law. I suoi nuovi vicini di casa, Roman Polanski e Sharon Tate (Margot Robbie), rappresentano la nuova élite da cui è stato escluso, in una Hollywood che trova sempre meno spazio per la vecchia generazione di divi. Al suo fianco, nella buona e nella cattiva sorte, c’è il suo stuntman Cliff Booth (Brad Pitt), pronto a rassicurarlo con il suo atteggiamento serafico ed equilibrato. Il loro rapporto, che prende spunto dai legami autentici tra Burt Reynolds e Hal Needham o tra Steve McQueen e Bud Ekins (il suo doppio ne La grande fuga, 1963), si può riassumere in “più di un fratello, poco meno di una moglie”. È solo grazie al suo supporto che Rick riesce a prendere in considerazione la prospettiva, per nulla entusiasmante, di doversi riciclare come attore di spaghetti western. Dal canto suo, anche Cliff fatica a trovare opportunità di lavoro e passa gran parte delle sue giornate a fare da autista e tuttofare per Rick. Tutto questo tempo libero a disposizione gli permette di scoprire, grazie a un’autostoppista minorenne, che il celebre Spahn Movie Ranch è stato invaso da una combriccola di hippie scapestrati. Questa curiosa coincidenza è un modo sicuramente originale di intrecciare le due storie, quella del cinema americano – con cameo di molti volti noti, compreso Bruce Lee (Mike Moh) – e quella del serial killer più iconico d’America, Charles Manson (Damon Harriman).

Un cast incredibile

Se le tre star principali sono un sicuro richiamo per il botteghino, anche il resto del cast non è da meno. Per Al Pacino è stato scritto un ruolo su misura, quello dell’agente Marvin Schwarz, mentre Kurt Russell sarà Randy, leggenda del mondo degli stuntmen. Chi ha già visto il film si è innamorato di Margaret Qualley, che nel film interpreta Pussycat – una delle “ragazze” di Manson che cercherà di attirare Cliff al ranch per reclutarlo nella Famiglia, probabilmente ispirata a Kathryn Lutesinger. Sempre nella Famiglia ritroviamo Dakota Fanning e Austin Butler (della serie Carrie Diaries), che interpretano rispettivamente Lynette “Squeaky” Fromme e Charles “Tex” Watson. E ancora, piccoli ruoli anche per Lena Dunham, Michael Madsen, Timothy Olyphant, Luke Perry, Maya Hawke ed Emile Hirsch.

Alla ricerca della vera Sharon Tate

Nonostante le critiche, il motivo per cui Tarantino ha voluto fortemente includere Sharon Tate nel suo film è piuttosto nobile. Il massacro di Cielo Drive l’ha consegnata alla storia in un modo ben preciso: tutti si ricordano di lei come della moglie incinta di Roman Polanski, prima vittima – insieme agli amici che erano in casa con lei – della setta di Charles Manson, ma nessuno la ricorda più per i suoi film o per la sua personalità. Secondo Tarantino, Margot Robbie era la donna giusta per restituire al pubblico lo spirito della vera Sharon Tate, una persona solare e luminosa. Pare che la performance della Robbie sia stata così convincente da commuovere Debra Tate, la sorella di Sharon che Tarantino ha invitato sul set e che ha potuto leggere in anteprima il copione prima che iniziassero le riprese.