24/05/2019

Cannes 2019: è il momento dell’Italia con Il Traditore

Laura Frigerio
A cura di Laura Frigerio
Pubblicato il 24/05/2019 Aggiornato il 24/05/2019

È stato accolto con ben 13 minuti di applausi Il traditore, il film di Marco Bellocchio in concorso al 72esimo Festival di Cannes. Protagonista Piefrancesco Favino nei panni di Tommaso Buscetta

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Al 72esimo Festival di Cannes si tifa, finalmente, italiano. È infatti stato presentato, in concorso, Il Traditore di Marco Bellocchio con Piefrancesco Favino nei panni del celebre collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta.

Il regista e il suo cast (di cui fanno parte Maria Fernanda Candido e Luigi Lo Cascio) sono stati accolti con ben 13 minuti di applausi e questo, diciamolo, ci fa ben sperare in vista del gran finale parte il toto-Palmàres.

Un pezzo di storia italiana

Il traditore (che è appena arrivato nelle sale italiane) è ambientato nei primi anni’80 e riporta dei fatti di cronaca ben noti nonché fondamentali per la storia contemporanea del nostro paese. In quel periodo era in corso una spietata guerra tra i boss della mafia siciliana per il controllo del traffico di droga. Il boss Tommaso Buscetta scappa in Brasile, da dove assiste impotente all’assassinio di suo fratello e di due dei suoi figli. Consapevole di essere tra i prossimi obiettivi e arrestato dalla polizia brasiliana, che lo fa estradare, decide di incontrare il giudice Giovanni Falcone e di diventare un collaboratore di giustizia.

 La parola ai protagonisti

Quest’anno a Cannes l’Italia è rappresentata da uno dei suoi grandi maestri, Marco Bellocchio, che alla conferenza stampa si presenta con quella simpatia e vivacità intellettuale che da sempre lo contraddistingue.

«Ho intitolato così il film, perché il protagonista è un traditore, anche se per lui si tratta di una scelta dolorosa. Al tempo stesso però è un rifiuto di un certo tipo di mafia, lontana da quella con cui è cresciuto. È un conservatore che non vuole fare parte dei traditori rivoluzionari, che hanno intenzione di dare un taglio al passato e cambiare il mondo» spiega. «Mi ricordo che all’epoca ne parlavano tutti i giornali e la discesa dall’aereo di Tommaso Buscetta era una notizia da prima pagina, di cui però si sapeva poco. Il valore del suo tradimento lo si è capito dopo, quando Giovanni Falcone ha dato vita al maxiprocesso a Palermo, un capitolo fondamentale nella lotta alla mafia che ha portato a una vittoria parziale dello Stato».

Chi era realmente Tommaso Buscetta?

«Tutti coloro che l’hanno conosciuto parlano di un uomo dal forte carattere, molto religioso e ignorante ma senza avere il complesso della sua ignoranza. Aveva poi una certa teatralità, che ha conosciuto il suo apice al maxiprocesso» continua Bellocchio.

Gli fa eco Piefrancesco Favino: «Sembrava un gangster anni’50, un personaggio che non vorrei mai essere ma che mi affascina per vari aspetti, come la lealtà, l’amore per la famiglia e il romanticismo. In lui c’era grande vanità, con la voglia di affermare se stesso pur continuando a cambiare volto. Ho fatto molte ricerche per prepararmi a questo ruolo, lavorando anche sul suo modo di parlare. Trovo che sia più interessante raccontare il male senza oggettivarlo».

L’interpretazione dell’attore ha convinto talmente tanto che qualcuno sostiene che potrebbe persino rubare il premio come miglior attore ad Antonio Banderas, acclamato protagonista di Dolor y gloria (di Pedro Almodovar), dato per favorito.