29/09/2025

Milano Fashion Week P/E 2026: dialogo tra presente e passato

Laura Frigerio
A cura di Laura Frigerio
Pubblicato il 29/09/2025 Aggiornato il 29/09/2025

Presente e passato dialogano armoniosamente in molte collezioni Primavera-Estate 2026 presentate durante la Milano Fashion Week

CALCATERRA

Vivere la contemporaneità non significa dimenticare ciò che è stato e non guardarsi mai indietro. È proprio su questo dialogo (armonioso, intenso, stimolante, riflessivo e in alcuni casi poetico) tra presente e passato che si muovono le creazioni di molti designer che durante la Milano Fashion Week hanno presentato le loro collezioni Primavera-Estate 2026 che, ne siamo sicuri, finiranno per definire buona parte degli outift e dei guardaroba della prossima stagione calda (che attendiamo con ansia!).

Made To Exist, Quietly by Calcaterra

La collezione Primavera-Estate 2026 di Calcaterra parte da un presupposto: si può esistere anche senza voler a tutti i costi stupire con effetti speciali, ma semplicemente rimanendo in silenzio.

È in questa dimensione sospesa, in un tempo volutamente astratto e in un luogo che appartiene più all’ideale che al reale, che si colloca un viaggio tra passato e presente. Un percorso di stile personale, che intreccia la rigorosa sartorialità maschile con la sottile sensualità femminile, tracciando linee che sfidano i confini tra epoche, culture e memorie.

La donna Calcaterra è una musa androgina, al tempo stesso adornata, contaminata, fragile e potente.

Echi di monili berberi impreziosiscono giacche “strizzatissime”, serrate fino al limite del respiro, in contrasto con blazer che evocano la spensierata eleganza di Ben Volpeliere. Spenser riadattati dialogano con abiti fluidi o pantaloni voluminosi, stretti sul fondo come per trattenere il passo di un’epoca nuova. Nasce così una silhouette inedita, una linea d’identità che non appartiene più a un genere definito, ma all’individualità pura.

Le donne di Ermanno Scervino, tra luce e ombra

Con questa nuova collezione Ermanno Scervino ci fa immergere in una atmosfera fatta di luce piena e ombra netta, di vuoti importanti quanto i pieni, di superfici aperte alle trasparenze. Il pizzo e l’uncinetto si muovono come garze intrecciate su una terrazza assolata. Le traforature, i disegni a cordoncino, i cristalli applicati in trame geometriche ricordano maioliche, brillanti e irregolari.

La materia partecipa a questo equilibrio trovando nuove forme grazie alla tecnologia.

Lo chiffon, lavorato a strati con un’antica tecnica detta “a petalo d’iris”, conserva la sualeggerezza e trasparenza ma acquisisce una struttura inattesa, fino a diventare un tessuto da blazer. Allo stesso modo, la nappa impalpabile e leggerissima plissettata in forme irregolari mantiene la sua lucentezza originaria.

I colori tracciano una mappa: blu saturi, sabbie calde, gesso, azzurri scoloriti dal sole e l’arancio vivo di certe ceramiche o degli agrumi. C’è una misura preziosa, fatta di tonalità calibrate.

La verità di Francesca Liberatore

La ricerca della verità è un processo lento e a volte doloroso anche in ambito moda. Francesca Liberatore si confronta con la precarietà dei nostri tempi, le contraddizioni degli imperi della moda e la guerra. La consapevolezza presente di chi osserva un contesto così violento induce a fermarsi davanti alle priorità e all’estraniarsi in un ambiente che ci accolga, sereno.

La sua collezione Primavera-Estate 2026 è quindi un racconto di verità in un mondo in cui questa è diventata inutile. Un racconto che è fatto di tessuti recuperati da letti del passato (quando qualità e bellezza erano un valore), che diventano giacche e soprabiti scivolati in classici avorio. Una ricerca di ciò che abbiamo accantonato e dimenticato ma che per sua natura ha conservato il pregio di un tempo.

In questi capi sono presenti molto jersey taglio a vivo, voile di cotone e poi jacquard e stampe di pizzi e fiori, che volutamente perdono la loro natura, per giacche e camicioni over size a ruota e intarsiati. Le gonne si compongono di metà intercambiabili, le schiene si allacciano come cinte e queste diventano tracolle, shopping bag, tote bag pratiche e accessoriate di patch logati anch’essi come porta cuffie.

I colori? La palette arricchisce i neutri e gli avorio con vampate di aragosta e di blu fino a toni brumosi e profondi.

Che dire: Francesca Liberatore è riuscita ancora una volta a colpirci nel profondo attraverso la sua moda, che non è solo da indossare, ma da vivere (con consapevolezza).

Una curiosità: gli outfit delle modelle sono stati completati da delle cuffie Sony che avevano la funzione di isolanti e ricettori della calma cercata. Una bella collaborazione che utilizza altissima tecnologia per favorire l’umano e la sua sopravvivenza.

Un tuffo negli anni’80 con Redemption

Si ispira agli anni’80 e alla musica di quel periodo la collezione di Redemption, pensata per donne grintose che vogliono fare la differenza e non passare inosservate.

Largo quindi a spalle esagerate, giacche boxy, ampie camicie trasparenti, cinture che marcano il punto vita, ma con un revival selettivo e colto. Ogni riferimento è attualizzato, depurato dagli eccessi, per lasciare spazio a una visione femminile forte, moderna e seducente.

Volumi architettonici e drappeggi fluidi si alternano, donando movimento e teatralità a ogni look. Iconiche e decise, le silhouette spaziano dai mini-dress a clessidra con vita segnata, agli abiti lunghi a colonna, fino ai completi sartoriali oversize ispirati ai power suit femminili.

Tre i colori di punta della collezione: nero, bianco e rosso.