02/05/2025

Yoga per le donne vittime di violenza

Emanuela Bruno
A cura di Emanuela Bruno
Pubblicato il 02/05/2025 Aggiornato il 02/05/2025

Si chiama Trauma sensitive yoga la nuova modalità di approccio che, in sinergia con lo psicoterapeuta, aiuta a dare sollievo anche a chi ha subito abusi fisici e psicologici

ok GIULIA GUALDI BY MARGHERITA CENNI

Se pensate che la pratica dello yoga sia “solo” una forma di fitness, siete davvero fuori strada. L’antica disciplina indiana ha potenzialità davvero incredibili e oggi comprovate dagli studi. Aiutare i veterani di guerra a superare i traumi vissuti è stato l’obiettivo concreto da cui, negli Stati Uniti, sono iniziati gli studi sul giusto approccio che va tenuto per insegnare a gestire e a metabolizzare esperienze di stress anche molto forti: dalle ricerche del Trauma Center del Justice Resource Institute di Boston è nato il “Trauma Sensitive Yoga”, una metodologia di lavoro yogico specifico, che prevede esercizi adatti a chi ha subito traumi di diversa natura. Ne parliamo con l’insegnante Francesca Cassia che, con Roberto Milletti, ha introdotto in Italia questa metodologia di lavoro, che si svolge sempre in sinergia con uno psicoterapeuta.

La letteratura scientifica ha da tempo dimostrato che un corretto lavoro sul corpo costituisce un’efficace integrazione delle cure mediche specialistiche tradizionali in presenza di traumi psichici.

Un aiuto per le donne in difficoltà

Uno degli ambiti in cui si lavora con lo yoga per restituire equilibrio emotivo a chi l’ha perduto è quello degli abusi fisici ed emotivi, che vede moltissime donne accostarsi alla pratica.

Chi ha subito esperienze di violenza, di svariata natura, arriva spesso alle lezioni con un senso di impotenza e di frustrazione, perché non ha avuto la forza o la possibilità di opporsi, di ribellarsi, di scegliere. E spesso è molto spaventata. Per questo motivo, le lezioni di Trauma Sensitive Yoga hanno un approccio rasserenante a partire dall’ambiente in cui si svolgono: ad esempio non si lavora in una stanza in penombra e non si è mai costrette a rivolgere le spalle alle altre, perché anche dettagli in apparenza insignificanti possono contribuire a mettere a proprio agio e ad evitare di riportare alla mente situazioni di vissuto doloroso o inquietante.

Ritrovare la capacità di decidere

Il lavoro con lo yoga aiuta a restituire la capacità di decidere se fare o non fare qualcosa (un movimento, un asana, una sequenza), rimettendo nelle mani della donna l’atto della scelta. Inoltre permette di scoprire che quel corpo ferito e umiliato può eseguire anche pose bellissime. Provando e riprovando, la pratica insegna che “se si vuole, si può” e regala autostima a chi l’ha persa.

I protocolli per questo genere di traumi gravi escludono tutti gli esercizi che potrebbero riportare alla memoria momenti del vissuto doloroso: quindi si evitano il pranayama (che ha un suo “rumore” potenzialmente evocativo), il contatto fisico con l’insegnante, le posizioni in apertura o quelle come il Cane a testa in giù (che rimandano a un concetto di vulnerabilità o di sottomissione). Si lavora molto in piedi, per sviluppare la forza, la stabilità e il radicamento, e con l’aiuto della sedia.