Yoga: dalla musica alle luci, dai profumi allo spazio, crea l’ambiente ideale per la pratica
Le lezioni di una disciplina in grado di procurare benessere devono svolgersi in un ambiente che lo favorisca: l’esperta esamina tutti gli elementi che dovrebbero essere presenti e quelli da escludere
Ci sono le lezioni “da palestra”, fra un’ora di total body workout e una di spinning, e gli incontri nel centro nato solo per lo yoga. Ci sono tante scuole yogiche diverse, che prestano attenzione ad aspetti e dettagli differenti. Ci sono corsi con la musica e corsi che si svolgono in religioso silenzio. Come si fa a individuare la proposta “giusta” fra tutte quelle che il mercato offre? Ci aiuta l’insegnante Francesca Cassia, che prende in esame i pro e i contro delle varie peculiarità.
“Non serve il lusso, ma la coerenza. Una sala yoga ben pensata è uno spazio che ti fa respirare meglio dal primo passo” sottolinea l’esperta.
Sereni e a proprio agio
L’ambiente creato per la pratica dovrebbe aiutare a rallentare il ritmo e a sentirsi a proprio agio, per muoversi con consapevolezza e in modo efficace: «Il corpo deve sciogliersi e la mente scendere di un tono» riassume Cassia. E questo dipende anche da fattori oggettivi e da fattori soggettivi.
La grande differenza di impostazione è quella fra le lezioni nelle grandi catene di palestre e quelle in un centro yoga: le prime, validissime se condotte da un bravo insegnante, hanno un’impronta più “fitness”, con luci forti, musica alta ed energia più performativa. Nei centri yoga, invece, l’ambiente è progettato per favorire calma, concentrazione e continuità, per effettuare un lavoro più immersivo e con meno distrazioni. In generale, comunque, gli aspetti di cui tenere conto sono 4.
- Musica. Le scuole che seguono tradizioni più classiche, come l’Hatha yoga o lo Iyengar, lavorano in silenzio, mentre negli stili più fluidi, come Vinyasa o Odaka Yoga, si sceglie un sottofondo musicale fatto di suoni fluidi e ritmiche lente: «Niente hit da palestra, il suono non deve coprire il respiro» puntualizza l’insegnante. Nell’Odaka, ad esempio, la musica deve essere come un’onda, che invita al movimento naturale. E poi ci sono stili come il Kundalini, dove i mantra sono presenti e quindi la musica sta nella vocalità stessa della pratica. I volumi troppo alti sono sempre da evitare, perché la musica è un supporto, non la protagonista.
- Luci. Dovrebbero essere sempre morbide, calde e non dirette: «L’obiettivo è dare un segnale al corpo e invitarlo al rilassamento» spiega Cassia. No, quindi, alle luci fredde o troppo forti, che “accendono” il sistema nervoso e sono troppo energizzanti.
- Profumi. Ci sono insegnanti che amano diffondere incensi nell’ambiente: è una scelta accettabile se non sono troppo invadenti, perché i profumi agiscono sul sistema nervoso, creano un ricordo associato alla pratica e gli allievi ritrovano la stessa condizione emotiva piacevole ad ogni lezione. Sono da escludere i profumi troppo forti, che possono essere irritanti e fastidiosi.
- Spazio. Ordine e comfort devono regnare, con pavimento pulito, antiscivolo, possibilmente di legno, con spazio sufficientemente arioso fra i tappetini.
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