19/12/2025

Yoga: dalla musica alle luci, dai profumi allo spazio, crea l’ambiente ideale per la pratica

Emanuela Bruno
A cura di Emanuela Bruno
Pubblicato il 19/12/2025 Aggiornato il 19/12/2025

Le lezioni di una disciplina in grado di procurare benessere devono svolgersi in un ambiente che lo favorisca: l’esperta esamina tutti gli elementi che dovrebbero essere presenti e quelli da escludere

ok MARGHERITA CENNI

Ci sono le lezioni “da palestra”, fra un’ora di total body workout e una di spinning, e gli incontri nel centro nato solo per lo yoga. Ci sono tante scuole yogiche diverse, che prestano attenzione ad aspetti e dettagli differenti. Ci sono corsi con la musica e corsi che si svolgono in religioso silenzio. Come si fa a individuare la proposta “giusta” fra tutte quelle che il mercato offre? Ci aiuta l’insegnante Francesca Cassia, che prende in esame i pro e i contro delle varie peculiarità.

“Non serve il lusso, ma la coerenza. Una sala yoga ben pensata è uno spazio che ti fa respirare meglio dal primo passo” sottolinea l’esperta.

Sereni e a proprio agio

L’ambiente creato per la pratica dovrebbe aiutare a rallentare il ritmo e a sentirsi a proprio agio, per muoversi con consapevolezza e in modo efficace: «Il corpo deve sciogliersi e la mente scendere di un tono» riassume Cassia. E questo dipende anche da fattori oggettivi e da fattori soggettivi.

La grande differenza di impostazione è quella fra le lezioni nelle grandi catene di palestre e quelle in un centro yoga: le prime, validissime se condotte da un bravo insegnante, hanno un’impronta più “fitness”, con luci forti, musica alta ed energia più performativa. Nei centri yoga, invece, l’ambiente è progettato per favorire calma, concentrazione e continuità, per effettuare un lavoro più immersivo e con meno distrazioni. In generale, comunque, gli aspetti di cui tenere conto sono 4.

  1. Musica. Le scuole che seguono tradizioni più classiche, come l’Hatha yoga o lo Iyengar, lavorano in silenzio, mentre negli stili più fluidi, come Vinyasa o Odaka Yoga, si sceglie un sottofondo musicale fatto di suoni fluidi e ritmiche lente: «Niente hit da palestra, il suono non deve coprire il respiro» puntualizza l’insegnante. Nell’Odaka, ad esempio, la musica deve essere come un’onda, che invita al movimento naturale. E poi ci sono stili come il Kundalini, dove i mantra sono presenti e quindi la musica sta nella vocalità stessa della pratica. I volumi troppo alti sono sempre da evitare, perché la musica è un supporto, non la protagonista.
  2. Luci. Dovrebbero essere sempre morbide, calde e non dirette: «L’obiettivo è dare un segnale al corpo e invitarlo al rilassamento» spiega Cassia. No, quindi, alle luci fredde o troppo forti, che “accendono” il sistema nervoso e sono troppo energizzanti.
  3. Profumi. Ci sono insegnanti che amano diffondere incensi nell’ambiente: è una scelta accettabile se non sono troppo invadenti, perché i profumi agiscono sul sistema nervoso, creano un ricordo associato alla pratica e gli allievi ritrovano la stessa condizione emotiva piacevole ad ogni lezione. Sono da escludere i profumi troppo forti, che possono essere irritanti e fastidiosi.
  4. Spazio. Ordine e comfort devono regnare, con pavimento pulito, antiscivolo, possibilmente di legno, con spazio sufficientemente arioso fra i tappetini.