03/08/2018

Yoga per chi viaggia

Emanuela Bruno
A cura di Emanuela Bruno
Pubblicato il 03/08/2018 Aggiornato il 03/08/2018

Le fan degli asana possono continuare tranquillamente a praticare la loro disciplina di benessere preferita anche in vacanza, in giro per il mondo. Con qualche piccolo accorgimento utile

DOMYOS by DECATHLON

Lo yoga è una disciplina che assicura benessere psicofisico a chi la pratica e le sue adepte non si lasciano sicuramente indurre a sospendere l’esercizio quando sono in vacanza. Un utile vademecum per eseguire sequenze appropriate anche in viaggio è il volume di Jennifer Ellinghaus “Yoga per chi viaggia” (edizioni Macro), che contiene tanti consigli pratici per adeguare posizioni ed esercizi respiratori al clima, all’altitudine e all’ambiente in cui ci si trova nei periodi di ferie.

Un tappetino sottile è l’unico compagno di viaggio indispensabile per la yogi avventurosa, insieme a un abbigliamento leggero in tessuto naturale

Per trarre dalla pratica, e dal viaggio, il massimo beneficio, è opportuno tenere conto di alcune regole fondamentali.

  1. Yoga in alta quota. Ad altitudini elevate, cioè dove la concentrazione di ossigeno nell’aria è inferiore, è bene evitare sforzi molto intensi, specialmente se non si è allenate. Piuttosto che eseguire sequenze e mantenere posizioni difficili, che comportino un impegno intenso, dedicatevi al pranayama. Gli esercizi di respirazione sono utili a riossigenare il corpo e a procurare relax, anche in caso di “mal di montagna”. Eseguiteli supine, per non affaticare l’organismo. Ottime sono comunque anche le posizioni capovolte, cioè con la testa più bassa rispetto al resto del corpo.
  2. Yoga al freddo. Se l’obiettivo dettato dall’ambiente che vi circonda è scaldarvi, non dimenticate una doccia calda preliminare alla pratica. Poi dedicatevi a posizioni come le verticali sulle mani (anche contro una parete) o dondolatevi nella posiziona della Barca (Navasana, in equilibrio sui glutei con il corpo che disegna una V) che fanno aumentare la temperatura. Se amate il pranayama, la respirazione ideale è chiamata ujjayi e si esegue creando una leggera contrazione all’altezza della glottide, una specie di filtro, di restringimento, che provoca un suono simile a un leggerissimo russare e contribuisce al riscaldamento del corpo, perché l’aria rimane più a lungo all’interno delle vie respiratorie prima di essere espirata.
  3. Yoga al caldo. Nei climi caldi il corpo è più pronto e predisposto alla flessibilità, quindi gli asana risultano più facili. Quanto alla respirazione, quella che rinfresca è detta Seetali e si effettua inspirando con la bocca, sentendo il fresco dell’aria che entra, trattenendo il respiro a polmoni pieni e poi espirando.