24/10/2025

Sofia Goggia: «Da grande volevo fare la campionessa di sci»

Emanuela Bruno
A cura di Emanuela Bruno
Pubblicato il 24/10/2025 Aggiornato il 27/10/2025

Alla vigilia di una stagione piena di gare e di appuntamenti importanti, come i Giochi di Milano-Cortina, la campionessa racconta gli esordi da atleta, i sogni di bambina e la determinazione a perseguirli

sofia

La Coppa del mondo di sci si apre il 25 ottobre, con il gigante di Soelden e Sofia Goggia sarà una delle azzurre al cancelletto di partenza. Arriva dagli allenamenti svolti dalla squadra negli ultimi giorni in Val Senales e si è detta soddisfatta e determinata a dare il meglio di sé in questa stagione, sia in discesa che in gigante e in supergì. Noi l’abbiamo incontrata durante la preparazione della serie “I’m coming home”, un progetto di videointerviste a vari campioni degli sport sulla neve, realizzato da RedBull e proposto sul canale Youtube di Eurosport Italia. Fra tanti racconti, riflessioni e confidenze, ha rievocato i primi passi sugli sci e gli esordi della sua carriera.

Guardando dietro di sé, Goggia rivede una bambina già sicura di diventare una grande campionessa.

Obiettivo a 10 anni: vincere le Olimpiadi

«Ho mosso i primi passi sugli sci a Foppolo, all’età di quattro anni, e se da piccola mi avessero chiesto cosa vorresti fare da grande, io avrei risposto: la campionessa di sci» racconta Sofia. All’età di dieci anni, a uno stage dello Sci Club allo Stelvio, le fecero compilare una scheda degli obiettivi a breve, medio e lungo termine. «Io ho risposto: obiettivo a lungo termine vincere le Olimpiadi di discesa libera» ricorda. Un sogno divenuto effettivamente realtà nel 2018, ai Giochi di Pyeongchang, a riprova della grinta, dei sacrifici e dell’abnegazione con cui ha costruito passo dopo passo i suoi successi.

Più determinata degli infortuni

Nonostante gli infortuni subiti già in età molto giovane (“il primo crociato me lo sono fatto a 14 anni” rivela) non si è infatti mai lasciata intimidire e ha proseguito con determinazione. «Ricordo che quando facevo le gare FIS, facevo le gare di Coppa Europa, io sentivo dentro di me un fuoco importantissimo che mi spronava a dar tutta me stessa per provare a diventare la campionessa che volevo essere e che volevo diventare» continua Goggia. La mamma, insegnante di lettere, la spronava a indirizzarsi verso lo studio, perché la cultura ha un grande peso nella vita, ma Sofia ammette: «Forse anche la contrapposizione con lei, il fatto di volerle dimostrare che si sbagliava, perché ciò che mi rendeva felice era proprio sciare, mi ha spronata a dare ancora di più di quello che probabilmente avevo».

Una grande consapevolezza

Da atleta plurimedagliata ripercorre oggi l’incontro con maestri che hanno visto in lei delle grandi potenzialità e le hanno dato sicurezza, o con l’allenatore che aveva intorno ai vent’anni e a cui, su uno skilift, confidò una volta: «Io posso dirti una cosa, mi sento potenzialmente la miglior discesista al mondo. E lui lì per lì mi guardò senza dire nulla, poi quando mi feci male disse che forse le mie dichiarazioni erano state un po’ arroganti. Ma anni dopo gliel’ho dimostrato. Non era un peccare di arroganza, era la consapevolezza di quel seme che sentivo che sarebbe potuto un giorno diventare qualcosa di più grande». Quando si dice avere la stoffa (e la testa) del grande campione, con l’ambizione incrollabile di arrivare a essere sempre vincente, sempre al top.