Dominik Paris: «Qualche volta avrei potuto essere più bastardo»
Il campione più vincente di sempre in discesa si racconta, parlando della voglia di velocità, dei rapporti con i colleghi atleti (e non), della famiglia e del futuro che desidera
Dal 27 novembre al 7 dicembre la Coppa del mondo di sci maschile prevede un gruppo di gare veloci sulle nevi americane, in cui sarà impegnato anche la punta di diamante della squadra azzurra: Dominik Paris. Nato a Bolzano 36 anni fa, è il discesista italiano più vincente di sempre. Ha al suo attivo una medaglia d’oro in superG ai Mondiali di Are del 2019 e un argento in discesa a quelli di Schadming nel 2013. In Coppa del mondo ha conquistato 24 vittorie (19 in discesa e 5 in superG) e il primo posto nella classifica di specialità di superG nella stagione 2018-19. Coinvolto nel progetto “I’m coming home”, una serie di videointerviste a vari campioni degli sport bianchi, realizzato da RedBull e proposto sul canale Youtube di Eurosport Italia, ha fatto un bilancio sulla sua vita, agonistica e non solo.
«Fin da piccolo io cercavo sempre di andare il più veloce possibile, ovunque. Pensavo sempre: si può fare un po’ più veloce» ricorda Paris.
Soddisfatto del suo percorso
Guardandosi alle spalle, il campione si dice soddisfatto. «Dopo tanti anni e tanti successi, l’anima per continuare a sciare c’è ancora, anche se piano piano cala quella spinta a superare sempre i limiti. Con l’esperienza, comunque, devo ammettere che forse in certe situazioni sarei potuto essere un po’ più “bastardo” per ottenere il risultato» confida. Poi sfoglia l’album dei ricordi di famiglia: i primi passi sugli sci a tre anni, le competizioni da ragazzino (la prima gara a sei anni), le sfide fra compagni, le vittorie e il rapporto con i genitori: «Penso che la mamma abbia sempre avuto un po’ di paura. Mio padre, che è stato maestro di sci, era sempre teso, soprattutto quando gareggiavo da piccolo» sorride.
L’indole riservata e le nuove emozioni
C’è un posto in cui Paris trova l’equilibrio: casa sua. «È un luogo dove posso godermi il tempo libero, vuotare la testa, senza stress e senza pensieri. Descrive bene chi sono e dove sono cresciuto: una valle riservata (la Val d’Ultimo ndr), con montagne stupende dove amo camminare. Sono un uomo di montagna e lì ho costruito la mia casa, dove ho deciso di restare» rivela. Anche il rapporto con i figli descrive la sua autenticità: «Una delle giornate più belle della mia vita è stata la nascita del mio primo figlio: una vittoria grandissima. Poi, due anni dopo, è arrivato il secondo e adesso in casa c’è tanto movimento. Li vedo giocare, “fare casini”… è una sensazione bellissima» assicura.
E se un giorno i suoi figli dovessero scegliere la sua stessa strada, quella dello sci? «Li sosterrei al massimo. Cercherei di dare loro qualche consiglio, ma non vorrei essere il responsabile delle loro scelte». Liberi ma pronti a impegnarsi al massimo: «Per me è importante solo una cosa: se iniziano qualcosa, devono anche portarla a termine» sottolinea.
Uno sguardo al dopo
L’immagine di se stesso dopo la carriera agonistica è ancora sfuocata: «Non ho le idee chiare sul mio futuro. Ho provato a pensarci, ma non ho ancora trovato una direzione precisa. Mi piacerebbe fare un lavoro che mi permetta di mettere tutto me stesso e che alla fine della giornata mi dia la sensazione di aver raggiunto un risultato» riflette. Rimpianti? Nessuno, Paris è contento non solo di ciò che ha fatto, ma anche di come l’ha affrontato. «Sono fiero di come mi sono comportato con tutti: colleghi, avversari, tifosi, persone fuori dal mondo delle gare. Io dormo tranquillo, sto bene e so di non avere debiti con nessuno» sintetizza. Una certezza sul suo domani, però, c’è già: «Mi mancherà quella sensazione alla partenza di una gara, quel fuoco dentro che ti fa dire “adesso faccio vedere a tutti di cosa sono capace”. Sono emozioni difficili da descrivere, ma impossibili da dimenticare» conclude il campione.
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