20/03/2022

Karate kata: quando il combattimento è una danza

Emanuela Bruno
A cura di Emanuela Bruno
Pubblicato il 20/03/2022 Aggiornato il 20/03/2022

In questa specialità del karate gli atleti non hanno di fronte un avversario, ma eseguono individualmente esercizi che fondono  tecniche e armonia, potenza ed equilibrio

karate kata

Pensate che il karate sia un’arte marziale in cui due avversari si affrontano, usando precise tecniche e colpi sferrati con le mani, le braccia, le gambe e i piedi? Errore.

Il combattimento (chiamato kumite) è solo una delle specialità dell’antica disciplina giapponese, ma ne esiste anche una forma individuale: il karate kata, un’arte a sé stante, con le sue regole e le sue competizioni.

L’abbiamo scoperta ai Giochi olimpici di Tokyo della scorsa estate l’azzurra Viviana Bottaro ha conquistato la medaglia di bronzo. Ce ne parla Yuri Shirai, ex atleta e oggi insegnante presso l’ASD Yama K.C. di Milano (dove è responsabile del settore preagonistico e giovanile).

Tutto il fascino della cultura giapponese

Dietro al karate kata c’è il fascino della cultura giapponese con tutta la sua poesia. I nomi stessi delle tecniche sono evocativi: Mani di nuvola, Gru sulla roccia, Mezza luna, Volo di rondine, Scrutare il cielo, Cavaliere di ferro, Specchio luminoso

Contro un avversario immaginario

Nel karate i kata sono sequenze di tecniche codificate, di difficoltà diversa, in cui sono racchiusi i segreti del combattimento. I più semplici durano circa 20 secondi ma ne esistono centinaia, più o meno articolati e complessi, che includono salti, colpi, equilibri, cambi di direzione da eseguire con ritmo vario e che si differenziano anche in base agli stili delle diverse scuole. Un esercizio attinge a queste raccolte di tecniche e si traduce in un combattimento contro un avversario immaginario, che a tratti fa pensare a una danza: una sequenza di gesti, colpi, posizioni, evoluzioni e spostamenti fatti di potenza ma anche di grazia, di rapidità e di armonia, di esplosività grintosa e di equilibrio.

Alla ricerca dell’esecuzione perfetta

Attraverso la ripetizione delle tecniche si studia l’espressività, in una ricerca spasmodica della propria esecuzione perfetta: le performance degli atleti non sono perciò forme “vuote” ma qualcosa di personale, gesti codificati ma interpretati dal singolo in modo da diventare “i suoi gesti”, proprio come accade in una coreografia di danza.

A qualsiasi età

La pratica del karate è adatta a chiunque, dalla più tenera età, e si può cominciare anche da adulti, iscrivendosi a un corso in una scuola federale (oltre alla Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali www.fijlkam.it è molto importante anche la Federazione Italiana Karate Tradizionale www.fikta.it). Qui si imparano fin da subito i kata più semplici e il kumite, perché sono complementari.

La lezione

In una lezione, dopo il riscaldamento, si fa conoscenza con i fondamentali (tecniche, velocità di spostamento, intensità dei gesti) e poi c’è il lavoro in coppia, in cui si applica ciò che si è appreso. Tutto avviene per gradi: si comincia con il kumite a distanza, poi ravvicinandosi ma senza contatto, poi si impara a difendersi e ad attaccare realmente l’avversario (ma i colpi sono controllati per non fare male). Intanto si accresce il bagaglio delle tecniche. Chi poi sceglie di indirizzarsi verso la disciplina kata può scegliere una scuola in cui le lezioni privilegiano questo orientamento. E naturalmente può studiare e allenarsi autonomamente.

Un allenamento fisico completo

Il karate comporta un allenamento fisico completo. La specialità kata, in particolare, svuota la mente come poche altre, con sicuri effetti antistress: richiede grandissima coordinazione, controllo, attenzione e quindi una concentrazione assoluta. Può essere paragonato a una meditazione in movimento. Inoltre regala fiducia in se stesse e insegna il giusto approccio (soprattutto mentale) della difesa personale.