14/03/2020

Hip-hop, la danza che tira fuori la parte più nascosta di te (e ti cambia l’umore)

Emanuela Bruno
A cura di Emanuela Bruno
Pubblicato il 14/03/2020 Aggiornato il 14/03/2020

Valentina Vernia, ballerina (e insegnante) arrivata al Serale nell’ultima edizione di Amici, ci accompagna a conoscere questo stile di ballo che chiunque, con un buon maestro, può imparare

hip-hop dance Valentina Vernia

Valentina Vernia, 23 anni, nota e amata dal grande pubblico soprattutto per la sua partecipazione all’ultima edizione di Amici, è un’apprezzata ballerina e insegnante di danza. Le abbiamo chiesto di parlarci dello stile di ballo che predilige (e in cui l’abbiamo vista cimentarsi nel Serale del talent di Canale 5), che è una forma di street dance figlia della tradizione afroamericana, nata nelle strade del Bronx alla fine degli anni Sessanta, come ribellione e rifiuto della cultura dominante, e poi diffusasi pian piano (e con molteplici varianti) fra i giovani di tutto il mondo. Ecco cosa ci ha raccontato.

Perché ti sei innamorata dell’hip-hop?

È stata una scelta molto istintiva: dopo anni di ginnastica ritmica e di danza classica, entrambe discipline molto “impostate”, mi sono trovata ad ascoltare la musica ritmata hip-hop-style e il mio corpo ha cominciato a muoversi con naturalezza, seguendo quel ritmo. Una cosa di pancia, insomma. Ho studiato tanto, prima le tecniche di base, poi ho portato avanti le mie ricerche anche a Los Angeles, e adesso il mio è un hip-hop contaminato dall’afro (non stupisce che abbia un po’ questo stile “nel sangue”, considerando che la mamma, anche lei ballerina, è originaria della Sierra Leone ndr).

Il mondo hip-hop ha tanti stili diversi, sviluppatisi in contesti culturali differenti, ma tutti sono accomunati da saltelli, giri e movimenti più o meno sincopati, scattanti, spezzettati e frantumati, in alcuni casi anche acrobatici e di grande effetto. E’ una danza adatta a chiunque?

Io dico sempre che ciascuno di noi nasce ballerino, si tratta solo di tirare fuori quella parte di noi e per questo ci vogliono passione, impegno e allenamento: non esistono limiti fisici, chiunque può iniziare questo percorso, purché abbia un buon insegnante. In Italia le scuole anche di prestigio non mancano.

Quali sono le difficoltà che gli allievi principianti incontrano?

Sicuramente il fatto di dover isolare le varie parti del corpo l’una dall’altra, che è la peculiarità dell’hip-hop: le gambe, le braccia, la testa si muovono spesso in maniera del tutto slegata e indipendente. Sicuramente è agevolato chi ha il senso del ritmo, segue il tempo della musica e ha una certa predisposizione fisico-atletica, ma nelle lezioni per neofiti si parte dall’abc, che significa insegnare la tecnica proprio da zero. Non pensate di partire dalle coreografie, collegando fra loro dei passi, perché la base di tutto è la tecnica, che si apprende con decine e decine di ripetizioni di ogni gesto: l’insegnante scompone ogni passo, ogni movimento, nelle sue parti e insegna come eseguirlo. Ogni lezione è costruita dall’insegnante secondo gli allievi che ha davanti.

In quanto tempo si acquista un minimo di disinvoltura?

Io ho avuto allieve di età anche non giovanissima, inesperte totali, che con una lezione alla settimana e i giusti input si divertivano, entravano nel movimento, lo sentivano e in poche settimane sono cresciute tantissimo. Poi è il numero di ore di allenamento che fa la differenza fra un’attività seguita per hobby o per lavoro.

Suggeriresti l’hip-hop alle tue coetanee come attività fitness, per mettere in gioco tutto il corpo in modo completo?

Certo, ma soprattutto io ripeto che fin dalle prime esperienze l’hip-hop è energia positiva, ti cambia l’umore, ti permette di coltivare la parte più nascosta di te e di tirarla fuori: è un modo per dedicarsi davvero a se stesse. Le mie allieve spesso arrivano a lezione grigie e ne escono rosa. Una volta perfezionata la tecnica e acquistata consapevolezza del corpo, inizia il bello: l’hip-hop è uno stile a cui si possono aggiungere sfumature personali, si può uscire un po’ dagli standard e creare qualcosa di identificativo. Ecco perché questo tipo di ballo piace tanto ai giovani: è istintivo, più espressivo e più libero di altri.