05/10/2017

Pasta integrale: 4 falsi miti da sfatare

Saverio Pepe
A cura di Saverio Pepe
Pubblicato il 05/10/2017 Aggiornato il 25/03/2024

Cottura, digeribilità, calorie e fibre: tutta quello che devi sapere sulla pasta integrale, un alimento sempre più apprezzato. E non solo perché fa bene

pasta

La pasta integrale piace sempre di più: oltre la metà (53%) degli italiani la  sceglie ormai abitualmente.

Penne e spaghetti non raffinati piacciono perché fanno bene alla linea e alla salute ma anche per il gusto particolare.

Lo rivela una ricerca realizzata da Doxa per Aidepi (Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane). Questa passione nasconde però falsi miti ed errori: ecco i 4 più comuni “smontati” dal professor Luca Piretta, nutrizionista e gastroenterologo.

1) L’ideale è sostituire la pasta bianca con quella integrale

La semola classica è buonissima e, dal punto di vista nutrizionale, le differenze con la versione integrale sono minime. Anche una pasta “tradizionale” ha un indice glicemico basso (30-35) e garantisce carboidrati complessi a lento assorbimento, proteine e fibre. È vero che la pasta integrale contiene più fibra e sali minerali di quella tradizionale, ma non si può pensare di assumere tutto il fabbisogno di fibre tramite la pasta integrale. La strada giusta è compensare la mancanza di fibre puntando su frutta e verdura come carciofi, broccoli, cipolla, aglio, arancio, mela.

2) È una scelta consigliabile a tutti

In generale dovremmo mangiare tutti più fibra di quanto facciamo attualmente, ma attenzione a non esagerare, perché la fibra insolubile rende gli alimenti meno digeribili e un consumo eccessivo può creare fermentazione intestinale. Per diabetici e persone obese la pasta integrale è una soluzione perfetta, ma per altre categorie o fasce di età un eccesso è da sconsigliare, perché è più difficile da digerire: pensate a quanti soffrono di sindrome del colon irritabile.

3) Integrale è sempre light: si può “sgarrare” con il condimento

Se si cercano fibra e sali minerali, a volte il condimento conta di più pasta: ce n’è di più in un piatto di pasta al pesto di asparagi o con carciofi, alimenti ricchi di fibre, che in uno di pasta integrale condito con una dadolata di pomodoro e mozzarella.

4) Bisognarle cuocerla a lungo per renderla più digeribile

Se troppo cotta, anche la pasta integrale può alzare il livello della glicemia, rendendola pari, se non superiore, a quella della pasta classica. Attenzione anche alla pasta fredda: il raffreddamento dell’amido ne abbassa la digeribilità. La soluzione: la cottura a campana. A due terzi della cottura, scolate la pasta e trasferitela in una insalatiera sigillata con pellicola trasparente. La pellicola si gonfierà “a campana” e la cottura si completerà a secco. La pasta resterà integra, buona e al dente anche per il giorno dopo.