20/05/2025

Celiachia o sensibilità al glutine?

Alberta Mascherpa Pubblicato il 20/05/2025 Aggiornato il 20/05/2025

Sono due facce della stessa medaglia ma presentano comunque alcune differenze che è bene conoscere

celiachia o sensibilità al glutine?

Celiachia e sensibilità al glutine sono disturbi diversi ma con identico protagonista. Conoscerne le differenze è utile per affrontarle in maniera corretta.

Che cos’è è la celiachia

Secondo gli ultimi dati in Italia sono 600mila le persone affette da celiachia, una patologia autoimmune cronica dell’intestino tenue che si scatena in soggetti geneticamente predisposti quando assumono glutine, una proteina presente in alcuni cereali, in particolare grano, orzo e segale. I sintomi sono noti e vanno dalla diarrea cronica al gonfiore, dal dolore addominale alla perdita di peso anche se esistono manifestazioni meno evidenti ma sempre da ricondurre alla celiachia come anemia da carenza di ferro, osteoporosi, infertilità, stanchezza cronica, afte ricorrenti, eruzioni cutanee e nei bambini una difficoltà nell’accrescimento e un ritardo nello sviluppo puberale.

Una base genetica

Il 95% dei celiaci presenta una particolare condizione genetica che predispone alla malattia. Questo non vuole dire che chiunque abbia una predisposizione genetica diventi celiaco. Occorre che intervenga un fattore scatenante che può essere l’assunzione del glutine ma anche infezioni intestinali virali, uso prolungato di antibiotici o cambiamenti della flora intestinale. In ogni caso resta centrale il ruolo del sistema immunitario che risponde in maniera eccessiva all’introduzione del glutine attivando una reazione infiammatoria che colpisce i villi intestinali, causandone l’appiattimento. Nel tempo questo porta a un mal assorbimento dei nutrienti con carenze anche significative.

Quando si parla di sensibilità al glutine

Sono molte le persone che negli ultimi anni eliminano volontariamente il glutine dalla dieta dichiarando così di sentirsi meglio. Questo ha portato gli specialisti a parlare di “sensibilità al glutine non celiaca” (in inglese non-celiac gluten sensitivity – NCGS), una condizione che, pur condividendo alcuni sintomi con la celiachia, ne è diversa per origine, diagnosi e trattamento. La gluten sensitivity, infatti, non è una malattia autoimmune, né un’allergia, né una condizione che provoca danni permanenti all’intestino ma una reazione individuale all’assunzione di glutine o ad altri componenti presenti nei cereali che provoca sintomi simili a quelli della celiachia, gonfiore addominale, dolore, stanchezza, mal di testa, difficoltà di concentrazione, ma senza una base immunologica definita e senza alterazioni visibili della mucosa intestinale.

 Perché succede

«Le proteine contenute nel grano, la gliadina e la glutenina, sono considerate tossine dal sistema immunitario umano che da millenni, riconoscendole come tali, ha messo in atto risposte enzimatiche e immunitarie per inattivarle» la dottoressa Alessandra Oca, Biologa nutrizionista e farmacista presso il presso il Poliambulatorio Aesthe Medica di Ferrara.« Per di più mentre fino a metà del secolo scorso l’ingestione di queste proteine era limitata e avveniva da cereali originari nativi senza manipolazioni genetiche, oggi spesso ci si trova in una condizione di sovralimentazione con consumo spesso di tipologie di grano geneticamente modificate a cui il sistema biologico umano non può essere tollerante». Cosa accade allora? «Il continuo contatto della parete intestinale con le proteine del glutine e provoca uno stato di infiammazione cronica silente che a volte non dà sintomi o produce sensazioni di gonfiore, dolore addominale, stanchezza, insonnia, indolenzimento muscolare ma che nel tempo può essere responsabile dell’insorgere di malattie metaboliche e neurodegenerative» spiega la nutrizionista.

Cosa fare

La dieta è basilare per tenere sotto controllo la celiachia, patologia che può solo essere controllata ma non risolta. Allo stesso modo anche in caso di sensibilità può essere utile limitare l’ingestione del glutine.

Bisogna scegliere cereali che ne sono naturalmente privi come avena, amaranto, quinoa, miglio, grano saraceno, mais, riso.

«Per chi ha una sintomatologia più leggera è possibile introdurre nella dieta anche altri cereali che contengono poco glutine come farro, orzo, tutti i grani antichi come Senatore Cappelli e Timilia, Kamut» commenta l’esperta. «Basilare, in ogni caso, prestare sempre attenzione a quello che si acquista leggendo bene l’etichetta alimentare».