20/01/2021

Scrub e peeling: questo è il momento di cambiare pelle

Alberta Mascherpa Pubblicato il 20/01/2021 Aggiornato il 20/01/2021

Esposta al freddo ma anche allo smog, “rinchiusa” in casa e poco ossigenata, la pelle si ispessisce, diventa ruvida. Per rinnovarla entrano in gioco scrub e peeling che lavorano in superficie e in profondità

Portrait of a young woman getting an exfoliating massage at a spa

Per mantenersi vitale, compatta e luminosa, la pelle mette in campo tutte le sue energie. «Una delle più importanti è quella che la porta a rinnovarsi nell’arco di ventotto giorni eliminando le cellule superficiali vecchie per far affiorare quelle giovani e vitali» spiega la dottoressa Linda Tiraboschi, cosmetologa AIDECO, Associazione italiana dermatologia e cosmetologia.

Il naturale ciclo fisiologico  in inverno tende a rallentare e se a questo si somma il fatto che, per via delle lunghe ore al chiuso, l’epidermide respira male e si ossigena poco, si capisce bene perché rischi di diventare opaca, arida e spessa.

Perché esfoliazione?

Esfoliare la pelle è sinonimo di rinnovarla. «In superficie aiuta a ridarle morbidezza, luce e uniformità, in profondità riattiva la produzione di sostanze fondamentali per la giovinezza come i fattori idratanti, l’elastina e il collagene» precisa la cosmetologa. Senza dimenticare poi che, con i pori liberi, tutti i trattamenti cosmetici penetrano meglio e danno maggior risultato.

Gli scrub che levigano

Scrub o gommage? Uno più strong, l’altro più soft, sono i due prodotti di elezione per l’esfoliazione del corpo. «Con particelle delicatamente abrasive di diverse dimensioni, grattano via le cellule morte superficiali dando levigatezza e luce: si usano anche settimanalmente, in base alla risposta soggettiva della pelle, scegliendo magari formule più dolci su zone più fragili come il décolléte, più tenaci su parti robuste come glutei, gomiti, ginocchia» suggerisce l’esperta.

I peeling che rinnovano

«La cosmetica propone una gamma completa di formule ad effetto pelle nuova che rinnovano la pelle non con un’azione meccanica come quella degli scrub ma enzimatica: usano infatti sostanze come gli alfaidrossiacidi, acidi dolci ricavati da mandorle, agrumi, mela, canna da zucchero, che a basse concentrazioni funzionano come idratanti, in percentuali più elevate, come nel caso dei peeling, hanno un effetto cheratolitico cioè rompono la coesione tra le cellule dello strato corneo in modo da eliminare più facilmente quelle morte e lasciar spazio a quelle fresche» spiega la dottoressa Tiraboschi. Proposti per lo più sotto forma di lozioni da usare dopo la detersione e prima della crema, i peeling completano la formula con sostanze dal forte potere idratante che ne addolciscono l’azione e in alcuni casi con principi attivi depigmentanti per dare al trattamento una forte valenza anti-macchie.

Nel buio della notte

«Gli alfaidrossiacidi sono sostanze sensibili agli effetti delle radiazioni ultraviolette: utilizzati di giorno possono rendere la pelle più vulnerabile nei confronti del sole, anche indiretto. Proprio per questo i peeling sono trattamenti notturni che si abbinano in genere a cosmetici da giorno con principi attivi in grado di ripristinare la barriera protettiva, arricchiti con filtri solari per evitare irritazioni e macchie scure» conclude la cosmetologa. Quando usarli? Per uno, massimo due mesi facendo attenzione alla risposta della pelle: le più sensibili possono usare il prodotto una sola volta a settimana e nel caso delle lozioni “lavarle” via dopo cinque minuti di posa come fossero una maschera.