08/09/2025

Ansia da rientro: impara a gestirla

Emanuela Bruno
A cura di Emanuela Bruno
Pubblicato il 08/09/2025 Aggiornato il 08/09/2025

La difficoltà a tornare alla routine colpisce in modo trasversale ed è qualcosa di fisiologico, purché si mantenga entro certi limiti temporali. L’esperto chiarisce i principali dubbi

Ansia da rientro

Il rientro dalle vacanze è uno shock per la stragrande maggioranza di noi e può provocare ansia, stress, stati depressivi, irritabilità. Naturalmente ognuno gestisce questa condizione secondo la propria indole e il proprio vissuto: per qualcuno è una fase che si risolve rapidamente, altri trascinano i fastidi per un tempo molto lungo. Ed è in questo caso che occorre rivolgersi a esperti che sappiano dare consigli corretti. Il dottor Giancarlo Caselli, psicologo clinico della piattaforma iDoctors, approfondisce per noi il problema e suggerisce alcune regole per gestire il ritorno a casa, al lavoro e alla normale routine nel modo il più possibile atraumatico.

Sapere riconoscere i sintomi dell’ansia da rientro ed eventuali situazioni potenzialmente critiche è il primo strumento utile per poter superare questo stato d’animo

 

I più colpiti

L’esperto racconta che l’ansia da rientro può interessare tutte le categorie di lavoratori ma, solitamente, è più intensa in chi si trova a vivere già altre difficoltà di tipo lavorativo o relazionale e in chi ha ancora poca esperienza nel ruolo che ricopre, quindi neoassunti o soggetti a cui è stata cambiata la mansione da poco. Questa fotografia è, ovviamente, quella di una tendenza, perché la capacità di affrontare le sfide senza cadere nel panico è una caratteristica individuale. Negli ultimi anni i casi di sintomatologie che riguardano ansia e/o depressione, due facce della stessa medaglia, sono in forte aumento, così come le somatizzazioni che spesso accompagnano l’ansia. Da un lato i motivi sono di tipo sociale e derivanti da richieste di performance sempre più importanti ma, dall’altro lato, si registra anche a livello psicologico una minor capacità di affrontare le sfide e, conseguentemente, una crescita dei disturbi. Fortunatamente è in aumento anche il numero di persone disposte a chiedere l’aiuto di uno psicologo.

 

Quando è il momento di preoccuparsi

Il dottor Caselli spiega che il corpo e la mente sono programmati per adattarsi all’ambiente in cui si vive e questo solitamente avviene in modo piuttosto rapido, specie quando ci si trova in un’area di maggiore comfort, come accade in vacanza. Per questo motivo, l’ansia da rientro è un fatto assolutamente fisiologico. Attenzione però alla durata (se si superano 7-10 giorni) e alla gravità dei sintomi: in qualche caso, dietro a questa condizione può nascondersi un disturbo più importante come quello di ansia generalizzata. In questo caso, il rientro al lavoro non è la causa del disturbo ma l’elemento che rende visibile, attraverso un sintomo, un qualcosa di più profondo. Lo si può riconoscere osservando i cambiamenti che accadono nella persona: pensieri invadenti, alterazioni del ritmo cardiaco, difficoltà a prendere sonno, variazioni nelle abitudini alimentari, paura ad affrontare nuove sfide. In questi casi un professionista può aiutare ad affrontare le difficoltà anche con percorsi di terapia di breve periodo e in genere risolutivi (con mindfulness e training autogeno, ad esempio).

Attenzione, poi, ai segnali, raccomanda il dottore: sonno e alimentazione sono due indicatori molto importanti. Adattarsi a nuovi ritmi è normale, ma se sintomi come la fatica ad addormentarsi persistono dopo una settimana, può essere il segnale di un disturbo d’ansia. Mentre se si tende ad addormentarsi in modo inusuale molto presto la sera e poi avere dei risvegli notturni può essere il sintomo di una deflessione del tono dell’umore. Analogamente, un’alterazione del rapporto col cibo come una certa compulsione nel mangiare può essere indice di una forma ansiosa, mentre la perdita di appetito è più spesso legata al calo del tono dell’umore e quindi ad una sintomatologia più di tipo depressivo.

 

Che fare?

La gradualità è meglio dello stacco repentino: sarebbe importante non rientrare dalle vacanze la sera prima di ricominciare il lavoro ma lasciarsi almeno un breve periodo di “acclimatazione” per riprendere dei ritmi più regolari rispetto a quelli adottati in vacanza. È poi importante mantenere alcune delle attività più gratificanti iniziate durante il periodo di riposo, in modo da avvertire il distacco in modo meno significativo. Non solo, non archiviate le vacanze, specie se particolarmente belle, come un qualcosa di passato: riassaporatene i ricordi.