15/09/2020

L’infertilità (lui e lei)

Anche se non si tratta di una vera e propria malattia, la difficoltà a concepire rappresenta un problema molto serio per chi cerca un figlio.

Può essere definita infertile una coppia che non riesce a concepire dopo un anno di rapporti sessuali non protetti, con frequenza trisettimanale per tutto il mese oppure miratamente nel periodo dell’ovulazione.

Va detto però che ci sono coppie che riescono a dare inizio a una gravidanza dopo due anni di tentativi; ecco perché gli specialisti, anche basandosi su quanto afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ritengono più corretto fare diagnosi di infertilità dopo 24 mesi.
Esiste poi una forma di infertilità secondaria, che è l’impossibilità di avere un secondo figlio dopo una prima gravidanza. Secondo quanto riportato dall’Istituto Superiore di Sanità, grazie al Registro Nazionale Procreazione Medicalmente Assistita, complessivamente l’infertilità riguarda circa il 15 per cento delle coppie.
Le cause dell’infertilità sono numerose e di diversa natura: di seguito sono elencate le principali per lei e per lui, con gli esami diagnostici e le soluzioni.

Occorre sottolineare che nel 15 per cento circa dei casi non è possibile individuare le cause: in questa eventualità si parla di infertilità idiopatica.

LE CAUSE FEMMINILI

L’infertilità femminile può avere diverse cause, ascrivibili al cattivo funzionamento delle ovaie, alla conformazione dell’apparato genitale femminile o a fattori ormonali. Ecco le più frequenti.

Ovociti inadeguati

Secondo le statistiche, nella maggior parte dei casi l’impossibilità di concepire da parte della donne dipende da un’alterazione degli ovociti.
Può accadere cioè che le ovaie, pur funzionando, producano uova inadeguate a dare inizio a una gravidanza. In tale eventualità la donna può non manifestare alcun disturbo e avere flussi mestruali regolari anche se, come si dice in gergo ginecologico, “ovula male”.
Il problema è quasi sempre legato alla sindrome dell’ovaio policistico, soprattutto se si associa a sovrappeso (occorre ricordare, però, che la magrezza eccessiva incide negativamente sulla fertilità femminile quanto il sovrappeso). 

Infezioni genitali trascurate

L’infertilità femminile può dipendere da infezioni genitali trascurate. Succede, in particolare, alle infezioni da Clamidia, (LINK a clamidia)  batterio che si trasmette attraverso rapporti sessuali non protetti  che, se non debellato opportunamente, può aggredire le tube e l’endometrio rendendoli inadatti alla gravidanza.
Anche la malattia infiammatoria pelvica fa parte dell’elenco delle cause riconducibili a infezioni.

Ostruzione o malfunzionamento delle tube

 È una delle cause più frequenti di infertilità femminile. L’alterazione può avere origine, come già visto, da un’infezione genitale trascurata o da aderenze che si sono formate in seguito a un precedente intervento chirurgico all’addome. 
In una piccolissima percentuale di casi (circa 1 per cento) può trattarsi di una malformazione congenita, cioè presente dalla nascita.

Anche l’endometriosi, disturbo caratterizzato dalla crescita in sedi anomale del tessuto di rivestimento dell’utero (endometrio), può interferire sulla capacità procreativa se si diffonde alle ovaie o alle tube.

GLI ESAMI PER LEI

Quando si indaga sull’infertilità di coppia, entrambi, donna e uomo, devono effettuare una serie di indagini via via più approfondite, grazie a cui individuare l’origine del problema (che però, come già detto, a volte rimane sconosciuta). Ecco gli esami che in genere si prescrivono alla donna.
– Ecografia pelvica: consente di visualizzare utero, tube e ovaie. Può fornire un primo orientamento sulla diagnosi.

– Dosaggio ormonale: è l’esame del sangue per la misurazione dei livelli di ormoni (estrogeni, progesterone, ormoni tiroidei, FSH, LH). Fornisce informazioni sulla regolarità dell’ovulazione.

– Isteroscopia: permette di visualizzare l’interno dell’utero. Viene effettuata con l’aiuto di un endoscopio introdotto dal collo dell’utero. Non richiede anestesia.

– Isterosalpingografia
È un’indagine approfondita sulle tube: consiste in una radiografia con mezzo di contrasto. Non richiede anestesia.

LE CAUSE MASCHILI

L’infertilità maschile dipende sempre da un’alterazione degli spermatozoi che a sua volta può avere diverse origini. Ecco le più frequenti.

Squilibri ormonali

La produzione degli spermatozoi può essere alterata a causa di uno scorretto dei meccanismo che regola la loro produzione nei testicoli. 

Varicocele

È l’anomala dilatazione della vena spermatica che circonda il testicolo. Il disturbo comporta un’alterazione della temperatura che può compromettere la formazione di spermatozoi efficienti. 

Fattori esterni

L’abitudine di indossare pantaloni troppo stretti (che costringe i testicoli a rimanere vicini al corpo e quindi a surriscaldarsi), l’abuso di bevande alcoliche, l’eccessivo consumo di sigarette, le cure con farmaci antitumorali possono danneggiare gli spermatozoi, rendendoli inadatti alla fecondazione dell’ovocita.   

Anomalie delle vie seminali

L’infertilità maschile può dipendere da un’alterazione delle vie seminali, da cui fuoriesce lo sperma. Può trattarsi di una malformazione di origine genetica o essere il risultato di un’infiammazione dell’apparato genitale, dovuto per esempio a una malattia a trasmissione sessuale.

GLI ESAMI PER LUI

Ecco gli esami da prescrivere a un uomo, quando si sospetta la sterilità.

– Visita andrologica: consente di individuare la presenza di un varicocele, che va confermata dall’ecodoppler, un esame non invasivo che si avvale dell’utilizzo degli ultrasuoni per valutare il flusso del sangue all’interno del testicolo.

– Dosaggio ormonale: permette di misurare i livelli di testosterone, LH, FSH presenti nell’organismo. È importante perché un’eventuale alterazione di questi valori suggerisce che la produzione degli spermatozoi sia alterata. 

– Spermiogramma: è l’esame di prima scelta per accertare la potenzialità riproduttiva maschile. Consente di indagare sul numero, la forma e la motilità degli spermatozoi e capire con un buon margine di sicurezza se l’infertilità della coppia può dipendere o no da lui.

LA QUESTIONE ANAGRAFICA

Per la donna

L’unica vera strategia che mette al riparo la donna dal rischio di non riuscire a dare inizio alla gravidanza è quella di programmare il concepimento di un figlio da giovane (possibilmente entro i 30 anni).
L’invecchiamento fisico è il nemico numero uno della fertilità femminile:  a partire da dieci anni prima della menopausa, infatti, la donna è fisiologicamente destinata a produrre ovociti che non sono sempre al massimo dell’efficienza e che, quindi, risultano difficili da fecondare.
Lo confermano le statistiche: fino ai 34 anni le probabilità di rimanere incinta in seguito a rapporti non protetti sono del 30 per cento nei primi due mesi; del 50 per cento nei primi tre mesi; del 75 per cento in sei mesi e dell’80 per cento in un anno.
A 35 anni, invece, la donna ha il 50 per cento di probabilità di rimanere incinta entro sei mesi dall’inizio dei rapporti sessuali non protetti. Dopo i 35 anni le probabilità di concepire diminuiscono del 10% ogni anno.

Per l’uomo

Va sottolineato anche che l’età dell’uomo ha un suo peso perché anche se può diventare padre teoricamente per tutta la vita, dopo i 45 anni il liquido seminale è meno efficiente: contiene infatti meno spermatozoi, che sono più lenti e più spesso portatori di anomalie cromosomiche; se l’ovocita viene fecondato da uno spermatozoo alterato c’è il rischio o di interruzione spontanea della gravidanza o di nascita di un bambino colpito con una malattia genetica.

LA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA

Si parla di sterilità quando le coppie sono interessate da una malattia che non lascia alcuno spazio alla speranza di dare inizio a una gravidanza in modo naturale.
Per avere un bambino, si può provare a ricorrere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (Pma), che negli anni sono diventate via via più sofisticate. Gli specialisti raccomandano di far trascorrere un anno di tentativi prima di indagare sul mancato concepimento e ricorrere alla Pma.
Se la donna ha già 40 anni è però consigliabile non attendere tanto tempo, perché le speranze di successo con la procreazione medicalmente assistita sono più alte per chi è ancora abbastanza giovane. Si può affermare quindi che una donna di 40 anni, già dopo sei mesi di tentativi di concepimento naturale andati a vuoto, dovrebbe cominciare a sottoporsi alle indagini mediche per non perdere altro tempo.