Teatro: quando i confini (reali o metaforici) cambiano la vita
È un tema esplorato in numerosi lavori di queste settimane, in cui i protagonisti affrontano cesure spaziali o temporali, anche fantasiose, intorno a cui si costruiscono storie di grande forza drammatica
Tra la fine di ottobre e la fine di novembre arrivano in scena una serie di storie in bilico fra vero e verosimile, più leggere o più drammatiche, che stupiscono per originalità e profondità. Parlano di confini: confini concreti, come quelli tracciati dopo le guerre, e confini immaginari, confini temporali, che scandiscono un prima e un poi, e confini paradossali. Tutti, in modo diverso, sono allegorici e rappresentano la possibilità di cambiare, di evolversi, di affrontare difficoltà e imprevisti, di fuggire da situazioni drammatiche o, al contrario, di superare limiti e intrecciare rapporti, anche a distanza siderale.
Sono tutti autori contemporanei, spesso giovani, quelli che sui palcoscenici di Napoli e Milano, di Bologna, Torino e Roma giocano con le linee di demarcazione.
Su il sipario!
Il portoghese Tiago Rodrigues firma testo e regia di “La distance”, che fa il suo debutto italiano al Mercadante di Napoli (22-24 ottobre). Siamo nel 2077 e una parte di umani vive su Marte, mentre sulla Terra rimangono gli altri, in condizioni sempre più precarie. Un padre e una figlia, interpretati da Adama Diop e Alison Dechamps, cercano di mantenere un rapporto a lunga distanza (circa 225 milioni di chilometri), sottolineato visivamente da una scenografia creata su un palco rotante che trasmette anche la ritmica ai dialoghi.
Edoardo Erba è autore e regista di “strappo alla regola”, con Maria Amelia Monti e Cristina Chinaglia, un’originale commedia dal ritmo incalzante che è in cartellone al Manzoni di Milano dal 28 ottobre al 9 novembre. Qui il confine è uno schermo e separa il cinema dal teatro. Sullo schermo viene proiettato un film dell’orrore, in cui Orietta (Maria Amelia Monti) sta per essere uccisa: per fuggire esce dallo schermo, strappandolo e ritrovandosi in sala alle prese con una sbigottita maschera del cinema. L’escamotage le risparmia la morte violenta, ma salva anche la vita della maschera (Cristina Chinaglia), che le chiede aiuto per scappare da una relazione tossica da cui non riesce a uscire.
L’avvocato Chiara Padovani è autrice di testi e drammaturgia della pièce “Un’intima verità. Lo straordinario caso dello smemorato di Collegno”, dove il confine è tra un prima e un dopo: la perdita della memoria da parte del protagonista e l’oblio del suo passato. È in programma al Parenti di Milano il 12 novembre con la regia di Lillo Venezia e si ispira al caso dello smemorato di Collegno, alla fine della prima guerra mondiale. Un giudice deve decidere se lo smemorato, conteso fra due mogli e un’amante che credono di riconoscerlo, sia un filosofo cattolico e marito devoto o un latitante in fuga dalla famiglia con una prostituta.
Benedetta Parisi è autrice (con la regista Alice Senigaglia) e protagonista di “Funerale all’Italiana”, proposto il 18 novembre alle Fonderie Limone di Moncalieri (TO). In scena stanno un altare, una bara e una ragazza che non vuole lasciar andare una nonna molto amata: l’addio della protagonista trasforma la morte in un’occasione per interrogare sé stessa, il passato e “il resto della vita”.
Agnese Fallongo è autrice e protagonista, con Tiziano Caputo, di “Circo Paradiso”, al Manzoni di Roma dal 13 al 30 novembre. Due ex trapezisti ormai in pensione, un tempo compagni di vita e di palcoscenico, vengono chiamati per esibirsi in una “serata d’onore” e ricevere un ambito premio. Non si vedono da oltre trent’anni, dal giorno in cui il destino li ha divisi per sempre. Il confine del distacco è superato con un viaggio a ritroso nel tempo attraverso dei flashback, che raccontano al pubblico tutta la loro relazione. Emerge il tema della “data di scadenza”, del prima e del poi di un lavoro di artisti che non possono prescindere dall’uso del loro corpo (che inevitabilmente invecchia).
L’argentino Ariel Dorfman è l’autore della tragedia comica “The other side”, al Duse di Bologna (28-30 novembre) con Elisabetta Pozzi e Gigio Alberti diretti da Marcela Serli. Il confine è quello tracciato proprio nel mezzo della casa dei protagonisti alla fine di una guerra: da qui si sviluppa la vicenda, paradossale e grottesca, allegoria di tutti i muri.
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