Musica: Mille ci presenta il suo Risorgimento
Abbiamo incontrato la cantautrice Mille (al secolo Elisa Pucci) in occasione dell'uscita del suo sorprendente primo album solista dal titolo Risorgimento
In un momento storico in cui, purtroppo, la musica è sempre più mercato e meno arte, spiccano ancora di più quei talenti che sono riusciti a mantenere la propria “purezza” e libertà espressiva. Talenti che, in un mondo di “cloni”, hanno mantenuto una propria personalità e cifra artistica peculiare e risconoscibile. Tra di loro c’è indubbiamente Mille, al secolo Elisa Pucci, che dopo essere stata per anni leader della band Moseek (finalista della nona edizione di X Factor Italia), ha intrapreso una splendida carriera solista che ora (dopo l’Ep Quanti me ne dai uscito nel 2023 e una serie di singoli) ha portato alla pubblicazione di un primo album dal titolo Risorgimento (nella cui tracklist troviamo i singoli Il tempo, le febbri, la sete; C’est Fantastique; UMPM – un maledettissimo posto migliore), un vero gioiello sia a livello di sound che di testi oltre che di performance canora.
Nell’album (fuori dal 19 settembre per TAIGA / ADA Music Italy) c’è anche Tour Eiffel, un brano che vede il featuring con Rachele Bastreghi dei Baustelle.
Abbiamo incontrato Mille per fare due chiacchiere sul suo lavoro e scoprire qualcosa in più su di lei. Come si definisce? «Spudorata, libera e “novantenne precoce”».
Il legame con Milano
Raggiungiamo Mille a casa sua, nel cuore di Milano. «Sto benissimo in questo palazzo: siamo tutti amici e qui abita anche Davide Malvi (alias Unbertoprimo), ex Moseek, che ha scritto e arrangiato tutti i brani dell’album con me» – ci racconta – «Io sono originaria della provincia di Roma, ma vivo a Milano da quasi sette anni. È una città che mi piace perché me la giro in bicicletta, è carina, accogliente e le persone sono molto educate e gentili. Mi piace vivere non tanto la scena musicale, bensì la parte spontanea della vita: ho, per esempio, i posti dove vado a mangiare o a bere una cosa, la mia edicola di fiducia. Una dimensione che non potevo vivere a Roma, perché è troppo grande e confusionaria, meno a misura di persona e ti invoglia a stare molto più a casa».
Se Milano l’ha ispirata per le sue canzoni? «In qualche modo sì: pagare l’affitto, stare in una comunità che reputo ormai la mia famiglia, mi fa sentire che esisto, che sto vivendo la vita. E questo mi fa venire voglia di raccontare le cose».
Dai Moseek alla carriera solista
Le chiediamo quindi com’è stato il passaggio dalla dimensione band a quella solista e quanto il nuovo percorso l’ha fatta crescere, non solo come artista ma anche come donna.
«Va di pari passo ed è il contrario, nel senso che mi sono evoluta come persona e come donna, quindi di conseguenza tutto quello che poi ho fatto musicalmente parlando ha preso le sembianze della donna che sono diventata». E continua: «Poi fondamentalmente la musica è sempre fatta da più persone, dalla parte creativa agli arrangiamenti e ai mix. Ho sempre dei compagni di viaggio, quindi è cambiato poco dalla parte dell’assetto: basti pensare che lavoro con Davide fin dai tempi dei Moseek, quindi da 18 anni. Quello che è cambiato è il fatto che non ho più una “copertina di Linus”, quindi gioie e dolori non le divido con gli altri componenti della band e poi non scrivo più in inglese, dato che avevo la necessità di farmi capire senza filtri. Dico le cose senza peli sulla lingua e senza farmi problemi. Ho l’ambizione di essere una “novantenne precoce”, di quelle a cui non importa se ciò che dice è sconveniente o meno».
Un Risorgimento personale
Al di là dei riferimenti garibaldini (che affronteremo dopo), il titolo dell’album si riferisce principalmente alla dimensione personale, al tornare a sorgere, rinascere, ritornare alla vita. Le chiediamo quindi quale sia la quota autobiografica e quanto sia invece frutto dell’osservazione del mondo che ci gira intorno. «Io osservo tanto, ma tutto quello che poi mi succede intorno è sempre uno specchio e senz’altro questo disco fotografa proprio un momento in cui io mi sono fatta attraversare dalle trasformazioni, dai cambiamenti. L’ho scritto tra settembre/ottobre 2024 e febbraio 2025 e in tutte le canzoni c’è il senso del movimento, del moto a luogo, quindi da una cosa che diventa un’altra. Accettare la trasformazione delle cose è un esercizio che faccio proprio per accogliere la vita così com’è, perché ci sono delle cose sulle quali non abbiamo potere e questa forse è la chiave per darsi la possibilità di stare meglio».
In molti brani ci sono anche delle fotografie della società, un po’ dal retrogusto amaro, anche se filtrate da ironia e “leggerezza pensosa”. «Di base io vivo e lascio vivere, la gente può fare come gli pare e ben venga. Però alle cose che non mi piacciono non permetto di influenzare la mia stabilità emotiva e la mia felicità, quindi tutto ciò che reputo superfluo per me rimane in quella sfera, non mi faccio condizionare, anche se vedo intorno a me alcune persone che invece soffrono per determinate dinamiche. Ciò non significa che io sia intelligente e gli altri no, semplicemente le esperienze che ho vissuto mi hanno portato a dare importanza a certe cose e ad altre no, le sofferenze banalmente ti fanno vedere tutto da un’altra prospettiva».
Il fil rouge con Garibaldi
Arriviamo quindi a parlare del mitico Garibaldi e di come si collega con la storia di Mille (dal nome d’arte al titolo dell’album Risorgimento). «Quando ero piccola mio padre mi diceva sempre “Ma dove vai Garibaldi?!”, perché io giocavo ad andare via di casa, portando con me peluche, bambole e cose varie. Però devo essere sincera: il mio nome d’arte è uscito d’istinto, non pensandoci, però poi effettivamente i ganci si sono delineati davanti ai miei occhi» – ricorda – «Garibaldi l’ho studiato per la prima volta alle scuole elementari e avevo un bravo insegnante, il maestro Ugo, che ci spiegava come lui poteva essere quello che oggi si chiama attivista o femminista senza però dichiararlo, ma semplicemente con i fatti. Anita, per esempio, non era la donna che stava un passo indietro, girava insieme a Garibaldi e, indipendentemente dal fatto che fosse femmina, aveva un ruolo nelle vicende storiche». E aggiunge: «Garibaldi è stato anche la nostra prima grande pop star: quando è andato in Inghilterra, per esempio, c’erano 500.000 persone ad aspettarlo…manco Justin Bieber!».
Sul titolo dell’album dice: «Stavo chiacchierando con una persona, a cui ho raccontato quello che stavo passando in quel momento (era dicembre scorso) e lui mi ha detto che stavo vivendo una sorta di Risorgimento. E mi sono detta: “c’è il titotlo del disco!”. Poi, in effetti mi sono resa conto dei puntini che si uniscono».
Un maledettissimo posto migliore tour
Mille è già pronta per portare dal vivo Risorgimento con il tour Un maledettissimo posto migliore (prodotto da Ponderosa Music & Art).
Queste le prime date confermate: 7 novembre – Bergamo (Druso); 11 novembre – Milano (Santeria Toscana 31); 12 novembre – Roma (Monk); 14 novembre – Parma (Barezzi Festival); 15 novembre – Torino (Spazio 211); 28 novembre – Napoli (Teatro Bolivar); 29 novembre – Molfetta–BA (Eremo Club): 17 gennaio – Bologna (Locomotiv Club).
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