La longevità va allenata
La consapevolezza di quanto l’attività motoria serva per vivere in salute e più a lungo è ormai trasversale fra le generazioni e anche gli ex atleti raccomandano un cambio di passo nelle proprie abitudini
Il fitness non è più (solo) sinonimo di sforzo, prestazione e fisico scolpito, ma sta diventando sempre di più una risposta concreta al desiderio di benessere a lungo termine: una scelta personale per vivere meglio e più a lungo. Lo testimonia una ricerca svolta lo scorso marzo da YouGov per conto della catena di palestre Virgin Active.
È in corso una vera e propria trasformazione sociale che tocca generazioni, abitudini e valori: al centro c’è una parola chiave, longevità.
A invecchiare bene si inizia a pensare da giovani
I dati emersi dalla ricerca mostrano che otto italiani su dieci dichiarano di pensare almeno ogni tanto al proprio invecchiamento. Se la preoccupazione più forte resta tra i 35 e i 54 anni, sorprende il dato sui giovani: nella fascia 18–34 anni, il 22% dice di pensarci spesso e di agire in modo proattivo. Non solo: per il 43% dei giovani tra i 18 e i 34 anni il momento giusto per iniziare a pensare seriamente alla propria longevità è proprio tra i 20 e i 35 anni. Questo è il segnale di una consapevolezza anticipata e di una nuova sensibilità generazionale.
Non solo check-up
Quando si tratta di identificare le leve principali per vivere a lungo e in salute, il 67% degli intervistati indica una dieta bilanciata, il 51% l’attività fisica regolare e il 49% prevenzione e check-up medici. Seguono la salute mentale (44%) e la qualità del sonno (39%). Le donne sono più sensibili agli aspetti legati alla sfera emotiva (51%), mentre gli uomini puntano sull’esercizio fisico (58%).
«La forza innovativa che sta dietro al concetto di longevità in salute è quella di abbracciare tutte le generazioni lungo il corso della vita. In altre parole, ha insito in sé il concetto di prevenzione. La longevità è un bene che interessa tutti e che si costruisce giorno dopo giorno», commenta Nic Palmarini, Direttore del National Innovation Centre for Ageing (UK) e co-founder dell’Edelman Longevity Lab.
Verso il wellness globale
Il fitness, non più concepito come prestazione e sforzo fisico (ricordate il motto “no pain, no gain” sbandierato dai trainer di trent’anni fa?) ma come wellness globale, è sempre più una chiave di accesso alla salute e alla longevità. La ricerca evidenzia che l’attività fisico-sportiva sta cambiando volto: c’è più costanza e meno ossessione. Oggi il 64% degli italiani pratica attività fisica almeno una volta a settimana, ma il rapporto con il movimento è diverso dal passato: la riduzione dello stress è oggi il primo motivo che spinge le persone ad allenarsi (47%), seguita da obiettivi estetici (44%) e solo al terzo posto dal potenziamento muscolare (39%).
Il commento del campione
Filippo Magnini, campione mondiale e medagliato olimpionico nel nuoto, commenta così la ricerca e questa nuova consapevolezza diffusa: «Per trent’anni ho vissuto l’allenamento come prestazione: ogni giorno era una sfida e lo sforzo era spesso anche logorante. Oggi, invece, mi alleno per stare bene: è un passaggio che ho fatto su me stesso, ma anche insieme alla mia famiglia, inclusi i miei genitori, a cui provo a trasmettere l’importanza di mantenersi attivi, anche con piccoli gesti quotidiani. Allenarsi non è più qualcosa di riservato solo agli atleti: è uno spazio di cura che tutti possiamo e dovremmo ritagliarci. Un messaggio che va trasmesso fin da subito alle nuove generazioni, sempre più consapevoli che il movimento sia uno dei migliori investimenti per la vita».
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