12/05/2025

Fibromialgia, una malattia di genere da (ri)conoscere

Simona Lovati
A cura di Simona Lovati
Pubblicato il 12/05/2025 Aggiornato il 12/05/2025

 Il 12 maggio di ogni anno si celebra la Giornata mondiale della fibromialgia, per aumentare la consapevolezza su questa malattia cronica, invalidante e ancora poco conosciuta e riconosciuta 

Giornata fibromialgia

Interessa dal 2 al 4 per cento degli italiani, pari a circa 2 milioni di connazionali. Ricevere una diagnosi di fibromialgia in Italia è spesso un’esperienza frustrante, quasi fosse una condanna che porta con sé più dubbi che certezze.

Per molti pazienti, il percorso di riconoscimento e assistenza sembra ancora avvolto in un’aura di scetticismo.

Da oltre 20 anni, pazienti, associazioni e medici lottano per ottenere il riconoscimento della fibromialgia nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), ma ogni tentativo si infrange contro ostacoli burocratici e scientifici. Il problema è sempre lo stesso: a volte si dice che due milioni di pazienti siano troppi perché il Servizio Sanitario Nazionale possa farsene carico. Altre volte, si giustifica la mancata inclusione con la difficoltà di stabilire criteri diagnostici definitivi.

Soprattutto donne

La fibromialgia, ricordata ogni anno il 12 maggio su iniziativa di associazioni di pazienti, è una patologia cronica caratterizzata da un dolore muscolo-scheletrico diffuso, ma non solo. «Altri campanelli di allarme in associazione sono stanchezza sia fisica sia mentale, disturbi del sonno, riduzione della memoria a breve termine, difficoltà nella fluenza del linguaggio, possibile associazione con disturbi psicoaffettivi quali ansia e attacchi di panico e depressione », spiega il professor Piercarlo Sarzi Puttini, professore ordinario di reumatologia presso l’ Università Statale di Milano e responsabile dell’unità operativa di Reumatologia all’Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano. La fibromialgia è una malattia di genere, perché al 70 per cento dei casi interessa le donne. Non essendoci un esame specifico, la diagnosi è clinica tramite l’ascolto della storia del paziente, i suoi sintomi e alcuni parametri di valutazione utilizzati all’interno di specifici criteri diagnostici.

Cause ad ampio spettro

Chi soffre di fibromialgia è colpito da un dolore definito nociplastico. «Ciò significa che il sistema nervoso centrale percepisce il dolore in modo anomalo, per via di un’alterazione dei suoi recettori», precisa lo specialista. E il paziente prova dolore anche in assenza di patologie organiche o di lesioni fisiche evidenti. La sindrome fibromialgica può accompagnarsi ad alcune malattie neurologiche, a decondizionamento muscolare (dieta incongrue), difficoltà nella gestione dello stress o a una relazione complicata con il nucleo famigliare. L’aspetto psicologico è fondamentale soprattutto quando la malattia si manifesta in età giovanile. Spesso questi pazienti sono cresciuti in ambienti familiari difficili o troppo orientati verso il doverismo, oppure hanno avuto una famiglia anaffettiva, o hanno subito abusi. Oppure in età adulta, di fronte a traumi significativi di natura psicologica o fisica presentano una bassa resilienza, ossia un’incapacità di gestire nel tempo situazioni stressanti.

Terapia e stile di vita

È fondamentale mettere in campo le competenze di una squadra di specialisti, dal reumatologo al nutrizionista, passando per lo psicoterapeuta e il fisioterapista. L’approccio multidisciplinare deve essere a 360 gradi. «Il primo passo è educare i pazienti a gestire la malattia con la corretta assunzione dei farmaci e delle terapie non farmacologiche disponibili e spiegare loro di annotare ogni minima variazione, sia dal punto di vista psicologico sia fisico», conclude il professor Sarzi Puttini. La terapia farmacologica consiste in farmaci analgesici, antidepressivi e anticonvulsivanti che agiscono modulando l’attività dei neurotrasmettitori (serotonina, noradrenalina, dopamina), responsabili della percezione del dolore. È indispensabile mantenere il peso forma per non gravare sulle articolazioni peggiorando la situazione clinica, con attività fisica dolce e moderata e una dieta in grado di migliorare la massa magra muscolare. Nel 30-40 per cento dei casi, il paziente con fibromialgia può soffrire di intolleranze o allergie alimentari che potrebbero contribuire all’intensità dei sintomi o alla concomitante presenza di colon irritabile. A volte, è necessario avvalersi della competenza di psicologi in grado di aiutare il paziente in presenza di sintomi psicoaffettivi rilevanti.